Non è un film

by Mauro 14. aprile 2019 20:33

      Non è a lieto fine la vita di Gesù almeno se la si vede da spettatori e secondo le apparenze: il buono perde la vita e il cattivo pare avere la meglio. Gli amici tradiscono e fuggono  e nel mentre i nemici portano a compimento la loro trama di ingiustizia. Il dolore arriva ai piedi della Croce, lì i discepoli attoniti e lacerati e i crocifissori ancora più agguerriti e sadici come ad avere gusto per la sofferenza di quell'uomo sfigurato.

     Ma ecco che dietro le quinte, quando gli uni si credono vittoriosi e soddisfatti e gli altri perdenti e feriti mortalmente, arriva una Luce. Il sepolcro è vuoto e la memoria della Parola torna a dare senso ad ogni cosa. È dalla meta che si comprende la storia e dal fine che si persegue è possibile discernere l'esistenza di una persona.

     Tutto ciò resta letteratura per quanti si abbeverano alla fonte del “mordi e fuggi”, del “tutto e subito” o “dell'usa e getta”, per quanti soggiogati dalla cultura contemporanea ritengono che la vita è questione di potere e di apparenze e l'altro è un rivale con cui competere per sottometterlo o eliminarlo. La dottrina fondata sul piacere immediato o sul possesso per godere è incapace di scorgere fascino dall'insegnamento dell'amore sino alla fine, del dono gratuito, dell'amicizia di Dio malgrado l'inimicizia dell'uomo.

Quello che la Comunità cristiana celebra ogni anno nella domenica delle Palme è leggibile all'interno di una relazione. Senza relazione con Dio e cioè come se ciascuno fosse spettatore di un film, tutto apparirebbe assurdo ed incomprensibile, mera drammatizzazione.

Per chi rimane in ascolto della presenza di Dio, piuttosto, in questi giorni si rivela in tutta la sua bellezza il mistero dell'amore.

L'ingresso in Gerusalemme è osannato, Gesù cavalca un'umile cavalcatura per entrare nella Città santa. È l'immagine del re pastore, dell'inviato di Dio che non tiene conto dell'altezzosità del cavallo ma è operatore di pace e si mantiene vicino. Gesù rimane prossimo così come ha manifestato nel lungo pellegrinaggio che ora arriva alla meta.

Nel mentre c'è chi trama vendetta, chi sta calcolando meticolosamente la rivincita. Sebbene Lui non sia mai entrato in competizione, anzi si sia spogliato di tutto facendosi uomo e chinandosi sull'umanità più ferita ed esclusa.

Assistiamo, dunque, al culmine di questo itinerario, adesso è totalmente spoglio il Re Messia, è consegna assoluta al Padre e, al contempo, agli uomini.

Si apre una finestra inedita in Cielo, il perdono di Dio arriva oltre il male più grande e cioè la crocifissione del Figlio e alla creatura è richiesto di accogliere senza riserve così grande dono d'amore. L'umanità accede in modo inedito nella vita di Dio, da Lui ciascuno è accolto e per entrare in questa esperienza è necessario lasciarsi illuminare dalla Pasqua. Senza sguardo sul mistero della Passione non c'è cristianesimo, ma mera religione fatta di precetti e moralismi da eseguire per sentirsi più buoni.

All'ingresso in Gerusalemme segue la Cena della condivisione in cui il Maestro si fa pane spezzato e servo di tutti. Sulla croce dopo la fuga degli amici Gesù avrà parole di perdono dinanzi al Padre perchè nessuno resti privato del Cielo e questo accesso sarà subito riservato all'ultimo di quel momento, un ladrone che sta perdendo la sua vita in croce a motivo dei suoi peccati. L'ultimo diventa primo e costui che è sfigurato è riconosciuto come il più bello tra i figli dell'uomo.

Un nuovo criterio estetico è consegnato all'umanità in cammino, la bellezza che viene dall'amore, la verità che rimane tale solo quando è intrisa di misericordia. Il popolo di Dio rimane in cammino su questo mondo, non tutto è chiaro o scontato ma la certezza dell'Amore diventa la prospettiva di accesso al quotidiano.

Ogni giorno, da allora in poi, acquista la capacità di raccontare l'opera di Dio per questo mondo e l'opera umana diventa rivelazione inedita dell'agire di Dio per l'umanità di ogni tempo.

Inoltre viene restituita cittadinanza al silenzio, il tempo dell'attesa è spazio di ascolto, luogo di riflessione e di elaborazione di quel che si è vissuto, condizione per vivere di relazioni.

    

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