Aspetto che lo dica il DSM!

by Mauro 30. April 2015 12:00

       Una nuova Sindrome sta per essere classificata dai ricercatori del settore. È legata al Richiedente Asilo ed era prevedibile che l’equilibrio mentale degli stranieri in attesa di permesso di soggiorno, parcheggiati per semestri nelle nostre strutture di accoglienza a motivo delle lungaggini burocratiche, man mano fosse compromesso di fronte alla protratta incertezza di futuro. Ad aggravare l’equilibrio psichico di queste persone sta anche il loro vissuto pregresso, segnato sovente da elevata esposizione ad eventi traumatici.

        L’Europa sembra fermarsi alle analisi, condividere constatazioni dei fatti magari esprimendo parole di solidarietà e manifestazioni plateali di dissenso verso i tanti efferati crimini, e poi?

         Il seguito è roba da rotocalco, commissioni e conferenze con esigue decisioni operative. Il summit europeo di questi giorni ha stabilito che le frontiere non subiscano alcuna variazione e che non si sperimentino nuovi corridoi umanitari per accompagnare quanti sono minacciati di morte. Il confine, pertanto, è rimasto rigidamente inteso come luogo di esclusione legittimato dalla parola “protezione”.

Si pensi ai Msna, la sigla sta per “minori stranieri non accompagnati”, Save The Children ne conta più di 2.000, dei 25.00 stranieri, arrivati da gennaio ad ora. Il nostro sistema di accoglienza va ulteriormente in tilt quando si tratta di minori che, di certo, non possono essere accolti nelle strutture dormitorio in cui permangono oltre i sei mesi gli adulti.

Già la Legge datata 6 marzo 1998, al  n. 40, art. 4, sanciva che “l’ingresso nel territorio dello Stato è consentito allo straniero in possesso di passaporto valido o documento equipollente e del visto d'ingresso, salvi i casi di esenzione, e può avvenire, salvi i casi di forza maggiore, soltanto attraverso i valichi di frontiera appositamente istituiti”.

Ora mi chiedo: quale è la discriminante che determina il “caso di forza maggiore?”. L’eccidio che attraversa i territori del Continente africano e del mondo arabo, strage di cui ci accorgiamo (almeno parzialmente) solo quando si sposta nel Mare Mediterraneo, è un “caso” di che forza? Ne consegue una ulteriore istanza: ma la parola Comunità è utilizzata per designare una rete individualistica o un percorso di comunione?  

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