I disturbi emotivi alla luce del modello di Jacqui Lee Schiff (1)

by Mauro 31. maggio 2013 23:48

       Comportamenti passivi, Giochi, Racket o altri disturbi emotivi sono comportamenti appresi durante l’infanzia quando il bambino decide di trovare una mediazione tra la soddisfazione dei propri bisogni e le richieste del mondo adulto. Nel post precedente facevamo riferimento a come il bambino possa imparare ad esprimere un’emozione sostitutiva quando l’emozione autentica non è riconosciuta dalle figure genitoriali. Quando questa esperienza è protratta nel tempo il bambino finirà col decidere che è bene ad esempio “non esprimere i propri bisogni ed accogliere solo quello che viene offerto”, simile decisione viene registrata dal G1 quale decisione di copione e, di conseguenza, viene ad integrare il piano di vita della persona.
         Tali comportamenti appresi derivano da relazioni simbiotiche non risolte, la persona non è pienamente reattiva di fronte agli stimoli ma adotta comportamenti passivi svalutando sentimenti e pensieri e compromettendo l’azione.
           Nella relazione simbiotica due o più persone si comportano come se fossero un unicum, nessuno energizza appieno i propri stati dell’Io. Se da un lato la simbiosi è da ritenersi “normale” nel rapporto genitori-figli fino a quando questi non diventano sufficientemente autonomi, dall’altro diventa patologica quando interferisce con lo sviluppo della spontaneità, della intimità e della consapevolezza, ossia quando interferisce con la sopravvivenza (non vengono usate tutte le abilità) e la gratificazione (non si è liberi di vivere indipendentemente le proprie emozioni).
            Ad esempio nel caso di una madre troppo presente il figlio non ha la libertà di iniziare un atteggiamento affettivo per cui la spontaneità viene compromessa, così pure l’intimità in quanto lo scambio non è bilaterale, allo stesso modo il tempo e l’energia del bambino vengono struttati dalla richiesta di attenzione della madre per cui l’esplorazione e la relativa consapevolezza viene inibita. Se il bambino ha sperimentato il bisogno della madre troppo opprimente può decidere di escludere il proprio B per evitare di essere “ingoiato”. A riguardo bisogna notare che il presupposto per l’instaurarsi di una relazione simbiotica è che la madre rinunci ad appagare i bisogni del proprio B per cui si sposterà eccessivamente verso i bisogni del figlio. 
            Secondo Lee Schiff i giochi psicologici costituiscono tentativi di rivivere relazioni simbiotiche non risolte o una reazione di rabbia ad esse.  In entrambi i casi il rapporto simbiotico viene rinforzato e la responsabilità del rapporto è posta sull’altra persona.
            Distinguiamo due tipi di relazioni che derivano dalla simbiosi: competitive o complementari. Nel primo caso ciascuno compete per assumere la stessa posizione nella simbiosi e cioè la posizione di colui che definisce la realtà (ex. Bambino dipendente), nel secondo invece entrambe le parti sono d’accordo sulle rispettive posizioni assunte.
            Nel caso di simbiosi strutturale di prim’ordine entrambe le parti o escludono interi stati dell’Io (esclusione) oppure ne svalutano alcuni aspetti (contaminazione).

           Nella simbiosi strutturale di second’ordine si ha una ricerca della posizione complementare e di quella competitiva. Ad esempio nel caso di una madre che chiede al figlio di soddisfarla nei propri bisogni e il bambino impara che per sopravvivere deve soddisfare i bisogni della madre. In questo caso si ha uno sviluppo accelerato di A1 e G1, con la possibilità di costruire un Sistema di riferimento schizofrenico.
           Si ha una simbiosi funzionale quando la persona decide di dare maggiore importanza alla propria funzione rispetto agli stati dell’Io. Ad esempio quando l’identità sessuale divenga discriminante nel vivere determinati ruoli come nel caso dell’uomo che attiva il suo A nel lavoro in campagna ma dice che i lavori in casa sono della moglie la quale risponde attivando il suo A in casa e non in campagna. Il sistema familiare maniaco-depressivo si struttura su questa modalità.
           In sintesi quando si instaura una relazione simbiotica si assiste ad una reciproca svalutazione: uno esprime emozioni e bisogni svalutati mettendo energia nel B, l’altro prende una posizione di cura svalutata o di persecuzione mettendo energia nel G.
           Lo scopo della svalutazione è quello di stabilire o mantenere una relazione simbiotica che fornisce carezze familiari. Inoltre serve a distorcere l’esperienza personale in modo che si possa mantenere il proprio sistema di riferimento su se stessi, gli altri, il mondo, portando avanti, in questo modo, il proprio copione di vita.
Schiff (1980) distingue quattro livelli di svalutazione:
- l’esistenza del problema come nel caso in cui il bimbo piange e i genitori non se ne occupano. Viene bloccata la consapevolezza dello stimolo che viene da altri, per cui il problema non viene definito o risolto.
- il significato del problema ad esempio quando il bimbo piange e i genitori dicono che ogni volta che piange è insopportabile. Si riconosce che esiste il bambino con il suo pianto ma viene svalutata la situazione. Il problema non è considerato significativo.
- le possibilità di cambiamento del problema nel caso in cui il bimbo piange e i genitori sono convinti che non ci sia possibilità di intervento per farlo smettere. Non cercano una via per rispondere al pianto del bimbo.
- Le capacità personali come quando il bimbo piange e i genitori si sentono incapaci di affrontare il problema, magari chiamano un terzo per accudire il bimbo ed in questo modo svalutano se stessi.
             In questi quattro casi i genitori agiscono da un A mal informato, o da un A contaminato, o da un A escluso ed investendo la propria energia in un G inutile (si svaluta dicendosi  che è incapace) o nello stato dell’Io B (sentendosi impotente e piagnucolando). Oppure potrebbe agire dall’A contaminato dal G dandosi una giustificazione tipo “i bimbi che si addormentano piangendo e senza coccole cresceranno più forti”. Quando il bimbo si adatta (BA ad esempio auto-consolandosi) al genitore allora il genitore pensa che il proprio A è stato efficace, magari dirà pure “vedi? Avevo ragione, ha smesso di piangere!”.
             In simili circostanze di trascuratezza il bimbo può prendere delle decisioni di vita patologiche svalutando il BL ad esempio può decidere di non sentire e diventare passivo, potrebbe anche pensare che i suoi bisogni potranno essere soddisfatti solo dopo avere attraversato molte frustrazioni.
             In ogni caso il BA darà luogo a decisioni di copione e relativi comportamenti di copione, avrà imparato ad ottenere carezze condizionate stabilendo relazioni simbiotiche.
             Quando un adulto si rapporta simbioticamente agli altri esagera alcuni aspetti di se stesso, dell’altro o della situazione, in modo da riproporre modalità simili alle scena in cui ha preso la decisione di copione.

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