È la risposta di una ragazza di dodici anni, Maria, a rivelare il senso della festa di questo giorno. Quello dell'Immacolata concezione come pure della Panaghìa (tutta santa) per l'Oriente cristiano, è un attributo datole per sua disponibilità al dialogo e alla fiducia in Dio.
Dialogo e fiducia sono connotati rari per l'uomo contemporaneo reso sempre più diffidente e solitario dalle proposte culturali che quotidianamente vengono a bombardarci. Notavo come l'altro ieri in prima serata Paolo Bonolis e Luca Laurenti, per la prima puntata del loro programma musicale, accoglievano come ospite d'eccezione Marilyn Manson, noto testimonial del satanismo contemporaneo. Mi chiedo quale idea di persona è veicolata dalle proposte televisive che invadono quotidianamente le nostre case, poi cammino per le stradine dei Rioni palermitani ed ascolto come il mito delle ragazzine è la Rosy Abate protagonista di una serie televisiva che cerca di dare un'immagine mitigata del fenomeno mafioso trasformando una cinica pluriomicida in una affascinante donna che si batte per difendere le cause di “giustizia”. Un relativismo dominante che confonde i parametri di valutazione e i criteri per definire la realtà delle cose.
È proprio da questa confusione dialogica che parte la pagina biblica di questa giornata, quando Adamo ed Eva, prototipi di ogni essere umano, rinunciano a fidarsi della parola di Dio per lasciarsi suggestionare dalle lusinghe del tentatore che proponeva loro una via alternativa: mangiare per essere “come Dio”.
L'effetto di quel nutrimento senza la complicità di Dio ha portato alla vergogna per la propria nudità e al nascondersi per sottrarsi dalla Sua presenza. Il dialogo tra Maria e l'emissario di Dio, invece, arriva alla risposta fiduciosa di lei che si riconosce discepola del Signore e, pertanto, disponibile alla sua Parola.
Da un lato, quindi, trovavamo un'umanità che intende farsi da sola attraverso il possesso di quel che ha, già, ricevuto in dono (infatti loro erano già creati “ad immagine e somiglianza”) e dall'altro una donna che riconosce la propria piccolezza e che fa di questa consapevolezza la ragione per una maggiore gratitudine verso Dio da cui si sente amata in modo del tutto gratuito.
È questa duplice opzione a designare l'umanità di ogni tempo e ad orientare il cammino esistenziale in direzioni opposte.
Viene svelato oggi che non è sufficiente il chinarsi di Dio verso l'umana creatura ma è necessaria la risposta di ciascuno e la rinuncia a vie alternative di autorealizzazione attraverso il potere e la violenza sull'altro.
Maria segno dell'umanità nuova affronterà un lungo cammino per rimanere nell'amore, pur non comprendendo tutto subito e dovendo custodire senza alcun possesso il dono ricevuto. Lei darà alla luce Gesù ma dovrà scoprire il senso di quella promessa e arrivata ai piedi della croce dovrà pronunciare il suo nuovo “si”, fidandosi nonostante il grande travaglio e dolore del momento.
È così che la chiesa in ogni parte del mondo contempla Maria Immacolata e Madre dei Credenti, la sua capacità di dialogo con Dio l'apre ad una maternità rinnovata, capace di mostrare ad ognuno un modo nuovo di accogliere il dono della vita fino a spendersi affinché questo dono sia sempre più fecondo di Bene, quello che nessuna ingiustizia potrà mai strappare.
Nel mentre torno tra le strade di Danisinni dove, aldilà delle mode correnti, ci stiamo preparando ad uscire l'umile effige dell'Immacolata che dopodomani porteremo in processione per le strade del Rione. Come a ricordarci che le grandi opere sono frutto di piccoli “si” quotidiani, non quelli romantici o sensazionalistici ma quelli che hanno il prezzo della fatica e del resistere nel Bene.