Danisinni ri-chiama Betlemme

by Mauro 19. dicembre 2015 00:00

                  La rappresentazione scenica è un grande catalizzatore per un quartiere. Il cooperare per gli allestimenti, il sentirsi coinvolti nella preparazione dei personaggi, così come il potere vivere da protagonisti una scena, sono tutti passaggi di un’esperienza davvero ricca di vita umana che il Rione Danisinni potrà raccontare andando in Scena domenica 20 dicembre pomeriggio.

                   Pensare che il Rione accoglie la Città è davvero un invito d’eccezione a fronte di un tempo che propina l’individualismo o l’incontrarsi attraverso le apparenze. Danisinni rivela possibilità nuove in cui la Sacra rappresentazione si fa proposta di interiorità e visione di vita, quella buona e semplice, che ha come modello l’umile nascita di Dio a Betlemme.
È così che il Presepe di Danisinni intreccerà elementi di vita quotidiana, attuale, insieme a dialoghi e scelte d’altri tempi, quelle che un giorno permisero un nuovo ingresso di Dio nella storia dell’umanità.
                      Ripresentare innanzi a sé, oltre che nella propria immaginazione, un evento importante quale il Natale del Signore, ha un alto valore evocativo ed esplorativo di quel momento.
                       L’essere umano, infatti, sempre interagisce e dà significati attraverso pensiero e sentimento e la rappresentazione, a riguardo, ha una funzione rilevante.
                       La tradizione cristiana fin dalle origini ha usato rappresentare con immagini quali graffiti, icone o affreschi le scene della Scrittura come a legare l’immagine, i colori e i gesti in essa contenuti, alla intensità del mistero che ivi veniva raccontato.
                     Ancora più pregnante sarà il “memoriale del Signore”. Nella Messa, infatti, non viene rappresentata la cena del Signore ma viene presentato l’Unico banchetto che attraversa spazi e tempi, è il mistero dell’incontro con l’Eterno.
                        Accanto a questa esperienza viva il cristianesimo nei secoli si è avvalso anche della Sacra rappresentazione che ha un valore altamente evocativo in quanto il credente, che vive una relazione d’amore con il Signore, è portato ad entrare con tutto se stesso nella scena che innanzi viene raffigurata.
Il Mistero, però, non ammette spettatori, unica chiave ermeneutica è entrarvi dentro. Certo, in punta di piedi, così come l’animo delicato della Luce che è venuta a rischiarare il buio dell’umana gente, per lasciarsi affascinare e coinvolgere in un racconto che, per essere compreso, abbisogna che ridiventi racconto di vita: la propria! 
 

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