Fede è perdere l'equilibrio

by Mauro 1. settembre 2014 01:00

          A chi si intende poco di cristianesimo la fede appare come negazione della capacità di pensiero o, ancora, come privazione di libertà ed obbedienza cieca. In realtà la fede è ben altra cosa, significa relazione dinamica ma ancor prima perdita di equilibrio. Si, chi si apre alla fede perde stabilità fino a sbilanciarsi. In che senso?
           La Parola della domenica appena trascorsa ci svela il significato di questo sbilanciamento, e lo fa a partire dall’interessante dialogo tra Pietro e Gesù che abbiamo già iniziato a meditare nel post precedente.
         Il primo tra gli apostoli che poco prima aveva riconosciuto il Maestro quale Messia e cioè liberatore del popolo ora, dopo avere ascoltato che lui avrebbe dovuto soffrire fino a morire per poi risorgere, si oppone rimproverando Gesù per questo pensiero. Pietro vuole restare in equilibrio e il sentire parlare di sofferenza e di morte lo turba proprio perché di fronte al proprio limite l’uomo ha consapevolezza che la vita non è pienamente controllabile, l’uomo non è garanzia di se stesso.
          La fede presuppone un cammino e non mai quieto vivere, equivale a poggiare il piede e, al contempo, perdere l’equilibrio per poggiare il passo successivo. Così come il cammino dell’uomo è una continua ricerca di equilibrio allo stesso modo la vita di fede è costante incontro e ricerca.
         Ritroviamo Pietro che ha appena fatto la sua professione di fede: tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Ha riconosciuto chi è colui che gli sta innanzi. La fede è riconoscere la Presenza di Dio nella propria vita, disporsi al cospetto di Dio senza mai impadronirsi del conosciuto. Dio rimane sempre ospite ed amico, è la condizione necessaria per nutrire un atteggiamento di costante ricerca e desiderio, mai del tutto compreso.
        Ma cosa significa professare la fede? Non è tanto un entrare in sintonia con il creato o provare una grande emozione magari sentendosi pervasi da una forza che riscalda l’animo. L’indice della fede non è l’emozione, né la pacificazione del cuore, piuttosto la fede è dono di Dio.
         Pietro è invitato ad accogliere il dono ma per vivere questo deve fare verità nel suo cammino. Deve imparare a confrontarsi autenticamente con la vita: di fronte alla sofferenza Pietro è invitato a passare oltre e a non arrestarsi. Chi fonda la propria fede nel sentimentalismo del momento, quando poi le cose non vanno più bene allora crolla. In quel caso la sofferenza viene a scardinare la fede sommaria.  
         Fede è poggiare la vita in qualcuno. Ecco, non ha fede chi poggia la vita in se stesso, su un progetto o su un’altra persona. In realtà la vita o l’altro, prima o poi, ci tradiranno, resteremo delusi perché non è quel che avevamo pensato!
Ciascuno è soggetto ad errore, a sbagli che, per l’uomo di fede, diventano l’occasione per riconoscere la propria precarietà ed ancorarsi maggiormente a Dio. Soleva ripetere la Edith Stein che il dolore approfondisce l’amore. La fede si fonda su di una relazione, un rapporto in cui circola amore è il frutto di una seduzione e, come ogni innamoramento, l’innamoramento sbilancia.
Eppure Pietro rimprovera Gesù, vorrebbe controllare la vita e basarsi su calcoli più efficaci. Fidarsi di Dio è ben altra cosa, significa mantenere un rapporto anche quando la realtà non cambia, non migliora. Il contrario equivarrebbe ad un fideismo miracolistico o magico, una tendenza tipica di chi idolatra luoghi o pratiche cercando segni esteriori per potere credere.
        In definitiva la fede è dono di Dio e proprio per questo va accolto, in questo senso è annoverata tra le virtù teologali perché da Dio è donata ma dall’uomo va praticata come l’abitudine al Bene che diventa virtù. Per l’adulto  l’esercizio nella fede scaturisce dall’ascolto della Parola. Se non ascoltiamo la Parola non abbiamo appoggio su cui fondare la nostra vita. Cristo è la Parola fatta carne, per conoscere Cristo dobbiamo accogliere la sua Parola e questa esperienza è relazione viva, dialogo e mai monologo. Dio non ci vuole passivi, l’obbedienza presuppone sempre un “fiat” un accogliere la proposta di Dio e secondo questa orientare la propria vita. Ora Pietro è chiamto ad andare dietro, a farsi discepolo e non ad essere di ostacolo, o è l’atteggiamento del cammino a guidare il discepolo oppure è diviso e divisore, sta fermo pretendendo di asservire tutto alla sua logica.
         Un’ultima immagine che ci viene dalla fede è quella della porta, san Paolo invita i suoi ad affrontare il buon combattimento tenendo sempre in mano lo scudo della fede. Per camminare bisogna proteggersi e significa far passare solo le Parole di verità e chiudersi dinanzi alle parole di menzogna. La fede permette di reggersi su una Parola, l’ascolto è l’atteggiamento del cristiano anzi direi dell’uomo vero.
         Se di Dio la Scrittura dice che in Principio è la Parola, dell’uomo può dirsi in Principio è l’Ascolto, cosa sarebbe un individuo senza ascolto?

Tags: ,

Consultorio familiare | educativa di strada | Ricerca di Dio | Terra Santa

Add comment

  Country flag

biuquote
  • Comment
  • Preview
Loading

Month List

RecentPosts