Dall'ascolto dipende la direzione

by Mauro 21. February 2021 15:37

Tutti cerchiamo la piena realizzazione ma pochi scelgono di difendere la direzione e, dunque, il cammino che porta verso tale meta. L’opinionismo dei nostri giorni procura continue gabbie esistenziali, vite frammentate e avvitate attorno a se stesse, magari illuse di trovare pienezza nell’efficientismo o nel continuo appagamento. Piuttosto la storia di ognuno è attraversata da un combattimento che non è possibile eludere ma si può soltanto percorrere. Per rimanere in cammino, infatti, è necessario affrontare la buona battaglia custodendo la fede e cioè il rapporto con il Cielo.

Le guerre, sappiamo bene, si vincono a seconda delle armi e delle strategie utilizzate e, in particolare, in base agli alleati. Svelare gli inganni permette il discernimento necessario per orientarsi al bene e rifiutare ogni via alternativa fondata sul male.

La quaresima è il tempo propizio per rialzarsi e riprendere il cammino che conduce al Cielo, l’unico che può colmare l’anelito di felicità che portiamo nel cuore. La prima domenica di questo itinerario ci presenta la celebre pagina delle tentazioni che invita a destarsi dal dialogo menzognero perché, altrimenti, i  propri giorni potrebbero essere condotti da falsi ragionamenti funzionali solo a perdere tempo.

Andare avanti, piuttosto, significa disporsi in ascolto di ciò che nutre e dona essenzialità alla vita. Si appesantisce e ferma il cammino chi si lascia ingombrare da parole suggestive, parole violente che atterriscono o parole seduttive che gonfiano l’ego. La tentazione, dunque, insinua il dubbio partendo dalla propria identità: “se sei figlio di Dio”! Mettere in discussione la relazione filiale con il Padre equivale a perdere l’orizzonte della propria esistenza e tale incertezza indebolisce lasciando aperta la porta ad ogni sorta di pseudo verità.

Troviamo Gesù che non dialoga direttamente con il tentatore, piuttosto mantiene lo sguardo rivolto al Padre e dalla sua Parola trova la risposta all’insidia incombente. La prima tentazione aggredisce il rapporto con il Padre questionando la fiducia nel pane quotidiano quale dono del Cielo. Ogni peccato scaturisce dalla premessa di doversi nutrire da soli perché Dio non è più ritenuto il custode. È la logica del prendere per possedere, della bramosia bulimica che dovrebbe garantire la propria esistenza illudendo di immortalità. Trasformare le pietre in pane equivarrebbe a pretendere di nutrirsi di ogni cosa, è il potere di chi usa la parola per edulcorare la realtà e piegarla a proprio piacimento. Anziché accogliere la realtà viene insinuata una manipolazione che fa perdere la capacità contemplativa, propria di chi riconosce l’opera di Dio, e fa credere di essere artefici onnipotenti.

Non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, in realtà significava fidarsi di Dio e della sua promessa di nutrimento. C’è un limite perché non tutto procura vita.

La seconda tentazione è una spinta suggestiva: buttarsi giù dal pinnacolo del tempio per dimostrare la propria importanza di fronte al Padre. Equivarrebbe a stare in rapporto a Dio con un fare individualistico, forti di se stessi. La tentazione, dunque, vorrebbe costringere Lui a manifestarsi nella storia secondo i propri progetti, come a piegare il Cielo al proprio piacimento.

Nella terza tentazione troviamo Gesù condotto su un monte altissimo dal quale, in un istante, gli vengono mostrati tutti i regni della terra. È l’offerta del potere a condizione dell’asservimento al male, la seduzione del potere che vorrebbe dimostrare che lì sta la propria grandezza. Sappiamo, piuttosto come Gesù eserciterà il suo potere dall’alto della croce dove si compirà il suo giudizio fondato sulla misericordia e sul perdono.

Dunque il cammino verso la meta lo si percorre stando nella propria storia senza saltare il passo di ogni giorno, senza un nutrimento differente da quello che ci è donato, senza un potere che vorrebbe dimostrare la propria grandezza.

Sostenere la fiducia nella promessa riconoscendosi figli anche se fragili e collocati in una precarietà quotidiana, è la grande sfida del nostro tempo, è la proposta che ci viene ricordata per continuare a camminare verso la Pasqua.

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