I disturbi emotivi alla luce del modello di Jacqui Lee Schiff (1)

by Mauro 31. maggio 2013 23:48

       Comportamenti passivi, Giochi, Racket o altri disturbi emotivi sono comportamenti appresi durante l’infanzia quando il bambino decide di trovare una mediazione tra la soddisfazione dei propri bisogni e le richieste del mondo adulto. Nel post precedente facevamo riferimento a come il bambino possa imparare ad esprimere un’emozione sostitutiva quando l’emozione autentica non è riconosciuta dalle figure genitoriali. Quando questa esperienza è protratta nel tempo il bambino finirà col decidere che è bene ad esempio “non esprimere i propri bisogni ed accogliere solo quello che viene offerto”, simile decisione viene registrata dal G1 quale decisione di copione e, di conseguenza, viene ad integrare il piano di vita della persona.
         Tali comportamenti appresi derivano da relazioni simbiotiche non risolte, la persona non è pienamente reattiva di fronte agli stimoli ma adotta comportamenti passivi svalutando sentimenti e pensieri e compromettendo l’azione.
           Nella relazione simbiotica due o più persone si comportano come se fossero un unicum, nessuno energizza appieno i propri stati dell’Io. Se da un lato la simbiosi è da ritenersi “normale” nel rapporto genitori-figli fino a quando questi non diventano sufficientemente autonomi, dall’altro diventa patologica quando interferisce con lo sviluppo della spontaneità, della intimità e della consapevolezza, ossia quando interferisce con la sopravvivenza (non vengono usate tutte le abilità) e la gratificazione (non si è liberi di vivere indipendentemente le proprie emozioni).More...

Guarigione ossia uscire dal Copione: il concetto di Cura nell'Analisi Transazionale (5)

by Mauro 30. maggio 2013 19:40

       Berne (1986) parla di “miglioramento” per esprimere ciò che permette di stare meglio, invece si riferisce al termine “cura” per indicare ciò che favorisce la riattivazione dello sviluppo interrotto a motivo di decisioni copionali che hanno mantenuto posizioni esistenziali svalutanti.

       La guarigione comporta, pertanto, l’uscire dal copione disfunzionale attraverso scelte (controcopionali) volte al proprio benessere. 
         Inizialmente Berne (1961) definisce il copione quale derivato del transfert cioè come “un adattamento di reazioni ed esperienze infantili. Intendendo, cioè,  il tentativo di ripetere in forma derivata un intero dramma transferenziale”. Successivamente parlò del copione definendolo come “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva” (Berne, 2011). Tale strategia comportamentale viene alimentata e rinforzata dai comportamenti verbali e non verbali dei genitori, attraverso messaggi ingiuntivi e controingiuntivi. Da adulto, pertanto, l’individuo che mette in scena il proprio copione, si comporta più o meno consapevolmente in modo da rivivere emozioni antiche ed intense.
        Fino a quando il copione consente di far fronte ai compiti evolutivi, l’individuo mantiene un equilibrio psichico che lo fa vivere serenamente; quando invece le strategie consolidate non sono più rispondenti ai bisogni della nuova fase di vita, nasce il disagio psichico e nei casi più gravi si può arrivare alla psicopatologia, per cui occorre un cambiamento definito “ridecisione”.
        Dal punto di vista operativo il copione si presenta come un insieme di transazioni che tendono a ripetersi, la persona mantiene la decisione di copione proprio perché in definitiva questa risponde fino a quel momento al suo bisogno di programmazione di vita ed entrerà in crisi quando non sarà più funzionale a soddisfare i propri bisogni.
        Per comprendere come la persona si attiva per mantenere le sue convinzioni di copione bisogna tenere conto delle emozioni parassite e del sistema di racket. More...

Il conflitto che diventa Impasse: i tre gradi di Impasse secondo l'Analisi Transazionale (4)

by Mauro 30. maggio 2013 13:55

    Il percorso psicoterapico favorisce lo sviluppo di comportamenti funzionali al benessere della persona, sovente questo passaggio abbisogna di nuove decisioni, l’individuo cioè ridecide con il suo B cambiando quanto aveva deciso precedentemente con lo stesso B.
          Mostravamo già nel post precedente come l’individuo possa vivere dei conflitti tra i diversi stati dell’Io, quando ne ha consapevolezza può cercare di gestirlo con il suo A oppure può entrare in uno stato di impasse.
         L’impasse, secondo i Goulding (1983) procura una doppia contaminazione in cui il polo Genitoriale da un messaggio di copione ed il polo Bambino corrisponde ad una fissazione infantile in base al messaggio di copione (Novellino, 1998). Si crea così uno stato di blocco dovuto a due spinte opposte:More...

