Prestare attenzione: Laboratorio per Operatori CdA

by Mauro 15. ottobre 2012 09:00

         L’ascolto inizia con l’Accoglienza ed il Prestare attenzione. Io non posso ascoltare se prima non ho fatto spazio dentro di me, se non mi sono preparato ascoltando i miei vissuti e decidendo di dare spazio all’altro che è fuori di me.

         La Caritas assume un modello teologico per darsi un metodo pastorale. Fa riferimento all’agire di Dio, così come è descritto nel libro dell’Esodo, secondo tre passaggi:  “Ho udito il grido del  mio popolo” (Es 3, 7); “Ho osservato la sua miseria” (ES 3, 7); “Sono sceso per liberarlo”(Es 3, 8). Da qui il paradigma di intervento proprio della Caritas: ascolto – osservazione - discernimento.
         Dobbiamo tenere presente che ciò è possibile perché a principio Dio fa spazio dentro di sé, l’ACCOGLIENZA ha il primato su ogni tipo di intervento.
         Decliniamo l’Accoglienza con due aspetti di particolare rilievo: il preparare uno spazio adeguato e il prestare attenzione.
         La preparazione del CONTESTO in cui si accoglie l’utenza dei Centri di Ascolto comincia con le cose più semplici. Prendersi cura di una stanza mantenendola pulita, con un arredo sobrio che al contempo dia una connotazione emotivamente calda.  Allo stesso modo favorire la riservatezza (evitando le file di attesa e insonorizzando le stanze in modo da non essere ascoltati dal di fuori) significa rendere il CdA un luogo protettivo, rispettoso della persona che accoglie.
         Creare un contesto protettivo non significa assumere un tono paternalistico o maternalistico, l’Operatore cerca fin da subito di stabilire un contatto Adulto – Adulto con l’interlocutore, questo previene eventuali meccanismi di dipendenza da parte degli utenti o di onnipotenza da parte degli stessi operatori. L’altro è riconosciuto nella sua dignità, quale persona come me, con ugual valore. La differenza, piuttosto, si pone sul ruolo.      

         L’Operatore ha il compito di accogliere il vissuto della persona che chiede aiuto e di restituire quanto man mano viene consegnato in modo da favorire una graduale responsabilizzazione verso i problemi presentati e l’attivazione di risorse che prima venivano inibite o misconosciute. Questo processo passa attraverso l’ascolto attivo, la comprensione empatica dell’altro.
        Durante il primo incontro a Marsala, per facilitare la comprensione delle caratteristiche dell’Ascolto, abbiamo proposto dei laboratori facendo sperimentare ai partecipanti l’opposto. Ad esempio gli operatori divisi in coppie hanno avuto consegne differenti: la parte A raccontava un episodio importante e la parte B, all’insaputa dell’altro, mostrava assoluto disinteresse distraendosi e creando diverse interferenze come ad esempio scrivere, giocherellare o inviare un sms.
         Ne abbiamo dedotto che alla base del prestare attenzione sta: il Contatto visivo, il Tono della voce, il Linguaggio corporeo, l’Aderenza verbale. Quando questi elementi mancano allora la persona non si sente ascoltata e, sovente, rinuncia ad aprirsi per chiedere aiuto.

        Contatto visivo/oculare: è importante nella nostra cultura europea ma, certo, va mediato a seconda dell’interlocutore. In taluni casi l’essere guardati può procurare disagio e pertanto è necessario modulare questo tipo di rispecchiamento, sintonizzandosi con lo stato emotivo della persona che si ha di fronte. È uno strumento rilevante proprio perché rimanda la propria partecipazione e  può servire per soffermarsi su alcuni aspetti dando conferma della loro importanza. A volte l’utente cerca lo sguardo dell’Operatore come ad avere conferma di quello che sta dicendo. Seppur l’Operatore non rispecchia dando giudizi di merito, il processo è simile a quello che vive un bambino quando cerca lo sguardo della madre per percepire se quello che sta raccontando è buono o meno.
         Il ritmo - tono della voce: attraverso la voce comunichiamo lo stato emotivo, il ritmo del parlare dice il senso che diamo a quel contenuto e come lo si vive. Questo procurerà anche degli effetti nell’ascoltatore, proprio perché attraverso il suono si crea una risonanza emotiva complementare. Torniamo alla premessa, due unicità si incontrano riflettono sistemi di valori, sensibilità, modi di percepire differenti. Ciò significa che per una persona un timbro di voce può risultare interessante mentre, lo stesso timbro, per un altro è noioso. Chi ascolta pertanto deve tenere conto delle sue interferenze, del livello di apertura che sta avendo nei confronti della persona che ha di fronte.
        Durante un colloquio inoltre, prestando attenzione al tono di voce si possono individuare delle parole chiave sottolineate verbalmente e, in genere, anche attraverso l’espressione mimica. Allo stesso modo esitazioni o interruzioni durante un discorso stanno ad indicare qualcosa che abbisogna di maggiore esplorazione per essere chiarificata.
         Il linguaggio corporeo è un indicatore molto importante proprio perché mostra come la persona emotivamente vive quella situazione che sta descrivendo, altresì al di là dei contenuti mostra come la persona sta in quel momento, come entra in relazione con l’interlocutore e se si sente realmente accolta.

 

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