Anche a Danisinni cresce un Sicomoro

by Mauro 30. ottobre 2016 09:13

     La meta che si raggiunge nella vita dipende dal desiderio che si nutre. È vero che oggi l’essere umano viene intossicato da bisogni indotti funzionali a trovare piacere immediato e che, di conseguenza, spengono il desiderio e cioè la tensione per un nutrimento e un appagamento profondo, ma la felicità non può essere ridotta all’acquisto di beni di consumo o alla sequela di mode che, alla fine, rivelano tutto il loro intento di schiavizzare l’essere umano.

        Il gusto profondo della propria esistenza si radica in un’esperienza ben diversa come ci rivela il libro della Sapienza (11, 22ss.), quando si scopre la ricerca che Dio ha per il bene dell’uomo. Ecco, potremmo dire che lo sbilanciamento esistenziale inizia quando la creatura inizia a competere con il Creatore, quando Dio viene scambiato per un nemico o, comunque, per un giudice cattivo e quindi l’uomo pianifica la sua vita per correre ai ripari.

Il libro della Sapienza rivela come ogni azione di Dio sia ordinata a prendersi cura dell’umanità e, in particolare, di quella smarrita e che rischia di sprofondare nell’abisso dell’infelicità.

È quanto ci presenta il Vangelo (Lc 19, 1 - 10) di questa domenica. Zaccheo etichettato quale “capo dei pubblicani e ricco”, decide di rompere con questa identificazione. In fondo gli altri lo guardano così perché di questo status ha fatto il motivo della sua vita. Per essere diventato capo dei pubblicani ha fatto la sua scalata sociale e sappiamo quanto erano privi di scrupoli gli esattori del tempo i quali maggioravano le tasse per potersi arricchire alle spalle della povera gente.

Quell’altezza ora è diventata motivo di insofferenza, è entrato in crisi il sistema valoriale di quest’uomo e adesso lo troviamo alla ricerca di Gesù. “Cercava di vederlo” recita il testo, come ad essersi messo in cammino prima con il cuore e, di conseguenza, con lo sguardo per incrociare il Rabbi di cui aveva sentito parlare. Ciascuno ripone lo sguardo su ciò che cerca, si lascia attrarre da quel che intuisce motivo di interesse.

La cultura contemporanea dà un posto di rilievo all’immagine ed il vedere è diventato il canale sensoriale privilegiato per conoscere la realtà. Questo è un rischio per il mondo odierno perché la conoscenza profonda scaturisce dall’ascolto, ed il vedere di cui parla la Scrittura è quello che matura dal desiderio di conoscere aldilà delle apparenze e del “sentito dire”.

Zaccheo, oltretutto, si trova impedito a motivo della folla che ha dinanzi. Lui è solo, la sua vita non si è intessuta di relazioni ma ha usato l’altro per un proprio interesse. Ora è la relazione che cerca e, comprende bene, deve ripartire dall’incontro con Gesù.

Sale su un sicomoro, non esita dinanzi alla possibilità di perdere la propria reputazione, sa che sarebbe stato deriso,  stava mostrando a tutti la sua debolezza e il bisogno di un Altro per vivere. È quando ti metti in gioco, lasciando perdere tutto il resto, che Dio può sorprenderti.

La nostra vita, generalmente, è fatta di consuetudini e modi consolidati di pensare e vedere le cose. È una sorta di economia adattiva che permette di affrontare l’ordinario senza eccessivo sforzo, dando per scontate le cose senza ulteriore riflessione. L’esperienza di fede abbisogna, invece, di uscire dai propri schemi perché Dio ha una Sua prospettiva di vita che, nel profondo, è quella che risponde alla ricerca di ogni essere umano. È così che Zaccheo si scoprirà cercato e guardato da Gesù: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Il prosieguo lo conosciamo bene, scenderà di fretta quell’uomo per accogliere a mensa Dio. È un momento di intimità in cui Zaccheo si apre al Maestro rinunciando a tanta ricchezza e decidendo di condividere con i poveri quel che ha. È totalmente inedita la relazione che vive ora Zaccheo, si è sentito guardato in modo gratuito e non giudicato, ha colto che Gesù non ha avuto timore di “imbrattarsi” con lui. Zaccheo ora può essere se stesso senza alcuna costruzione!

È immediata, infatti, la risonanza di quanti stanno attorno: «È entrato in casa di un peccatore!». È proprio questa la logica di Dio, andare alla ricerca di chi era perduto, per accoglierlo nella sua Vita.

Nella fattoria parrocchiale a Danisinni, si trova un sicomoro di modeste dimensioni, è un umile segno e ci ricorda che i cambiamenti sono possibili se si alza lo sguardo!

 

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