Uscire dal funzionamento patologico secondo l'ottica analitico transazionale (3)

by Mauro 29. maggio 2013 18:00

         Dal punto di vista fenomenologico Berne (1979) afferma che gli stati dell’Io sono da intendersi come “coerenti sistemi di pensiero e sentimento manifestati da corrispondenti modelli di comportamento”. Lo stato dell’Io fa riferimento al comportamento e all’esperienza globale in un momento dato, ciò significa che nel presente un solo stato dell’Io è attivo ossia ha il potere esecutivo e di conseguenza è investito da energia attiva.
          Uno specifico stato dell’Io viene attivato quando riceve stimoli esterni come eventi o stimoli transazionali, quando riceve stimoli interni come il fluire del pensiero che crea nessi logici, o i bisogni/desideri (in questo modo l’energia potenziale diventa slegata), oppure quando l’individuo attiva intenzionalmente uno stato dell’Io (energia libera).
          Quando il potere esecutivo passa da un stato dell’Io all’altro in modo disfunzionale si ha la patologia. Ad esempio quando l’energia passa troppo velocemente e frequentemente, oppure quando questo passaggio è molto lento.More...

Quando la "Salute" è questione di "Energia": il Modello Analitico transazionale (2)

by Mauro 29. maggio 2013 10:49

   Proseguiamo la nostra rassegna di post dedicati all’Analisi Transazionale, trattando ora di “energia” e di “salute”. Secondo la prospettiva analitico transazionale l’individuo sta bene quando utilizza tutti e tre i suoi stati dell’Io integrandoli. Quando, cioè, si avvale del suo G per proteggersi e sostenersi, del suo A per analizzare le informazioni e confrontarsi con i dati di realtà, del suo B permettendosi di sentire i propri bisogni e desideri e di esprimerli prendendosi cura di sé.
        Berne utilizza la metafora dell’energia per esprimere il grado di investimento della persona in ogni singolo stato dell’Io, e parla di tre diversi tipi di energia: legata, slegata e libera. La prima deriva dalla dotazione genetica di ogni persona, è l’energia presente in ogni stato dell’Io anche se non viene utilizzata; la seconda, l’energia slegata, costituisce l’energia che si sposta da uno stato dell’Io ad un altro in risposta agli stimoli interni o esterni; l’energia libera invece rappresenta l’energia attiva che in modo consapevole l’individuo può rivolgere a uno stato dell’Io piuttosto che ad un altro.More...

Il Modello degli Stati dell'Io in Analisi Transazionale

by Mauro 28. maggio 2013 17:30

    L’Analisi Transazionale è prima di tutto una filosofia, un modo di pensare l'uomo, e in seconda battuta un modello terapeutico. L'intuizione iniziale fu di Eric Berne che presentò il nuovo modello al grande pubblico nel 1958. Da principio proposto in California il nuovo approccio terapeutico si diffuse  a metà anni ’60 in tutti gli Stati Uniti. Dopo la sua morte, avvenuta il 15 luglio 1970, il modello si è evoluto grazie all'apporto di vari terapeuti ricercatori come Karpman a San Francisco, i Goulding e Schiff in California, Pio Scilligo, Carlo Moiso e Michele Novellino in Italia.
       Il modello presenta una teoria sistematica della personalità e della dinamica sociale a partire dall’analisi delle transazioni, cioè dall’osservazione delle manifestazioni esterne della persona.  Per individuare, codificare e riconoscere le caratteristiche di personalità di un soggetto, l’AT utilizza il Modello degli Stati dell'Io. Essi comprendono i modi in cui la persona si comporta, pensa e sente rapportandosi a se stessa e all’ambiente che la circonda. Questi modi vengono riassunti in tre grandi categorie: GENITORE, ADULTO, BAMBINO.More...

Ticket Redemption, la nuova "favola"

by Mauro 21. maggio 2013 23:00

                Il mensile Terre di mezzo ha recentemente pubblicato un’inchiesta sui nuovi giocatori d’azzardo: i ragazzi!
                Forse in pochi sanno che attraverso le "ticket redemption"  i minori vengono indotti al gioco. Infatti sapendo di potere vincere premi quali orologi o Ipad i minori entrano nel tunnel della dipendenza, con questa modalità di gioco viene mascherato il rischio, giustificato dal fatto che non si tratta di “soldi”! 
                In grandi centri commerciali come il Bicocca Village di Milano o La Grande Mela di Verona troviamo allocati spazi adibiti al divertimento per ragazzi: le aree Ticket Redemption.

