by Mauro
13. January 2014 08:43
La scelta della Scuola di specializzazione in Psicoterapia ritengo che sia una decisione preziosa per uno psicologo, in quanto caparra (sia di ordine etico che di competenza professionale) per quel che sarà l’orientamento e l’espressione della propria vita. È ben più che l’acquisizione di strumenti professionali, è un modo di osservare e pensare le questioni della vita!
Alla luce di questa premessa scrivo questo post per i colleghi in discernimento che, cioè, sono prossimi ad iscriversi ad una Scuola di formazione all’arte psicoterapica.
Giovedì 16 gennaio terremo un Openday presso Casa san Francesco, in via Infermeria Cappuccini 3 a Palermo, dove ha sede la SSPIG Scuola ad indirizzo Analitico Transazionale. Un pomeriggio per fare conoscere il modello teorico proprio dell'AT.
Appunto qualche considerazione inerente a questo approccio clinico.
Le recenti ricerche sull’infanzia dimostrano come l’essere umano fin dalla nascita si trova immediatamente aperto alle relazioni sociali e questa disposizione naturale fa sì che l’intero processo di crescita sia influenzato dalla qualità e dal grado di responsività sperimentati durante le prime interazioni.
La teoria della personalità elaborata da Berne, in linea con queste attuali scoperte, rileva l’importanza delle primissime esperienze nello sviluppo della persona e di come esse lascino delle tracce mnestiche nel tempo. Secondo l’autore, già le transazioni con le figure di accudimento durante l’allattamento vengono a dare le fondamenta ai giochi successivi e ad influenzare le decisioni di copione.
La figura di accudimento assume un ruolo fondamentale sia nella formazione dell’immagine di sé che in quella di autonome strutture regolatrici del sé. Questa prospettiva non è da intendersi in senso deterministico, l’AT è una psicoterapia sistematica ai fini della crescita e del cambiamento in cui la persona è colta come protagonista della sua esistenza e, di conseguenza, non può essere costretta a comportarsi in un determinato modo come se subisse l’interazione con l’ambiente circostante.
L'individuo è considerato responsabile, capace di pensare e di decidere cosa vuole nella vita. Con l’assunto OKness, cioè Ognuno è OK, l’AT mostra un’accettazione incondizionata verso ogni persona che, intrinsecamente OK, viene distinta dal suo comportamento che in taluni casi può rivelarsi disadattivo.
Come analista transazionale tendo a risalire dal fenomeno alla natura delle decisioni e alla posizione esistenziale dell’individuo. Cerco di comprendere il processo evolutivo e le strategie copionali trovate dalla persona.
Berne parla di “miglioramento” per esprimere ciò che permette di stare meglio, invece si riferisce al termine “cura” per esporre ciò che favorisce la riattivazione dello sviluppo interrotto a motivo di decisioni copionali che hanno mantenuto posizioni esistenziali svalutanti. La guarigione comporta, pertanto, l’uscire dal copione disfunzionale attraverso scelte volte al proprio benessere.
Il processo psicoterapico, a mio avviso, deve dare rilevanza al vissuto soggettivo della persona, ed è per questo che la comprensione del “ben-essere” o del “mal-essere” necessita dell’incontro cioè della vicinanza intuitivo-emotiva tra i due soggetti coinvolti. La comprensione del vissuto è cioè possibile a partire da questo contesto relazionale, ove il paziente sente il coinvolgimento del terapeuta che si mostra sinceramente interessato al suo benessere. Tale livello di sintonizzazione procura un senso di sicurezza in cui la persona si sente custodita insieme alla sua vulnerabilità.
Attraverso questo atteggiamento terapeutico lascio risuonare il vissuto intersoggettivo che scaturisce dall’incontro all’interno del setting e proprio l’ascolto del mio controtransfert viene a costituire uno strumento terapeutico di particolare rilievo.
Questa vicinanza, inoltre, mi permette di cogliere meglio le modalità copionali, le emozioni parassite ed i racket manifestati dal paziente. Inizialmente Berne definisce il copione quale derivato del transfert cioè come “un adattamento di reazioni ed esperienze infantili. Intendendo, cioè, il tentativo di ripetere in forma derivata un intero dramma transferenziale”. Successivamente parlò del copione definendolo come “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva”. Tale strategia comportamentale viene alimentata e rinforzata dai comportamenti verbali e non verbali dei genitori, attraverso messaggi ingiuntivi e controingiuntivi. Da adulto, pertanto, l’individuo che mette in scena il proprio copione, si comporta più o meno consapevolmente in modo da rivivere emozioni antiche ed intense.
Fino a quando il copione consente di far fronte ai compiti evolutivi, l’individuo mantiene un equilibrio psichico che lo fa vivere serenamente; quando invece le strategie consolidate non sono più rispondenti ai bisogni della nuova fase di vita, nasce il disagio psichico e nei casi più gravi si può arrivare alla psicopatologia, per cui occorre un cambiamento definito “ridecisione”…
Qualche appunto per iniziare a condividere quel che può significare all’approccio Analitico Transazionale.
Per chi volesse saperne di più ci troviamo a Palermo, Via Infermeria Cappuccini 3, giovedì 16 alle 17.30.
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