Se non ti immergi non condividi

by Mauro 12. gennaio 2013 18:00

     Sentiamo nei nostri giorni tanti parolai che parlano di solidarietà e di sostegno ai più bisognosi mantenendo integro il loro portafoglio ed i loro corposi stipendi, come a dire che la solidarietà è questione di vicinanza e non tanto di condivisione.
      La pagina evangelica di Lc 3, 15 ss. che oggi, Domenica del Battesimo del Signore, la Comunità prende in considerazione rimanda a questa scelta fondante la missione di Gesù. Il Maestro si immerge per poi risalire a galla portando con sé tutti gli altri. Un gesto eloquente che è già mostrato dal suo “mettersi in fila” nell’attendere il battesimo di Giovanni senza optare per vie preferenziali. Sceglie la condivisione già nell’attendere insieme agli altri.
     Interessante notare che il ministero pubblico, il modo in cui Lui racconta il volto del Padre, è preceduto dall’incontro con Giovanni Battista. Sembra che Giovanni rappresenti il modo per accogliere Gesù nella propria vita, indica il COME e non solo a parole.  Lo mostra in primo luogo vivendo un MODO specifico.
      La scelta dei luoghi, della propria abitazione è un primo indizio nel mostrare come ABITIAMO il mondo e, di conseguenza, quale MISSIONE caratterizza la nostra vita.
      Giovanni dimora nel deserto e lungo le rive del Giordano annunzia e battezza. C’è una duplice connotazione geografica: il deserto luogo dell’esodo ove il popolo si trova in cammino percorrendo una via nuova ed il Giordano che indica l’ingresso nella terra promessa, il luogo dell’incontro, la novità di vita.
      Giovanni mostra come per potere vivere l’Incontro con Dio è necessario attraversare il deserto. Luogo di silenzio e di ascolto, di Dio. Lì non trovi una via già pronta, devi ricercare, cercare una via che in precedenza non c’era. Inoltre bisogna passare attraverso il battesimo, significa immersione fino alla morte. Non è una morte totale, c’è l’emersione che è vita, significa allora morire ad una parte di sé per dare spazio,vita, all’altra. La parte che viene meno è quella segnata dall’egocentrismo, quella che trova vita è quella che mette al centro Dio. Questo passaggio è possibile quando l’essere umano sperimenta tutta la propria fragilità e smette di affidarsi alla sua proprie forze e pretese ed inizia a fidarsi di Dio. La fede permette l’emersione e, quindi, la vita nuova.
     Tale movimento è espresso da Giovanni attraverso un monito: “convertitevi e credete al Vangelo” è l’adesione a questa proposta a portare molti, sono additati come “peccatori” e non sono gli uomini “perbene” del tempo, ad immergersi.
      Gesù apre una nuova strada, la via della consolazione, Lui sana le ferite perché il suo amore diventa farsi debole, non apparire quale guaritore onnipotente, ma come guaritore ferito che sente, cioè, il dolore e la fatica altrui.      Giovanni vorrebbe opporsi a questa modalità salvifica, anche lui è chiamato a scoprire e riconoscere il vero Volto di Dio ed è per questo che la sua vita rimarrà continua ricerca ed anche dal carcere manderà i discepoli a chiedere a Gesù “Sei tu?”.
      Giovanni Battista comprendendo il rischio umano di esaltare chi è solo strumento di Dio, chiarifica la sua identità. Il non essere degno di sciogliere il legaccio ha un significato ben preciso nella legge del levirato, e cioè chi rinunciava a prendere in sposa la vedova del proprio parente veniva sostituito da un altro uomo che acquisiva il diritto proprio sciogliendogli il legaccio del sandalo. Questo significa che il popolo di Dio vive come la vedova che ha perso lo sposo (in questo caso perché ha rinnegato Dio) e Giovanni non è degno di prendere il posto dello sposo, lo sposo è Cristo Gesù!
      Lui precisa come utilizza l’acqua, è un battesimo che segue una possibilità umana, quella di lavarsi e così purificare il proprio corpo, quella di convertirsi e quindi dare direzione nuova alla propria vita disponendosi così in ascolto. Si tratta di prepararsi ad un battesimo opera dello Spirito, quello sì arriva al cuore e lo trasforma.
