La prospettiva che riscalda il cuore

by Mauro 4. maggio 2014 10:15

       Quello del dubbio e del questionarsi di fronte alle vicende della vita è una peculiarità della specie umana, la stessa attitudine che apre ad un orizzonte di senso, alla ricerca di Dio nella propria esistenza. Oggi la Comunità cattolica medita un passo, quello dei discepoli di Emmaus, ove il cammino di due viandanti viene provocato dall’incontro con l’Altro. Attraverso il confronto i due escono dal loro "discorso di morte", cambia la loro parola, ed il pensiero che soggiace. A primo acchito si potrebbe asserire: il dubbio non conduce forse ad un continuo tormento esistenziale fino alla melanconia?
          È vero ci sono false domande che potrebbero tormentare la propria vita senza risoluzione, il punto è porre a noi stessi e al mondo che ci circonda le domande giuste!
          L’esperienza descritta nel Vangelo di Lc 24, 13-35 inizia con la condivisione del Risorto con due discepoli che stanno lungo la via come uomini morti, non vedono ed infatti non lo riconoscono, i loro pensieri ed i discorsi sono un crogiolarsi senza soluzione, è il ripiegamento su se stessi e la via è di fuga, si stanno allontanando da Gerusalemme. Forse nel tentativo di dimenticare, di rimuovere l’esperienza che aveva sconvolto la loro vita.
          Sconvolti perché grande era la loro aspettativa nei confronti del Maestro che avevano seguito. In fondo avevano lasciato tutto, le certezze che garantivano la vita di prima, poggiando la loro vita nella Parola di Gesù, la promessa di una vita nuova. Proprio a Gerusalemme avevano visto il Maestro morire in croce. Delusione, amarezza, rabbia, possiamo intuire che la vita di questi uomini si era spenta come a non volere più vivere, a non volere vedere la realtà.
           Se Gesù avesse ascoltato le loro indicazioni e cioè non andare a Gerusalemme per non rischiare la vita forse si sarebbe salvato! I discepoli avrebbero voluto impedire la Pasqua, ma Gesù ricordava loro che la vita va attraversata fino in fondo e dai fallimenti ci si può sempre rialzare, non serve stare a rimuginare sul proprio passato dicendosi “se avessi fatto/detto…”.
         Sono ripiegati sulla loro storia, si “gettano parole addosso” i loro occhi sono “impossessati” così si esprime il testo greco del Vangelo, significa che parlano per rimestare, è un dire per angustiarsi, per nutrire mestizia, e i loro occhi non vedono perché sono oppressi dai loro “pensieri di morte”.
Gesù chiede cosa siano quelle parole che si “gettano addosso”, entra nella loro ferita. Gesù è un guaritore e per questo incontra l’uomo entrando nei meandri delle sue ferite per dare luce nuova, pensiero e sguardo nuovo e questo è frutto di una compagnia, un affetto, che “riscalda il cuore”. È il suo amore che convince e apre lo sguardo, è il suo avere donato la vita sino in fondo a spezzare le catene della morte che ciascuno potrebbe portare dentro.
        Si arrestano “col volto scuro”, il volto esprime la relazione, il mostrarsi all’altro, in questo caso si nega la relazione cioè l’aprirsi all’altro. E anche il loro dire è di rifiuto “solo tu sei estraneo ai fatti accaduti”, raccontano i fatti come se fossero accaduti a loro mentre in realtà il protagonista di quei fatti è proprio l’interlocutore che sta di fronte. Fino a quando non riusciamo a decentrarci, spostare il nostro baricentro, non riusciremo ad avere luce nella nostra vita. Trovare una nuova prospettiva sovente è la sfida della vita.
Gesù fa delle domande per favorire l’espressione del malessere, la richiesta di ciò che si vuole, la definizione di un contratto di guarigione direbbero gli psicoterapeuti. I due viandanti non riconoscono Gesù e sono oppressi dal malessere perché non credono all’amore, fanno dipendere il senso della loro esistenza dal potere.
       Gesù mostra loro una prospettiva nuova, racconta i fatti illuminandoli di un significato vero, prima ancora però dice “o senza testa e lenti di cuore”, fa loro una diagnosi di quel che vivono. Non riescono a leggere i fatti perché hanno un punto di osservazione, testa e cuore, opaco cioè incapace di apertura. È stoltezza volere rimpicciolire il disegno di Dio, il suo amore, in una pretesa di potere con il quale avrebbe dovuto dimostrare la sua onnipotenza.
         Invitano Gesù a fermarsi con loro. Questa è l’apertura dell’uomo che permette l’ingresso di Dio nella propria vita. Lui entra per dimorare con loro, questo è il desiderio di Dio. Quando vedono il pane spezzato ecco che aprono i loro occhi. L’essere umano apre il proprio orizzonte di vita quando scopre che è simile a Dio. Lo “spezzare il pane” rimanda al banchetto a cui Gesù ha invitato i suoi, far parte del banchetto di Dio significa essere come Lui, accogliere il dono della propria figliolanza e della paternità di Dio. Questa è la Pasqua! Lasciarsi riorientare da Dio, sorprendere dal suo dono d’amore. Resurrezione è il cambiamento del cuore, il loro cuore ora “arde” cioè ora è vivo.

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