In un tempo in cui la comunicazione ha la meglio sull’informazione,
in cui il linguaggio semplice dei talk show ha più audience della complessità d’inchiesta,
in cui l’analisi e la psicoterapia sono superate dalle terapie brevi,
in cui viene osannata la leggerezza dell’essere
è da riconoscere la crisi dell’umano, della profondità e della missione di vita.
Questo imprinting culturale porta ad un complicarsi delle cose, all’aumento di psicopatologie e al loro esordio in età sempre più precoce.
Si pensi al cospicuo interesse clinico, almeno nei paesi anglosassoni, rivolto al disturbo bipolare in età evolutiva, o alla crescita esponenziale delle dipendenze patologiche.
Anche la cultura cristiana, temibile voce critica per al mercato dei consumi, viene messa in discussione ma in modo trasversale: attraverso la rimodulazione del paradigma familiare.
La geniale trovata dei nostri giorni è la destabilizzazione della famiglia: la debolezza dei legami affettivi, la delega nel ruolo di accudimento, l’assenza coperta con oggetti di soddisfazione immediata,
tutto ciò, unito all’elevata aggressività sperimentata nelle relazioni vitali (anche il silenzio anaffettivo è tale), viene a slatentizzare disturbi in età precoce o, comunque, a sovraffaticare la crescita umana.
E se si dovesse scaricare la batteria dello smartphone? Forse è l’Occasione: approfittiamone per riprendere la bicicletta!