      Il “cielo si apre” è da lì che arriva questa vita nuova che è donata. All’uomo spetta di accogliere, o meno, questo regalo di Dio. Potrebbe chiudersi recriminando per ciò che non riesce a fare da solo, ma in fondo ciò significa volere rimanere soli!
A questo punto è importante specificare che il Battesimo è rivelazione del vero NOME di Dio così come il Battesimo cristiano diventa assunzione del proprio vero nome.
      Il battesimo di Gesù mostra come Lui arriva fino in fondo della condizione umana. Ogni persona ha bisogno di questa voce “tu sei il figlio mio amato” ecco la prima connotazione del nome. Chi ci salva è il Figlio che si sente amato dal Padre, uniti a Lui anche noi possiamo ritrovare questo sguardo sulla nostra vita. Non ha più paura l’essere umano che si lascia guardare da Dio. Gesù è il “prediletto” il figlio “in cui mi compiaccio” cioè l’unico figlio, ed è un momento straordinario perché il Padre rivelando questa relazione allora da accesso all’umanità, Dio si espropria dell’esclusiva relazione che ha con se stesso ora si apre anche ad ognuno.
      Il battesimo allora è storia di relazione, Gesù arriva fino in profondità toccando il limite umano, la difficoltà ad affrontare la vita da soli, e questa diventa occasione per non essere più soli, per chiedere aiuto appunto.
C’è anche una rivelazione del tipo di messianismo, scendere così in fondo significa per Gesù accettare la sofferenza pur di salvare qualcuno. Porta in questo modo una giustizia nuova perché non fatta di rivendicazioni e rimproveri ma di solidarietà.
      Indica Gesù quale “agnello” è Lui il Messia da seguire, non io. Israele vede in quest’immagine sia l’agnello mite condotto al macello che non reagisce restando muto ed anche l’agnello pasquale che sparge il suo sangue per salvare il popolo. L’offerta umile della propria vita diventa il modo per fare entrare nell’intimità con Dio. Dal costato di Cristo sgorgherà sangue ed acqua, nuovo lavacro. Ecco il luogo in cui Dio prende con sé tutta l’umanità amandola sino in fondo, sino all’immersione più totale. Da questa esperienza nasce la Chiesa, è a questo dono che fa riferimento il Battesimo cristiano.
     Come affermavo sopra, anche il Battesimo cristiano inizia con l’imposizione del nome, come Gesù era stato riconosciuto quale “Figlio amato in cui mi compiaccio”.  Il NOME cristiano esprime una missione di vita, la propria identità, il nome che si porta è quello riconosciuto da Dio. Eppure tanti spendono la loro vita per vedersi riconosciuti dagli uomini, per essere chiamati per nome da loro.
      Noi diventiamo ciò di cui ci nutriamo, allora il proprio nome deve diventare un compito, una scoperta, è la ricerca propria di ogni vita. Importante notare che il termine “nome” deriva dal greco “onoma” che significa “nome” ma anche “pretesto”. L’altro o gli eventi possono essere chiamati per nome o per pretesti!
      È quello che accade quando si leggono gli eventi o le persone attraverso etichette, pregiudizi, senza permettere alla persona o agli eventi di esprimersi, di raccontare nella verità ciò che sono. Adamo inizialmente da nome alle cose, ma quando inizia a nutrirsi del proprio egocentrismo, dimenticando che tutto è DONO di Dio, allora inizia a cercare pretesti, e a dare nome sbagliati a ciò che lo circonda compreso il giardino di cui poteva nutrirsi per avere vita e alla donna che gli è posta di fronte per trovare verità e discernimento delle cose. Come in quel caso, il confronto che parte dai pretesti diventa menzogna e relazione soggiogata dalla paura di essere chiamati.
      Entrambi dopo avere aderito al pretesto di trovare in Dio un rivale e di potere diventare come Lui per sostituirsi a Lui, ecco che allora perdono la verità del loro nome e, per questo, iniziano a nascondersi.
      La festa del Battesimo di Gesù mostra come riemergere e tornare a vivere.

Tags: , , , , , ,

Blog | Ricerca di Dio

Add comment

  Country flag

biuquote
  • Comment
  • Preview
Loading

Month List

RecentPosts