Il collirio della memoria

by Mauro 13. ottobre 2013 11:45

             Madre del silenzio che custodisci il mistero di Dio,
liberaci dall’idolatria del presente a cui si condanna chi dimentica,
          purifica gli occhi dei pastori con il collirio della memoria,
           torneremo alla freschezza delle origini per una chiesa orante e penitente.
Madre della bellezza che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano
            destaci dal torpore della pigrizia, della meschinità, del disfattismo.
             Rivesti i pastori di quella compassione che unifica e integra,
             scopriremo la gioia di una chiesa serva, umile e fraterna.
              Madre della tenerezza che avvolgi di pazienza le vie di misericordia,
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità di chi non conosce appartenenza;
intercedi presso tuo figlio perché siano agili le nostre mani, i nostri piedi e i nostri cuori;
edificheremo la chiesa con la verità nella carità.
Madre saremo popolo di Dio peregrinante verso il regno. Amen
                                                                                                Preghiera composta da papa Francesco
                    

                   Stamane al termine della la celebrazione in san Pietro, papa Francesco affiderà a Maria l’umanità intera, il carico esistenziale di ogni essere umano. Durante la celebrazione, che ora volge al termine, papa Francesco ha esortato la Chiesa a lasciarsi sorprendere da Dio, da Lui che ha scelto una semplice ragazza di Nazareth che non abitava nei palazzi ma ha accolto la sua proposta.
                    Pronunciando il suo si, Maria si è lasciata sconvolgere da Dio ma quello è stato solo il primo di tanti altri si culminanti sotto la Croce. Il mistero esistenziale si gioca in questo continuo rinnovare e rinnovarsi, papa Francesco ha invitato a non essere “cristiani a singhiozzo”, l’intermittenza uccide la fede, ha aggiunto.
                    Il Vangelo di questa domenica nel racconto dei dieci lebbrosi che gridano a Gesù di potere essere guariti pone l’attenzione sui nove che dopo la guarigione non sono tornati a rendere grazie, hanno preso la loro strada dimenticandosi dell’incontro con Dio.
                    L’idolatria del presente di cui parla Francesco è il perdere il senso della propria storia, la memoria del bisogno di guarigione e, al contempo, gratitudine per la strada percorsa. Diversamente l’atteggiamento del lebbroso che torna da Gesù mostra la viva ricerca dell’incontro, l’Incontro che permea tutta la propria vita e che mantiene una ferita aperta, mai acquietata. È per questo che quell’uomo che non porta più nella sua carne la lebbra sarà inviato da Gesù dagli altri nove per aiutarli a ricordare, per Annunciare loro l’attesa fedele di Dio.
                   Quel numero “dieci” ha pure un valore simbolico per Israele, era il numero minimo per costituire assemblea nella sinagoga, il numero della Comunità, esprime il riconoscere che non c’è cammino di vita, comunione con Dio, senza l’altro.

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