La Città spazio di Condivisione

by Mauro 11. aprile 2013 19:00

    Il Cinema “De seta” e le botteghe dei Cantieri Culturali della Zisa in questi ultimi due giorni sono stati teatro di pensiero e confronto per la costruzione di una idea condivisa di sviluppo di Palermo.
           Il Seminario Cittadino che ha visto coinvolti più di cento operatori del Pubblico, del Terzo settore e del mondo del Volontariato è stata una vera e propria officina partecipata e volta a prendersi cura della Città. 
           Una Città ferita da tante contraddizioni e cattive pratiche protratte nel tempo e consolidate anche a livello istituzionale, ma che vuole trovare guarigione attraverso la responsabilità attiva di ciascun cittadino.
           Oggi abbiamo da ripensare l’identità ed il ben-essere della Città ovverosia di quanti la abitano. In passato la Città aveva il compito di custodire, difendere e sostentare i suoi, per cui si ergevano alte mura, si provvedeva ad una accurata sorveglianza notturna e ad accumulare scorte ed acqua nelle cisterne in caso di imprevedibili assedi, oggi la funzione della polis è ben diversa e proprio per questo va ridisegnata a partire dalla nuova comprensione della sua identità.
            Partire dall’identità significa prestare attenzione alle Differenze, alle Memorie, alle Relazioni. Si perché a mio avviso bisogna ripensare la Comunità cioè l’essere in comune, e questo favorendo un tessuto di relazioni umane in cui ciascuno si sente riconosciuto ed accolto, ove le differenze si incontrano costruendo la Città. Ciò che aggrega non è più il fine difensivo, l’essere accomunati da un nemico comune o, ancora, l’avere potere per essere rappresentati innanzi agli altri.
          No, è la persona al centro e l’avere cura, la reciprocità, l’accoglienza, le culture e le memorie, dovrebbero contribuire all’espressione di ciascun individuo mai classificabile quale numero di una classe sociale o di un condominio.

           Mi inquieto di fronte a citofoni che riportano un codice numerico anziché il cognome delle persone che abitano in quel luogo, se la privacy è certo un valore per rispettare il singolo  di fatto può diventare un modus che isola nell’anonimato intere comunità di persone.
           Comprendo che bisogna trovare nuove parole, termini di comprensione e di riconoscimento della vita e delle istanze di ogni essere umano, e questo a prezzo di un grande sforzo che deve accomunare tutti. 
            L’umano penso che debba essere il focus centrale, il ben-essere di ogni persona. E questo a partire da ciò che è più comune, che “appartiene” alla nostra fisicità e corporeità. Mi riferisco alla cura dello spazio in funzione dell’agibilità umana (il pedone diventa metro di verifica), la grazia dei marciapiedi, la naturalezza di scivoli in ogni dislivello, passamani nelle salite,  gradini con pedate comode, manto per il calpestio, prati, aiuole, partire dal “basso” quindi, permettere alla Città di mettere radici comode e fruibili, capaci di accogliere e supportare la vita.
            Uno sguardo rivolto in “alto” invece mi fa subito pensare alla luce necessaria per accogliere la luminosità ed il calore del sole, spazi ove viene garantito il ricambio d’aria e non l’accumulo di smog; la presenza del verde, delle piante anche nei balconi, di prospetti colorati, è la memoria della bellezza che è insita nell’animo di ciascuno. Un giorno un mio amico writer ebbe a dirmi: cosa mi dice il grigiore di questo muro, o il nerume dello smog che si accanisce su molti prospetti? Io dipingendo queste pareti di notte dono colore a questa Città!
           È palese che è tramontata da un pezzo la Città medievale che esprimeva per stile architettonico e organizzazione di vita una Cultura comune, oggi si parla di Culture e Memorie che vengono condivise nella stessa Città, e allora bisogna favorire l’espressione della pluralità e delle differenze. Si pensi che alcuni gradiscono stare in periferie verdeggianti, altri al centro della città in modo da accedere facilmente ad uffici e mezzi di trasporto, altri ancora preferiscono il grande condominio che offre molti confort e anche tra questi anche l’anonimato viene considerato tale.         

              Pertanto oggi è complesso cercare una cornice di riferimento per la nostra Città, una cornice rappresentativa di ciascuno. Certo il cittadino va posto al centro, nessuno escluso, non uno di meno

 

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