Chiamati alla vera gioia

by Mauro 29. gennaio 2019 08:10

       A fronte delle mode del compromesso proprie dei nostri giorni, in cui si è soliti miscelare bene e male pur di trarne convenienza, papa Francesco consegna alla Chiesa una nuova esortazione, la terza, invitando alla santità nel mondo contemporaneo.

        Già il titolo, Gaudete et exsultate, rimanda alla gioia e all'esultanza quale sfida per il nostro tempo abituato a rincorrere chimere di felicità frutto dell'immagine ossia del potere e delle ricchezze da vantare di fronte agli altri.

      Nel tempo della spettacolarizzazione ci viene indicata la via della interiorità quale comunione profonda con il Signore da cui scaturisce la santità e la gioia di vita. Il cammino quotidiano, allora, diventa  missione attraverso cui condividere la presenza di Dio in mezzo a noi, con la testimonianza di vita e la partecipazione attiva alla realizzazione del Bene in questo mondo.

        Non si tratta di un cammino volto al perfezionismo così come erroneamente poteva essere intesa l'ascesi cristiana scadendo in una serire di cose da fare per sentirsi giusti di fronte a Dio. Quel modo di intendere la religione gonfiava di superbia il pio devoto finendo con il giudicare tutto e, di conseguenza, allontanando gli uomini dalla Chiesa e da Dio. Il mandato missionario è ben altro, essere “sale” e “lievito” in questo mondo comporta il compromettersi facendosi carico dei travagli dell'umanità a partire dal territorio in cui si vive.

Il volto della santità, allora, non può mostrare tristezza ma gioia e questo non per un mero tratto formale ma perchè Dio vive nel cristiano e la Pasqua, da cui inizia la vita di ogni credente, è il motivo della vera gioia perchè indica la sconfitta di ogni male e, perfino, della morte.

Santità, dunque, è il cammino rivolto verso la meta del Cielo ed è la meta verso cui siamo diretti a dare sapore ai nostri giorni. Altrimenti rimarremmo schiacciati nel segmento presente fondando le nostre scelte sulla convenienza di turno, sul “mi piace” o sul “mi sento”, perdendo di vista le conseguenze delle nostre azioni ed il percorso che stiamo costruendo.

I cinque capitoli dell'esortazione raccontano di come sia percorribile la via della santità quale chiamata universale rivolta a tutti i figli di Dio. Il primo capitolo, in particolare, ne esprime il senso e cioè la santità intesa quale gioia per il dono ricevuto dal Signore e non frutto di una conquista o di capacità particolari. Dono offerto a tutti all'interno della propria storia.

La prospettiva di Francesco guarda il Vangelo inserito all'interno della vita ordinaria e non al di fuori, proprio perchè la storia è il luogo in cui si sperimenta la felicità che ci dona Dio. Non corsa al perfezionismo per avere “un'altra storia” ma fiducia nell'amicizia di Dio con cui percorrere il cammino quotidiano.

In questa vocazione ciascuno è chiamato a rispondere secondo la propria specificità. Già i piccoli gesti sono passi verso la santità e ogni momento è l'occasione per compiere azioni ordinarie in modo straordinario cioè affidandosi a Dio e affrontando sino in fondo la vita per quella che è.

È l'identità della Chiesa ed è il tesoro che già la Comunità custodisce attraverso l'amore. Chi ama si dona e ciascuno può donare perchè continua a ricevere da Dio alimentandosi, cioè, alla fonte.

Papa Francesco riporta la Comunità cristiana ad un costante discernimento per rimanere nella profondità della vita e ciò è possibile se si riparte dalla Parola di Dio e, dunque, dalla testimonianza di Gesù. Attraverso questo costante confronto è possibile riconoscere gli amici di Dio e i “santi della porta accanto” con i quali condividiamo il cammino di ogni giorno.

In particolare papa Francesco porta l'attenzione ad alcuni testimoni ordinari che ci ricordano la presenza di Dio: i genitori con la loro pazienza, gli uomini e le donne che faticando portano il pane a casa, i malati con il loro apparente essere infruttuosi, le religiose anziane che continuano a sorridere.

Il Pontefice, dunque, rimanda alla profezia e all'osare della fede, invita il popolo di Dio a spingersi oltre fidandosi dell'azione del Signore nella propria esistenza personale e comunitaria. Una chiamata da cui nessuno deve sentirsi escluso. La gioia è possibile se si celebra l' “oggi” di Dio.

 

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