I Promessi Sposi, opera di trasformazione sociale. La figura di fra Cristoforo

by Mauro 30. dicembre 2011 12:12

  In questi giorni va in scena al PalaForum di Agrigento il Musical lirico I Promessi Sposi  a firma del conterraneo Michele Guardì. La scorsa sera mi sono concesso una pausa natalizia per parteciparvi e ho avuto modo di apprezzare l’originale riproduzione del romanzo manzoniano e, nel mentre che assistevo insieme a migliaia di spettatori, sono stato riportato ai tempi della scuola quando l’approfondimento dei Promessi Sposi faceva da spunto per coltivare ideali di giustizia sociale, di riscatto, nonostante le tante traversie della vita.

      La brama di potere da parte di quanti si credono forti stavolta non ha avuto la meglio sui più deboli. Ed è in particolare la trama di bene sottesa al Romanzo a cambiare la vita di diversi uomini dapprima corrotti. Tra questi certamente la figura dell’Innominato ed ancor più suggestiva quella di fra Cristoforo che mantiene la sua passionalità di primadella consacrazione ma ora nello spendersi per il bene. Forse pochi sanno che la figura di fra Cristoforo che nel Musical è mirabilmente interpretata dal messinese Christian Gravina, corrisponde verosimilmente al frate cappuccino fra Bernardo da Corleone vissuto nel 1600.
      La vita del cappuccino ha ispirato il personaggio manzoniano di fra Cristoforo ugualmente passionale  e tenace nel portare avanti le cause di Dio. Di Bernardo affascina il tratto profondamente umano ed al contempo pieno di Dio. Come raccontano i biografi fu un uomo capace di far festa e gioire con poco come pure di prendersi cura delle persone che incontrava con una particolare sensibilità per i bisogni di ciascuno. 

      Il santo corleonese vivrà il carisma francescano cappuccino dandosi ai servizi più umili. Lui che era considerato la prima spada di Sicilia dopo l'ingresso nella vita religiosa si ritrova a cucinare, a prendersi cura dei poveri e degli ammalati. Infatti prima del 1631, anno in cui entra nell’Ordine dei Frati Cappuccini, Filippo Latino, così si chiamava, era un calzolaio ed anche un abile spadaccino che non esitava a metter mano alla spada per difendere le giuste cause, così come a chieder l’elemosina per i poveri ed i carcerati.
      Un animo prodigo lo ritroviamo sin dalla giovane età di Filippo, contraddistinta dal desiderio di spendersi per il bene ed in special modo per la povera gente. La riscoperta del Bene avverrà quando Filippo, dopo avere accettato una sfida a duello, ferisce quasi mortalmente l’avversario. È in quel momento che si renderà conto di avere avuto in mano la vita di un’altra persona, lì riconoscerà in modo decisivo che tale potere appartiene solo a Dio datore della vita. Pertanto Filippo lascerà la spada che gli dava un nome ed una fama importante dinanzi agli uomini, per prendere la Croce ed il nuovo nome che gli attribuiva Dio.
            Bernardo, dirà Giovanni Paolo II nell’omelia durante la canonizzazione, mai cessava di orare, da questo colloquio ininterrotto con Dio trovava nell’Eucarestia il suo centro propulsore, trovava linfa vitale per il suo coraggioso apostolato, rispondendo alle sfide sociali del tempo, non scevro di tensioni e di inquietudini. Anche oggi il mondo ha bisogno di santi come Fra Bernardo immersi in Dio e proprio per questo capaci di trasmetterne la verità e l’amore. L’umile esempio di questo Cappuccino costituisce un incoraggiamento a non stancarci di pregare, essendo proprio la preghiera e l’ascolto di Dio l’anima dell’autentica santità.
            Una esortazione che, al di là delle confessioni e delle ideologie personali, rimane attuale e che voglio accogliere credendo che il cambiamento sociale dipenda dalla disponibilità di ciascuno e dal coraggio di abbandonare le armi del potere e del sopruso per iniziare a fare la propria parte nel Bene. 

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Incontri culturali | Ricerca di Dio | Testimoni

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