L'umanità abbisogna di spazi d'Incontro

by Mauro 1. marzo 2013 21:00

   “Uno ad uno, sei blocchi di cemento alti otto metri vengono posati in un largo solco da un’altissima gru. Sono i primi sei blocchi del muro. Da oggi, primo marzo 2004, Betlemme può chiamarsi “ufficialmente” una prigione.
      Ecco il primo pezzo di muro… ce lo troviamo davanti quasi all’improvviso, orribile. Il suo grigiore sta davanti a noi, abnorme, inumano: ci taglia fuori completamente dalla vita di normali, liberi esseri umani. L’hanno iniziato a pochi passi dal nostro ospedale. Davanti al muro regna il silenzio, anch’esso divenuto grigio e pesante. Sono pochi gli abitanti di Betlemme che si recano a vedere la triste novità di questi giorni, e per un po’ la giudichiamo quasi indifferenza, ma essi il muro non lo vogliono neppur vedere, non ne vogliono neppur sentir parlare, nauseati fino in fondo di una vita priva di dignità, vissuta pagando per tanta violenza.”
     Con queste lapidarie parole le Suore del Caritas Baby Hospital di Betlemme raccontavano l’esperienza fatta nove anni fa quando dalle finestre dell’ospedale in cui prestano servizio a favore dei palestinesi, ebbero a scorgere le prime lastre di cemento che hanno ingabbiato e ferito la Città della Natività. 
      Oggi, anniversario di quella data, insieme ai Pellegrini di giustizia ci siamo uniti alle Suore per celebrare Eucarestia  a Beit Jala, nella parte alta di Betlemme in mezzo a quegli ulivi che fra qualche settimana dovrebbero essere tagliati per il prosieguo del muro.

       Si, i palestinesi di Betlemme prima nel 1967 sono stati arbitrariamente deprivati del 70% delle loro terre, da un giorno all’altro si sono visti privati del diritto di abitare e lavorare in quella terra di cui erano i proprietari, e ora come se non bastasse hanno ricevuto una nuova notifica: Israele ha deciso di ampliare il Muro inglobando tutta la collina di Beit Jala!
       Sembra delirante questa storia eppure è la realtà di questo luogo ferito dall’ingiustizia umana, il Muro apparentemente motivato per “dare sicurezza” ad Israele, di fatto è un Muro “per escludere” la Palestina, privandola delle sue terre fino a sopprimere numerosi villaggi o circondandoli da ogni parte di filo spinato.
        Al termine dell’Eucarestia si siamo mossi verso il Muro, siamo arrivati al check point in preghiera, eravamo lì per pregare, pregare per il crollo del Muro e con esso dell’inimicizia tra due popoli…

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