SoStare per Andare

by Mauro 22. luglio 2012 16:19

  Ci prepariamo a vivere la prossima Missione ESTATE CON TERMINI, esperienza in cui più di 150 giovani Missionari di strada andranno per le vie, i locali e la spiaggia di Termini per incontrare la popolazione locale e condividere una settimana di animazione.
      L’andare missionario che è sì un agire sociale, in cui attraverso l’arte di strada si vuole condividere il senso del dono e del valore della vita di ciascuno, è anche un agire religioso in cui si vuole raccontare ed accogliere la comune ricerca di Dio.

      In un tempo in cui sembra che il discorso religioso vada anatemizzato per “sacro rispetto” delle diversità, mi pare che l’essere umano nutre un profondo desiderio religioso che il più delle volte, proprio perché manipolato e disorientato, viene a confluire in agiti a volte compulsivi che di fatto sviliscono la dignità della persona. Mi riferisco alla fuga nel gioco d’azzardo, le dipendenze da internet, da alcol o droghe, la consegna della propria esistenza ad uno pseudo mago che viene a costituire l’idolo di turno. È di ben altra libertà e senso di vita che l’umano ha bisogno, e proprio per questo la Missione di strada viene a costituire una occasione di risveglio di coscienze, di riappropriazione della propria storia di vita.
      A riguardo il Vangelo che oggi la Comunità ecclesiale medita, Mc 6, 30-34, tratta di un aspetto importante: dopo l’invio i discepoli tornano da Gesù. La Missione viene intesa come un muoversi verso qualcuno ed al contempo un tornare verso qualcuno. Altrimenti comporterebbe un perdersi nelle opere e quindi pretendere di cambiare il mondo con le proprie forze, auto-centrando la propria vita.

      Invece questo movimento di ritorno è indispensabile perché altrimenti ci si dimentica della fonte, della base sicura da cui si parte, del luogo da cui veniamo.
      Quanto disagio esistenziale riscontro in quelle persone che si sono "emancipate" rinnegando e tagliando i ponti con la propria famiglia d’origine. Certo la crescita umana presuppone una fase di separazione in vista dell’individuazione, del diventare persone autonome ed adulti. Ma questo non significa pensare di non dipendere dall’altro. Potremmo dire che c’è una dipendenza propria della maturità, ove scegliamo di permettere all’altro di prendersi cura di noi così come anche noi ci prendiamo cura di altri.
      Per potere navigare in alto mare devo avere anche la memoria di un porto ove potere ormeggiare per nutrirmi e so-stare.
      In questo riconosco l’importanza del raccontarsi. Gli apostoli si raccontano una volta che tornano da Gesù. Tornare davanti a Lui equivale a raccontare quanto è accaduto, per comprenderlo e tenere dentro in modo nutriente quanto abbiamo sperimentato.
      L’essere umano non è fatto per stare solo, altrimenti non comprenderebbe la propria vita, la storia personale. Fino a quando non si è raccontato, rispecchiato con un altro, ognuno manca di qualcosa, la vita senza interlocutori è una vita conclusa a se stessa. In questo caso l’Altro è Dio. L’uomo che si auto-centra, ha un modo ripiegato di raccontarsi le cose escludendo gli altri. Finirà, così, con l’assumere la condizione di vittima, di incompreso, oppure di essere il solo ad avere ragione, a provare risentimento verso gli altri. 
     Discepolo è colui che sa raccontare, e per questo impara ad ascoltare. Per vivere questa esperienza è necessario fare deserto, andare in disparte e fermarsi. Il deserto è il luogo dell’esodo, il luogo che per essere raggiunto è necessario lasciare ciò che apparentemente è sicurezza di vita ma in realtà priva della libertà, della capacità di ricerca propria dell'animo umano.

     Abbiamo bisogno di sosta, di fermarci, di sostare per raccontare ed accogliere racconti di vita, e questo senso la Missione di strada ricorda agli stessi MDS oltre che alle persone del luogo. Pertanto riposo e  nutrimento spirituale comportanto il mettersi in disparte, avere il coraggio e la sana umiltà di non stare sempre al centro o pretendere che gli altri ci mettano al centro della loro vita.

     Gesù chiama in disparte e manifesta compassione, ciò significa fare spazio dentro di sé, quando si è troppo pieni di se stessi allora ciò non è possibile. Fare spazio significa accogliere la vita altrui, ascoltare il suo vissuto. Bene, è questo il tempo di preparazione che stanno vivendo i MDS prima di condividere la settimana di strada 5 - 12 agosto.

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