The truth shall make us free someday

by Mauro 14. agosto 2016 10:57

      L’anno scorso sono stato invitato a tenere una relazione ad un seminario organizzato da una associazione formata prevalentemente da coppie che avevano perduto prematuramente un figlio.

    Durante le giornate ho ascoltato l’altro relatore mischiare aspetti del cristianesimo, della dottrina induista così come di filosofie e scienze biologiche fino a fare qualche puntata sulla reincarnazione. Un cocktail che non teneva conto di paradigmi, epistemologie e ambiti ben differenti da cui, però, traeva spunti di pseudo-verità per avallare il suo discorso.

     Al di là della esposizione alquanto delirante la cosa che mi ha sorpreso maggiormente è che il suo dire faceva presa su tanti che in quel momento avevano bisogno di sentirsi raccontare quelle “verità”, discorsi consolatori che, ho constatato diligentemente, finivano con il creare rapporti di dipendenza dall’interlocutore il quale, al termine, veniva corrisposto con una lauta ricompensa.

La ricerca di una dottrina che non scomodi e che acquieti il proprio modo di vivere mi pare che sia una questione nodale, propria, del nostro tempo.

Il sistema capitalistico ha preteso di imbavagliare le coscienze corrompendo il criterio di giudizio di gran parte della società. Indirizzi politici con strategie ben mirate cercano di impoverire il corpo docente, di ridurre l’insegnamento a trasmissione di dottrine ben selezionate trascurando l’educazione alla capacità di pensiero e di riflessione critica. Un sistema sociale che sta depauperando le famiglie della forza di reagire per affermare un pensiero differente.

Ecco, pare che il pensiero populista e la continua spinta alla privatizzazione stanno portando ad accentuare il potere di pochi e la massificazione dei tanti attraverso la proposta di nuovi stili di vita e l’induzione di nuovi bisogni.

Un esempio è il diffondersi delle nuove dipendenze come quella da gioco d’azzardo e il ripetuto tentativo di legalizzare le droghe leggere, così come si sta affrontando nel recente dibattito parlamentare. A tal proposito sorprende la posizione di Roberto Saviano che pur sapendo che le maggiori sale gioco sono gestite dalla malavita organizzata anche per riciclare il denaro sporco e che a nulla è servita la legalizzazione dell’azzardo, si dichiari favorevole alla legalizzazione della cannabis per colpire, così facendo, le organizzazioni criminali. L’effetto, a mio avviso, sarebbe altamente destabilizzante in particolare per le nuove generazioni.

In questo scenario in cui la capacità decisionale viene assopita e il cristianesimo viene annacquato con tanti compromessi, ci giunge dalla Liturgia di oggi una Parola molto eloquente. 

Nella prima lettura (Ger 38) il re Sedecia per mantenere il suo potere accetta prima di fare imprigionare Geremia in una cisterna e poi di liberarlo. La sua decisione è modulata in base all’interesse di turno e non in relazione alla denuncia operata dal profeta. Sedecia che si regola sul “mi conviene” appare come un governante del nostro tempo, dimentico del criterio di giustizia su cui dovrebbe basare il ruolo di governo del popolo d’Israele.

Nel Vangelo (Lc 12, 49) Gesù viene ad affermare che la sua venuta è volta a portare il fuoco e a dividere, a contrapporsi e fare battaglia. Non si tratta di un moto insurrezionale, molto di più chiede il Vangelo: stare nelle questioni della vita radicandosi nel Bene.

Il fuoco purifica togliendo le impurità, non serve avere un maggiore “peso” ma quel che conta è l’autenticità e questa si misura nel confronto quotidiano con Cristo e non attraverso la ricerca del plauso del mondo.

Battaglia e divisione caratterizzano il cammino cristiano: cosa è la fede se non la battaglia per custodire la propria relazione con Dio e difendere il tesoro che Lui consegna ai suoi?

Paolo (Ef 6) invita ad attrezzarsi con le armi adeguate altrimenti si rischia di soccombere, perdendo di vista la meta della propria vita. La sequela di Cristo comporta la scelta di una direzione, seguendo il Maestro e lasciando perdere tutte le altre opportunità!

Il discernimento spirituale è necessario nel cammino di vita e  comporta un’inquietudine personale dovuta al riorientare pensieri e sentimenti verso la Parola di vita.

Paolo precisa: “Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno” (Ef 6, 16). La fede cioè il legame con Dio e la sua Parola, permette di custodirsi dalle avversità, le provocazioni che vorrebbero introdurre le “parole di menzogna” che come dardi infuocati vorrebbero mettere in discussione l’esistenza personale della persona. Lo scudo protegge e respinge, ci sono delle parole, proposte del mondo a cui il cristiano è chiamato a pronunciare con chiarezza il proprio no!

Il cristiano non è un pacificato ma uno che lotta con passione anche se non è compreso dalle persone care. Rinunciare all’interesse personale per difendere il Bene comune e la giustizia sociale ha un costo molto alto alle volte e, oggi, può equivalere ad andare controcorrente fino al martirio.

Il secolo scorso ha avuto parecchie centinaia di martiri riconosciuti e molti di più sono quelli che hanno donato la vita senza lasciare traccia. Basti pensare a quante vite hanno mietuto le ideologie anticristiane del comunismo e del nazismo, così come la persecuzione messicana o quella armena. 

Torna in mente le parole di una vecchia canzone di Joan Baez,  We shall overcome, quando lei ripete:

The truth shall make us free, the truth shall make us free,

La verità vi farà liberi, la verità vi renderà liberi,

The truth shall make us free someday;

La verità vi farà liberi un giorno;

Oh, deep in my heart, I do believe,

Oh, nel profondo del mio cuore, io credo,

The truth shall make us free someday.

La verità vi farà liberi un giorno.

We shall live in peace, we shall live in peace,

Noi vivremo in pace, noi vivremo in pace,

We shall live in peace someday;

Vivremo in pace un giorno…

 

 

 

 

 

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