                  Di che si tratta? La denominazione dall’inglese “to redeem” significa “dare indietro, restituire”, indica che questi giochi danno come vincita dei ticket in base ai risultati raggiunti. Accumulando punti poi è possibile riscattare un premio esposto in vetrina. Ecco l’innovazione: venti anni fa un ragazzo vedeva al negozio un oggetto che lo attraeva e andava a chiedere ai genitori se potevano regalarglielo, e magari si sentiva dire che avrebbe dovuto attendere la prima festività o la promozione a scuola per ricevere il dono desiderato; ora per ottenere quel bene il ragazzo sa che deve giocare More...

L'immagine della Vite ed i Tralci quale metafora della Famiglia umana

by Mauro 19. maggio 2013 15:12

   Oggi avrò modo di incontrare il Gruppo Famiglie della Comunità di S.Castrense in Monreale per condividere la tematica dei legami familiari a partire da un’immagine biblica, quella della Vite ed i Tralci. Qualcuno potrebbe pensare che sia anacronistico riflettere sul famigliare lasciando risuonare un testo biblico e questa precomprensione appare ancora più avvalorata dal fatto che oggi si cerca di riflettere su tematiche quali la genitorialità o l’educare attraverso una prospettiva che non ha come riferimento la famiglia ma l’individuo!
       Diversamente penso che bisogna tornare a domande fondative per comprendere l’identità e il vissuto della famiglia così come ritengo che l’esperienza spirituale costituisca, e non solo per tradizione, una dimensione essenziale della famiglia a prescindere dal credo religioso professato dai singoli individui che ne fanno parte.
          Premesso ciò cerco ora di condividere la risonanza che viene dall’immagine biblica proposta. La parabola della vite ed i tralci viene utilizzata da Gesù per esprimere il rapporto tra Dio ed il suo Popolo, è un’immagine molto eloquente ed esprime bene la cura su cui si fonda questo rapporto.
          Già in tutto l’Antico Testamento è possibile constatare tutta l’attenzione che Dio mette nel curare questo incontro ove Lui si china e riconosce l’altro quale oggetto d’amore. Pensiamo al Salmo 80, 9ss in cui viene Dio si adopera per favorire la crescita ed il benessere della Vigna-popolo. Ricordando gli anni in cui andavo a vendemmiare ho avuto modo di constatare quanta continua cura è necessaria per fare crescere e mantenere un vitigno. Richiede davvero tanto e costante lavoro annuale, per cui il tempo della raccolta è davvero il frutto di un lungo e lento percorso, un risultato che può andare perduto anche a motivo di un acquazzone settembrino che viene a disperdere il raccolto proprio qualche giorno prima della vendemmia.More...

La Promozione è già Prevenzione

by Mauro 6. maggio 2013 19:50

       “Prevenire è meglio che curare” è una massima che pare essere desueta ai nostri giorni. Sempre meno, infatti, si investe nel campo della prevenzione e sempre più si ricorre a terapie farmacologiche volte ad inibire i sintomi piuttosto che risolvere le cause. Il risultato? Le potenzialità di molti restano inespresse proprio perché si determina la dipendenza da psicofarmaci e, comunque, l’anestesia delle loro menti.
          “Prevenire è meglio che curare” anche nel caso di innumerevoli bisogni indotti che, facendo il gioco di intere catene commerciali, man mano aprono la strada ad altre patologie nel campo della dipendenza quali il gioco d’azzardo, la sex additiction, l’abuso di internet, l’abuso di ecstasy, l’uso di cocaina o altre doghe, o ancora l’anoressia, la bulimia, l’obesità, il Binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), la love addiction (dipendenza affettiva).
          “Prevenire è meglio che curare” significa creare una urbanizzazione a misura d’uomo o, meglio, a misura di bambino. Sì, perché pensare ad interi quartieri dormitorio carenti di ogni minima infrastruttura, luogo di gioco e di aggregazione, rende l’essere umano triste, mancante dello spazio vitale che non può essere ridotto a 100 mq di abitazione da cui comunicare con tutto il mondo e, allo stesso tempo, isolarsi anche dal vicino di casa. Sì, anche questo suscita melanconia dell’anima.More...

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