Prendi il largo

by Mauro 9. febbraio 2013 22:30

    La proposta che Gesù fa a Simone nel Vangelo (Lc 5, 1-11) di questa Domenica, è un disegno di vita. Una proposta che nasce dopo una notte di fatica senza prender nulla, senza risultato alcuno. Il risultato di un giorno, o più, che a parere umano può dirsi “inutile” , infruttuoso, senza gusto.
        Prendi il largo, come a dire distanziati, trova una prospettiva nuova, non chiuderti nel tuo problema, percorri una via nuova, magari inedita. È una proposta che provoca, a volte sembra più semplice rimanere chini su se stessi, anche se questo significa assaporare il dolore del sentirsi infruttuosi.
        È un gesto di fiducia quello che Gesù chiede a Simone, va e poi getta le reti per la pesca! Rifare tutto quello che si era fatto poco prima, quando avevano provato a pescare ma senza risultato. L’Incontro con Gesù chiede di rientrare nella propria vita ma in modo nuovo, con Lui. È questa la condizione del cambiamento.
        Il Vangelo di Luca si rivolge ad una Comunità di cristiani che con tutta probabilità inizia a sperimentare la sua povertà, sperimenta di non portare frutto e di sentirsi inutile. Una Comunità che ha perso l’entusiasmo dei primi giorni, di quando aveva incontrato Gesù e ora è chiamata a rileggere l’esperienza fatta ma in modo nuovo, finalmente lo sguardo della fede.  Anche questa gente è chiamata a rientrare nella propria quotidianità ma in modo nuovo, è lì che scoprirà la novità data dalla presenza di Dio.
        Dio non è mai al di fuori della nostra storia, solo stando nella propria storia è possibile prendere il largo. Ma prima bisogna accettare una proposta: Lui entra nella vita di Simone quando sperimenta il fallimento, quando è invitato a mettersi nuovamente in gioco in una cosa, il suo mestiere, in cui sa di avere fallito, una notte senza pesca.
         È paradossale Gesù, al mattino non si pesca, tanto meno dopo una notte andata a vuoto. Eppure questa è la sfida, questo significa fidarsi anche se non se ne trova la ragione. Prima Simone lo aveva ascoltato, si era nutrito della sua parola e difatti dice “sulla tua parola getterò le reti”. Non si tratta di discorsi convincenti, ma di una Parola capace di toccare l’intimo dell’animo umano e restituire luce, fiducia.
         Quando Simone costata la pesca sovrabbondante ecco che riconosce il segno e, a quel punto, sente di doversi confessare peccatore, dice a Gesù di allontanarsi. Ma se Gesù è il maestro allora conosce già la fragilità di Pietro, che significato ha questa richiesta?
          Pensare che Dio voglia stare vicino all’essere umano pur sapendo di cosa siamo capaci è davvero troppo. Significa riconoscere che Dio possa avvicinarsi pur sapendo. Non è possibile, Simone non vuole permette questo, lo vive come un’umiliazione, l’Altro non può amarmi se sa chi sono! Fino a quando l’essere umano non fa questa esperienza allora non entrerà in intimità con Dio.
          Giusto oggi mi sono trovato in un posto di un’eloquenza straordinaria: la chiesa di San Pietro in Gallicantu che si trova sul versante orientale del Monte Sion in Gerusalemme. Una basilica di fronte al Monte degli Ulivi, ove ancora si scorge la  strada romana a gradini che collega i due monti, quella stessa strada che la notte dell’arresto fu percorsa da Gesù. Nella cripta sotto la chiesa sta un complesso di grotte, lì viene conservata la memoria del pianto di Pietro , dopo il triplice rinnegamento. La roccia lì è testimone muto della compassione di Dio, un testimone eloquente.
          Pietro dopo avere rinnegato Gesù ecco che scorge il suo sguardo, il Maestro lo fissa e lui scoppia in pianto, ancora nonostante tutto sperimenta che Gesù mantiene la relazione con lui, lo guarda ancora. L’esperienza del perdono è questa che viene a cambiare la vita di Pietro.
          Ancora una volta dopo la Pasqua Gesù, dopo una nuova notte andata a vuoto, inviterà Pietro a gettare le reti. Lui lo fa e poi si getta per raggiungere a nuoto il Maestro. Questa è l’esperienza cristiana, ma fino a quando non sperimenteremo questo sguardo allora il rapporto con Dio sarà limitato ad un presentare diritti, motivi per essere guardati perché buoni, motivi che impediscono allo sguardo di Dio di raggiungere in profondità la nostra vita.
          Il presupposto è riconoscersi poveri, questa è la condizione per iniziare a seguire Gesù. A riconoscerlo quale Maestro, significa essere disposti alla sequela, ad essere discepoli, a mettersi in cammino. Il cristiano o è in cammino o non è.

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