Le sorgenti di Aboud

by Mauro 12. marzo 2013 15:20

   Ad Aboud villaggio palestinese  lungo la via che da Nazareth porta a Gerusalemme, ho ritrovato la comunità Scout. Ad un tratto è come se mi fossi ritrovato catapultato con i giovani del Castelvetrano1 a riflettere sulle problematiche del territorio, la sfida che il Vangelo chiede a chi vuol mettersi in gioco. Anche a Betlemme ero rimasto a sorpreso nel vedere, mentre in processione pregavamo lungo il muro, gli Scout che reggevano oltre la Croce anche la bandiera palestinese.
     Percepisco subito che ad Aboud la sfida è davvero grande, seppure il luogo sia un esempio di pacifica convivenza tra arabi cristiani e musulmani, la vita di questa gente è stata sconvolta dall’insediamento israeliano.   Quando parlo di insediamento non intendo un inserirsi nel territorio integrandosi con la popolazione locale, questo sarebbe auspicabile, invece si tratta di espropriazione di terre, esclusione attraverso un alto muro e, beffa ancora più grande, appropriazione delle sorgenti.
     Aboud è un luogo ricco d’acqua e perciò fertile e con una rigogliosa vegetazione, ma quando ti appropri delle sorgenti ecco che gli altri rimangono fuori, fuori da tutto. È proprio per questo che ogni venerdì ad Aboud la popolazione locale, cristiani e musulmani, fanno una manifestazione pacifica a difesa delle sorgenti. È una manifestazione che spesso sfocia in tafferugli, i militari avanzano per far sgomberare i cittadini si fermano e lanciano le pietre ed allora inizia il lancio di lacrimogeni dall’odore molto nocivo.
     Colgo un simbolo eloquente nell’ambone della Chiesa di Aboud. Il luogo dell’Annunzio  è costituito da un ulivo secolare, uno di quelli che sono stati divelti per realizzare il muro di annessione. Quello che dovrebbe tagliare in due il paese, così come è successo a Betania e in tanti altri villaggi.
     Rimango in silenzio ad ascoltare. La popolazione della Cisgiordania ha bisogno di dialogo, di trovare interlocutori disposti al confronto, alla riflessione comune per scoprire vie nuove, vie di riconciliazione.
     Insieme alla terra anche l’esistenza di queste persone appare ferita, si assiste ad una continua espropriazione dell’identità, dell’appartenenza, della linfa della vita rappresentata proprio da quelle sorgenti, le sorgenti di Aboud.
    Rileggendo quanto Ben Gourion dichiarava nel 1941, "Dobbiamo ricordarci che per radicare lo Stato ebraico, bisognerà che le acque del Giordano e del Litani siano comprese all'interno delle nostre frontiere", comprendo che c'è una strategia politica dietro tutto ciò, una politica che dimentica la sua vocazione natìa: essere al servizio del genere umano!

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