by Mauro
23. April 2017 10:26
L’esistenza di ciascuno può trascorrere a porte chiuse, quasi con la parvenza di stare al sicuro, proteggersi ed essere felici. Assistiamo attoniti alla meticolosa pianificazione di alcuni che stanno a scorgere nemici e a cercare sempre nuove strategie di difesa fino alla guerra “preveniente”, qualora l’altro avesse intenzione di attaccare!
È la paura a reggere la logica di inimicizia e di antagonismo. Le guerre, tutte le guerre, sono rette dalla paura, si pensi oggi a quel che sta accadendo nello scenario mondiale e a come la paura generi nuovi nemici con cui contendere.
Uomini e donne, così come intere nazioni, impegnati in questa postura di vita dimentica che l’altro è parte di sé e che, in fondo, il vero nemico non è fuori ma dentro se stessi quando non si è riconciliati con la propria storia.
L’evento pasquale che la Comunità cattolica celebra ancora in questa domenica svela il grande inganno della paura, quella che può rischiare di immobilizzare l’esistenza di una persona offuscando la visione della realtà esterna fino a bloccare la propria missione.
I discepoli di Gesù, quel mattino, si trovarono a condividere a porte chiuse per timore dei giudei. Sembra paradossale, il loro rapporto con Dio su un piano formale li faceva ritrovare uniti ma stavano a difendersi e nascondersi, è quel che accade quando la fede diventa religione, pratica formale senza relazione con Dio. Sotto un profilo meramente umano vedere il proprio maestro morire in modo ignominioso equivale a crollare psicologicamente in un vuoto depressivo, colmo di sfiducia e tristezza.
È per questo che il Risorto si presenta a loro, entrando a porte chiuse fino a mostrare i segni della sua crocifissione. Intendiamo bene, quei segni, sono prova dell’amore e non della colpevolizzazione, ed è necessario che quei segni vengano riconosciuti perché solo l’amore può sfatare il terrore ed i pensieri terrificanti.
All’atteggiamento dell’uomo succede la postura di Dio, il quale mostra mani ferite dall’amore e non dall’odio. Sì perché Lui si è consegnato, ha sostenuto la passione sino alla fine resistendo ad ogni aggressione all’amicizia che provava per ogni creatura. Il soffio che viene donato agli astanti è esperienza di rivitalizzazione, è una creazione nuova frutto di questo respiro che viene da fuori.
Tommaso detto didimo, gemello, resiste a quella logica e la sua opposizione ci interessa tutti. Esprime la voce corale dell’umanità che vuole partecipare a questa relazione, il desiderio dell’incontro con il Signore. Ora essere gemello pone di fronte ad un bivio: o vivere in competizione con l’altro perché prende il proprio posto fino ad adombrare oppure riconoscerlo come parte di sé e perciò gioire della sua bellezza e riuscita. Straordinaria la scoperta di Tommaso, lui si scopre “gemello di Gesù”, cioè porta la sua stessa vita tanto è l’amore che Lui gli ha donato. Chi ti ama ti restituisce valore e, in questo caso, l’amore è andato oltre la propria stessa vita.
Ora è la gioia a prendere il posto della paura, sentimento nobile proprio perché frutto della sorpresa e della gratuità. La gioia apre all’eternità, è l’esperienza di chi si coglie all’interno di un universo molto più grande, in cammino attraverso una rinascita quotidiana.
È così che in quel mattino di Pasqua la creatura scoprì che ogni mattino si può ricominciare, e solo l’amore diventa esperienza di rinascita quotidiana.