by Mauro
11. August 2012 12:33
La nostra Missione di strada volge al termine, ancora un paio di giorni e poi si lascerà la bella Termini Imerese. Ricordandoci l’importanza del vivere ogni momento di un’esperienza, cogliendone il “qui e ora”,
ci prepariamo ad animare la “notte bianca” prevista per questo fine settimana.
Di “notte bianca” si parla sempre più nelle nostre città e, in modo sempre più prorompente, si sta qualificando quale fenomeno di aggregazione sociale. Proprio ieri, conversando con uno degli organizzatori dell’evento locale, riflettevo sul fatto che espedienti come questo possono essere preziose occasioni di aggregazione sociale.
Di fronte ad una pressione, dettata dal mercato dei consumi, che vorrebbe sempre più spopolare i centri storici e le piazze delle nostre città per dare forza alla “fredda ma appariscente” passeggiata domenicale al centro commerciale, la notte bianca si qualifica quale proposta di riappropriazione del nostro territorio. Significa valorizzare monumenti, chiese, architetture urbanistiche pensate per accogliere la gente e favorire l’incontro e lo scambio tra gli umani. È importante, a nostro avviso, recuperare questo senso di appartenenza e di conoscenza per fronteggiare il crescente anonimato ed individualismo che sta venendo a caratterizzare i nostri luoghi. La nostra vocazione natia è ben altra, perché comunicare prevalentemente tramite un monitor? Perché rinunciare a scrivere una lettera con una penna? Perché chiudersi in casa a vedere la tv quando per strada si potrebbe incontrare tanta gente con cui condividere la gioia dell’amicizia?
Il rischio è quello di creare una società senza comunità, cioè senza un quid da condividere, da mettere insieme, senza relazione. È vero, molti diranno, che il centro commerciale ti fa risparmiare, che in poco tempo acquisti tanto o, ancora, che i bimbi possono giocare al sicuro e puoi andare anche di domenica. Tante argomentazioni a proposito ma certo viene a mancare quel rapporto diretto tipico della bottega di un tempo, quel rapporto umano caratterizzato dalla fiducia e dal venirsi incontro reciproco. Si, noi Missionari di strada prendiamo le distanze da questa cultura dell’anonimato, non è per questa che siamo fatti. L’umano è ben di più!
Qualcuno potrebbe obiettare affermando che è una trovata per far soldi, una invenzione commerciale. Questa è un’evidenzia, certo siamo immersi nella logica di mercato ma siamo noi a poter dare un verso culturale (umanizzante) a questo sistema. L’economia regge la storia dei popoli ma sono la cultura ed i valori della vita a dargli direzione.
La nostra terra di Sicilia nel passato ha rappresentato la piattaforma sulla quale lo scambio culturale ed economico prendeva forma, plasticamente realizzata, attraverso le varie forme artistiche, la lingua, l’incontro multi-etnico, che esprimevano la sintesi tra culture diverse. Basti pensare alla Scuola poetica siciliana che racchiudeva al suo interno artisti e letterati provenienti dal mondo arabo e da tutto l'oriente. Tale splendore non ha avuto un proseguo fino ai nostri giorni in quanto il progressivo decadimento ha portato l’isola mediterranea a smarrire l’identità natia. È come se la straordinaria capacità di adattamento al continuo susseguirsi di dominazioni diverse, avesse ingenerato, col tempo, l’incapacità di definirsi in modo distinto e autonomo.
Noi invece pensiamo che possiamo dare un verso alle cose della vita se ci crediamo. E per noi questa “notte bianca” sarà luogo di animazione con l’arte di strada, sarà momento di sosta nella chiesa di San Giuseppe per chi vorrà rimanere in adorazione, sarà tempo di incontri, di giochi, di sano vivere umano.
Ci sentiamo responsabili della nostra vita e del vivere sociale, non pensiamo che la vita vada subita o che altri abbiano il potere di imporci questo. Certo da soli non si può fronteggiare, è per questo che la nostra scelta di vita è la fraternità. La nostra fraternità itinerante non si compone soltanto dei 150 Missionari di strada con cui animiamo una Città, ogni volta a questi si aggiungono tutte le persone di buona volontà che vogliono contribuire al bene sociale, si diventa un popolo, e questa sera il corso di Termini sarà dipinto di fucsia per attestarlo.