La sfida educativa: presentare all'altro se stesso!

by Mauro 7. luglio 2013 22:52

     Oggi abbiamo iniziato un Laboratorio residenziale rivolto a quaranta preadolescenti e volto alla riscoprire il corpo quale luogo di espressività e relazione. L’Oasi San Francesco a Termini Imerese con la collaborazione di una nutrita equipe di animatori si è trasformata in un villaggio rinascimentale che, come al tempo di Pico e Leonardo, farà da contesto ove potere sperimentare, esplorare, comunicare, per conoscere sé e gli altri.
      È circa vent’anni che proponiamo Laboratori residenziali ma ogni volta è un’esperienza inedita proprio perché le persone sono diverse ed uniche. La proposta in continua elaborazione, inoltre, cerca costantemente di rinnovarsi proprio perchè le tendenze e le mode del momento riescono a dare un forte imprinting offrendo modelli culturali differenti anche nel giro di pochi anni.
      Quella educativa è proprio una sfida, e questo ancora di più in un tempo in cui i giochi proposti ai ragazzi non favoriscono più le relazioni umane e le competenze legate a queste. La sfida con un videogames ha una connotazione emotiva ben diversa rispetto a quella che si vive con un compagno e compagna di gioco, non è con l’umano il confronto ma con un freddo calcolatore. Seppure le immagini ed i sonori dei giochi virtuali riescono a procurare eccitazione emotiva di fatto viene a mancare la sintonizzazione con l’emozione altrui, il rimando espressivo, la voce dell’avversario… Tali giochi se esclusivi rischiano di procurare una sorta di “monadismo” sociale e, a mio avviso, in taluni casi essere preludio di disfunzioni che possono strutturarsi fino ad arrivare alla ludopatia in età adulta.
       Ci rendiamo tutti conto che l’isolamento non paga e che il bisogno relazionale è fondamentale sia per la crescita che per il ben-essere di ogni individuo. Se le politiche sociali intendono davvero adoperarsi per “fare prevenzione” allora è necessario che partano proprio dalle prime fasce di età, bisogna prendersi cura della crescita della persona fin dalla prima infanzia e non è pensabile un intervento a favore del “mondo giovanile” senza intervenire già nell’età pre-adolescenziale quando il ragazzo inizia ad aprirsi all’ambiente circostante in modo sempre più autonomo.
        Viviamo in una società complessa e proprio per questo il compito educativo è ancora più arduo proprio perché bisogna interagire a più livelli comunicativi e confrontandosi con sistemi di riferimento diversificati. Il metodo del Laboratorio è basato sulla partecipazione attiva ove il percorso settimanale è il frutto di una co-costruzione in cui il canovaccio di massima prende forma attraverso l’apporto delle tante risorse individuali. Un percorso maieutico in cui ciascuno elabora il tema pro-vocazione del giorno interagendo attraverso le dinamiche espressive, i laboratori artistici, il lavoro di squadra.
       Nel mentre che annoto queste righe i quaranta ragazzi del Laboratorio si stanno preparando con una drammatizzazione attraverso la quale si presenteranno insieme al loro gruppo, attraverso un brainstorming si daranno delle regole, dei confini che permetteranno loro di fare del Laboratorio un’avventura di vita.

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