Uscire dal funzionamento patologico secondo l'ottica analitico transazionale (3)

by Mauro 29. maggio 2013 18:00

         Dal punto di vista fenomenologico Berne (1979) afferma che gli stati dell’Io sono da intendersi come “coerenti sistemi di pensiero e sentimento manifestati da corrispondenti modelli di comportamento”. Lo stato dell’Io fa riferimento al comportamento e all’esperienza globale in un momento dato, ciò significa che nel presente un solo stato dell’Io è attivo ossia ha il potere esecutivo e di conseguenza è investito da energia attiva.
          Uno specifico stato dell’Io viene attivato quando riceve stimoli esterni come eventi o stimoli transazionali, quando riceve stimoli interni come il fluire del pensiero che crea nessi logici, o i bisogni/desideri (in questo modo l’energia potenziale diventa slegata), oppure quando l’individuo attiva intenzionalmente uno stato dell’Io (energia libera).
          Quando il potere esecutivo passa da un stato dell’Io all’altro in modo disfunzionale si ha la patologia. Ad esempio quando l’energia passa troppo velocemente e frequentemente, oppure quando questo passaggio è molto lento. Il focus problematico è da rintracciarsi nella permeabilità dei confini tra gli stati dell’Io: o troppo labili o troppo rigidi (contaminazione o esclusione). Parliamo di patologia strutturale quando un sottosistema (G o B) in modo difensivo governa lo stato dell’Io escludendo gli altri due, o quando uno o più sottosistemi interferiscono tra di loro (Il G o/e il B che contaminano l’A, o G e B che si contaminano reciprocamente).
           Quando lo stato dell’Io Adulto ha una posizione dominante rispetto agli altri due (G e B) allora si crea cooperazione all’interno dell’individuo che può esprimersi con consapevolezza e spontaneità (concetto di “salute”), nel caso opposto si vengono a generare conflitti tra gli stati dell’Io.

          Quando la persona ha consapevolezza del conflitto può gestirlo con il suo A oppure può entrare in impasse. Quando il conflitto è vissuto inconsapevolmente l’individuo ricorre a soluzioni difensive: l’esclusione e la contaminazione.
           Berne (1971) dice che per parlare di esclusione è necessario che si manifesti un comportamento stereotipo e prevedibile cioè mantenuto costantemente in diverse situazioni di pericolo. Novellino (2001) ha appurato che l’esclusione in realtà pare essere di breve durata, piuttosto dopo l’esclusione il sottosistema escluso si manifesta attraverso sintomi comportamentali che denotano la contaminazione e, inoltre, può accadere che la contaminazione emerga in aree non coinvolte dall’esclusione.
           Nel caso della contaminazione Berne asserisce che essa rappresenta le inclusioni normalizzate di parte di uno stato dell’Io in un altro, tale inclusione è percepita come egosintonica nello stato dell’Io presente. La Clarkson (1992) ha affermato che “il concetto di contaminazione descrive il modo in cui il funzionamento efficace dell’A è impedito dal processo di copione”.
           Sintetizzando, Novellino (2001) afferma che l’individuo può percepirsi come un tutto unitario (Sé reale) quando è cosciente di quello che vive (pensieri, sentimenti e comportamenti) e lo considera coerente, egosintonico. Questa esperienza può essere fatta anche in presenza di una contaminazione.
          Può accadere che la persona percepisca spinte motivanti pensieri, sentimenti o comportamenti, che sente estranee, egodistoniche pur avendo potere esecutivo, come fossero incontrollabili (ad esempio il caso di un rituale compulsivo tipico dei nevrotici ossessivi). L’individuo sperimenta un conflitto tra un Sé autentico e un non Sé invasivo, emerge la consapevolezza dell’impasse e questo può essere anche frutto di un lavoro di decontaminazione.
           Attraverso la decontaminazione la persona diventa capace di riconoscere ciò che contamina il propri stati dell’Io. È un processo che segue delle fasi:

          -  attraverso l’Alleanza terapeutica il cliente accetta di avvalersi dell’area del suo A non contaminato per osservarsi;

          -  diviene consapevole della incongruenza di alcuni pensieri, sentimenti e comportamenti; riconosce che tali aspetti non congruenti con il suo Sé attuale sono legati al passato o a introiezioni di figure parentali;

          -  accoglie come propri i suoi stati dell’Io assumendosene la responsabilità (la neopsiche A in questo modo riprende il controllo dei diversi processi).

 

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