Perchè il bisogno di esibizione?

by Mauro 1. febbraio 2012 11:04

     Pensare che una nave da crociera scivoli mentre fa l’inchino ad un’isola incagliandosi nei suoi scogli, fa pensare a quanto potente  possa essere il bisogno di esibizione. Certo pregiare una crociera con  il saluto ravvicinato ad importanti località pare incrementarne il budget economico ed, ancora, promuovere la propria immagine pubblicitaria in modo davvero originale. Penso ancora a quando trovandomi nel Canal Grande, voltatomi al suono delle sirene, ho scorto una città galleggiante che passava a ridosso della laguna mentre la nostra piccola imbarcazione cercava di mantenere la sua rotta ammortizzando l’impatto con l’onda anomala che ci è piombata addosso. Permettere gesti eclatanti che possano mostrare la grandezza di individui o di lobby, pare oggi sia un fatto tacitamente accettato e perpetuato. La “pratica dell’inchino” è cosa abituale e a dire del presidente del sindacato dei capitani “è anche un atto per dimostrare coraggio  e che, in quanto tale, può andare male”. È proprio questo il punto, ci chiediamo il perché di simili dimostrazioni.

         Mi pare un registro analogo a quello su cui si è modulata la politica degli ultimi anni. Pensiamo all’enfasi carismatica del passato premier, la fascinazione attraverso la platealità delle affermazioni e degli agiti, usata per governare. Anche le relazioni intrafamiliari rischiano di non reggere il confronto con la realtà perché viene assolutizzato il piano emozionale. Eppure abbiamo bisogno di ragionevolezza in un comandante così come di capacità di progettazione in un padre di famiglia. Anche la capacità di governo dovrebbe regolarsi su un principio di ragione, un pensiero che fonda una programmazione ad ampio raggio. 
         Ma torniamo al bisogno di esibizione, questo pare nutrire sempre più chi vive il nostro tempo. Il fenomeno facebook ad esempio coinvolge cinquecento milioni di persone, permettendo contatti tra individui di tutto il mondo. La possibilità di creare e mostrare un profilo a proprio piacimento, tessere amicizia con parecchie centinaia di individui, sentirsi in contatto con tanti! Tutto questo vorrebbe procurare sicurezza, pienezza di sé (ci sentiamo qualcuno se siamo riconosciuti da altri), ma ad un’analisi più attenta denota un profondo senso di solitudine, difficoltà a vivere le relazioni e a sostenere il prezzo di un legame, quelle difficoltà proprie della vita quotidiana. È così che sovente il mezzo di comunicazione diventi luogo e spazio di fuga dalla realtà, luogo in cui inventarsi una identità, spazio in cui la minima difficoltà può essere superata con un semplice clic su “cancella”.
        Quale sia la linea di confine tra la sana stima di sé e l’ostentazione del proprio essere che assume connotazione patologica, oggi è sempre più difficile da definire. La spinta ad essere importante sembra gravare sull’era della globalizzazione orientata, anche per questo, ad essere un'era borderline. Puoi essere importante senza limiti ed in tutto il mondo!

         Rimangono alcuni che osano ancora parlare di un disturbo narcisistico di personalità proprio di chi ha un senso di sé esageratamente grandioso e che si aspetta tale riconoscimento anche dagli altri. Figure suscettibili alle critiche, poco tolleranti alle regole di convivenza sociale, tendenti allo sfruttamento interpersonale, poco empatici ma capaci di fascinare, ammaliare per avere nutrimento dagli altri fino a quando ne hanno bisogno. 

          Un modus vivendi e percipiendi che contrasta con l’aneddoto biblico “onora il padre e la madre” ove “onorare” nell’accezione ebraica sta per “dare il giusto valore, il giusto peso”, né più e né meno. Ciò significa che la sovrastima dell’altro rischia di tramutarsi in spinta ad essere perfetto e grande fino a convincersene o, al contrario, deprezzarlo significa non riscere l'importanza della sua vita, crederlo meno importante di se stessi. Equivale a rispettare il limite, ciascuno è ciò che è e non altro, e in questa consapevolezza potrà trovare il valore del suo esserci. Diversamente la persona vergognandosi della sua naturale fragilità cercherà di dimostrare al mondo intero di non essere se stesso, ma un altro: comincerà ad esibire una maschera!

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