L'Ascolto di un uomo

by Mauro 17. dicembre 2016 12:14

          L’uomo è mistero, eppure di fronte alla complessità della vita certuni si adoperano per controllare e governare ogni cosa, illusi di nutrire un potere onnipotente. 

     L’individuo si trova tradito dalla realtà che, sottraendosi a quel che aveva preventivato, gli mostra una via differente e a volte inedita. È a quel punto che può subentrare la risposta vittimistica di chi si piange addosso o quella reattiva di chi arriva persino all’aggressione della realtà circostante.

           Diverso approccio ha la persona consapevole del proprio limite e che, quindi, sta nelle cose della vita con fare esplorativo e interessato rispetto a quel che man mano può scoprire. Differente, infatti, è percepire la vita quale scoperta da creare e non quale conquista da possedere!

        Ciò comporta stare nelle relazioni, senza fuggire da esse, sostenere la fatica ed il dubbio, quello di chi sa che la vita altrui è sempre avvolta da mistero.  

Per approfondire tale orizzonte questa domenica ci troviamo di fronte alla figura di Giuseppe (Vangelo di Mt 1, 18 – 24), un uomo di cui non conosciamo la parola ma solo l’ascolto.

Nell’epoca delle molte parole vuote è interessante approfondire la testimonianza di un uomo che parla attraverso l’ascolto della Parola di vita che Dio gli dona. Lui gli si rivela incrociando il suo progetto esistenziale e la relazione affettiva su cui fondava il suo futuro.

La Parola non è mai astratta ma reale e concreta, la risposta che ne consegue è tangibile. Esula dal Cristianesimo una visione astratta di Dio, fatta di descrizioni vaghe e teoriche. Si assiste, piuttosto, ad una relazione interpersonale ed è quella che viene compiuta in modo definitivo attraverso l’Evento dell’incarnazione.

Il Dio dei padri si fa figlio, prende fattezza umana per lasciarsi accogliere da chiunque. Si fa peccato e, quindi, fragilità per potere raggiungere l’umanità ferita dalla menzogna del peccato che aveva giudicato il Creatore nemico da cui difendersi. 

All’interno di questo rapporto interpersonale si colloca la storia di Giuseppe, e nella scena di quest’oggi lo troviamo dubbioso, intento a riflettere su quanto è avvenuto: la sua sposa si è fatta “peccato” per potere donare tutto di sé all’umana gente. Ossia, la Legge giusta d’Israele l’avrebbe condannata alla lapidazione perché peccatrice per quello che portava in grembo, anche se dono di Dio!

Giuseppe si scontra con la religione del suo tempo, entra in conflitto con essa e la fede ha la meglio. Lotta per mantenere la sua relazione con Dio: “poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”. Non pensiamo che il “ripudio nel segreto” sia stata una decisione da poco, cerca di discernere secondo il bene, forse è un tirarsi indietro per dare spazio a Dio, comunque dinanzi a tanto mistero Giuseppe rimane in ascolto, non passa a misure rigide o a condanne giustizialiste.

Ma l’uomo ha bisogno di una rivelazione ulteriore, è quel che scaturisce dall’intimo rapporto con Dio a cui lui rimane aperto: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Maria viene riconosciuta come “sua” sposa, anche lui è chiamato ad entrare in quella relazione d’amore che è attraversata da Dio, entrambi sono all’interno di un progetto d’amore rivolto alla salvezza dai molti peccati del popolo.

Il progetto di Dio ci supera sempre, porta oltre. Pensare che è introdotto da quella genealogia da cui proviene Giuseppe e che è formata da molti peccatori, uomini e donne “ripescati” da Dio per un fine di salvezza. Ecco, la storia di Giuseppe mostra come il Creatore non si ferma innanzi allo sbaglio umano, piuttosto si china sempre più per arrivare ove la creatura è sprofondata.

È tentazione spirituale il fare del “timore” il motivo per tirarsi indietro giustificati dal sentirsi indegni. In quella genealogia troviamo Tamar che rimasta vedova si finse prostituta per unirsi al suocero ed avere una discendenza, scorgiamo Raab che essendo prostituta non esito ad accogliere gli inviati di Giosue che grazie a lei poterono conquistare Gerico, troviamo Rut che di fatto era una straniera e, in ultimo, arriva Betsabea una donna adultera da cui nacque Salomone.

Quel che viene mostrata è la misericordia di Dio che utilizza stranieri e peccatori perdonati per compiere il suo progetto per tutta l’umanità: “Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”.

C’è da chiedersi come mai quest’ultimo versetto segni uno stacco così netto? Non è da Giuseppe ma da Maria che si dice: “dalla quale è nato Gesù”! La genealogia che aveva seguito la linea paterna ora passa a Maria come a spogliarlo di tutto.

A pensarci bene Giuseppe non è esonerato dal peccato originale, anche lui è sotto il segno di quella ferita e questo gli richiederà un ulteriore combattimento. Quale risposta lo troviamo a destarsi dal sonno e ad assumere la sua missione nel silenzio di tutta la vita. Non una parola nei Vangeli è pronunciata da Giuseppe, lui  è custode della Parola e questa sarà annunciata proprio dal figlio suo Gesù.

Insegna una postura esistenziale Giuseppe, è la fiducia dell’uomo che si lascia guidare, la consegna di chi pur avendo propri progetti li restituisce a Dio per farli fruttificare, l’ascolto dell’uomo che sa di essere discepolo e non maestro.

Risuona eloquente la sua testimonianza in questi giorni in cui il regime di Assad  tiene intrappolate duecentomila persone ad Aleppo, molte di loro sono già state trucidate. Il silenzio di Giuseppe è ben altra cosa dall’assordante indifferenza internazionale che in queste ore sta lasciando cadere nel vuoto il grido di donne e bambini, piccoli di ogni tempo che abbisognano, ancora oggi, di trovare Custodi…

 

Add comment

  Country flag

biuquote
  • Comment
  • Preview
Loading

Month List

RecentPosts