Avvolti in un mistero

by Mauro 5. aprile 2020 14:33

        La storia dell'umanità è avvolta in un mistero e a ciascuno è dato di trovare la via da percorrere per crescere e riuscire a dare senso pieno ai propri giorni.

        Ciò significa che nulla è scontato e che nella vita adulta tale cammino potrà essere insidiato da prove e delusione, da fantasie di fuga e vie alternative che, a primo acchito, sembrerebbero più allettanti rispetto alla strada intrapresa ma ben presto rivelerebbero la loro illusorietà.

      Nell'ora della prova, spesso connotata dalla solitudine, abbiamo bisogno di tornare alle radici di senso per mantenere vivo il dialogo che ci permette di mantenere la direzione. Senza dialogo, infatti, la solitudine scivola nell'isolamento e nella perdita di lucidità e l'individualismo in cui si cade viene a corrompere l'animo e la lettura della storia.

La prima scena evangelica della settimana santa ha questo sapore, Gesù entra in Gerusalemme acclamato con grida festose che, però, tradiscono una onnipotente idea salvifica che gli astanti hanno di  Lui. Quella folla così entusiasta nel giro di poche ore svanirà per ripresentarsi solo quando Gesù sfigurato, per le percosse subite durante i processi, sarà presentato loro gravemente ferito e del tutto inerme.

Nel mentre che il progetto di Dio sta arrivando a compimento l'umanità si dissocia fino al punto da gridare, questa volta, la condanna di quel che era stato proclamato re. È sorprendente come cambia la scena di questo mondo e di come l'animo umano possa essere così volubile di fronte alla prova. Ma qua si manifesta qualcosa di ulteriore poiché il Maestro non ha mai cambiato direzione, piuttosto sono loro che credevano di stargli dietro fino a quando Lui operava guarigioni e parlava della libertà dei figli ma interpretavano tutto ciò in termini di gloria onnipotente!

Quel che Gesù diceva e operava, invece, aveva sempre lo stesso valore e cioè manifestare il desiderio d'amore del Padre di riconciliare l'umanità ferita e  perciò divisa dal Cielo e ciò attraverso l'umiliazione del Figlio e non l'autorità fondata sul potere.

Quando l'uomo perde l'ascolto allora travisa la realtà che gli sta di fronte e tutto viene letto secondo una proiezione personale. In questo caso vedevano realizzarsi in Gesù le loro ambizioni di grandezza e di riscatto, perfino i discepoli discutevano su chi tra di loro potesse essere il più grande.

Ma l'opera di Gesù costantemente aveva rivelato la mentalità di Dio che sempre più si stava chinando sulla fragilità di ogni essere umano fino ad incontrarlo, di lì a poco, perfino nella morte.

In antitesi troviamo una fitta trama di nascondimento: il Sinedrio che complotta per ucciderlo, Giuda che lo vende e guida i soldati nella notte, la paura e la fuga dei discepoli, il rinnegamento di Pietro, i vari processi tenuti alla ricerca di falsi testimoni per arrivare ad un giudizio di cui lo stesso governatore romano avrà paura. Al contempo si snoda una narrazione luminosa che emerge sempre più rivelando la fiducia nel Padre e come Lui arriverà a glorificare il Figlio.

La settimana santa ci svelerà come Dio non compete con l'umanità peccatrice e piuttosto rilancia il dono per guarirla. Gesù mantiene la sua direzione umiliandosi fino alla consegna ultima, chi si fida del Padre non conduce le piccole battaglie per affermare se stesso ma sa che il Padre lo glorificherà al tempo opportuno. L'esistenza personale, dunque, abbisogna di questa fiducia altrimenti si potrebbe abbandonare il Maestro e seguire solo se stessi alla ricerca della continua glorificazione di sé e per avere un riscontro nell'immediato, tipico di chi lega la propria vita ad un istante.

Per camminare bisogna sapere attendere, mantenere la fiducia in chi, dopo la caduta, è capace di rialzare. Ma è necessaria l'umiltà, quella che fu di Pietro e degli altri apostoli i quali al mattino di Pasqua si lasciarono incontrare dal Maestro nonostante i loro ripetuti sbagli o, ancora, l'umiltà del ladrone che riconobbe in Gesù croficisso il Figlio di Dio supplicandolo di portarlo con Lui.

Diverso sarà l'atteggiamento di Giuda, di Pilato e dei capi del Sinedrio, della folla o del ladrone che sfidò il Crocifisso, loro si accaniranno perdendo l'occasione della loro esistenza.

La vita è sempre una opportunità ma sta a noi accoglierla e imparare a viverla. In questi giorni di intensa misura restrittiva a motivo della pandemia, il Signore continua a parlare e ad agire e ad ognuno è dato di rimanere in ascolto per approfondire la relazione. Il tempo della prova, infatti, è l'occasione per un'intimità maggiore e per la consegna piena così come fu per Gesù nell'orto del Getsemani.

La scena evangelica di oggi si conclude con l'immagine dei soldati che stanno a vegliare un sepolcro che nell'arco di qualche giorno si scoprirà vuoto. Mentre Giuseppe d'Arimatea dona la sua tomba affinchè il corpo di Gesù possa esservi deposto, le guardie ed il Sinedrio rimarranno a custodire quel sepolcro vigilando sulla morte. Loro rimarranno chiusi nella loro comprensione delle cose secondo una logica di morte, invece Giuseppe permetterà al Cielo di visitare quello che sarebbe stato il luogo della sua morte e, in questo modo, si aprirà alla vita che non ha tramonto.

 

 

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