Forse sognatori ma certo non rassegnati

by Mauro 12. gennaio 2012 21:51

  È da stamane da quando al Tg ho appreso della tragedia consumatasi a Trapani, ove un quarantenne esasperato dalla mancanza di lavoro ha deciso di metter fine alla sua vita e a quella di tutta la sua famiglia, che penso a quanto sia profondamente ingiusto tutto ciò. Ancora inviando una missiva al blog, Alessio da Castelvetrano, uno dei giovani missionari di strada, mi ha scritto del suo sgomento di fronte a questo che è solo uno dei tanti fatti di cronaca che in modo prepotente da parecchi mesi stanno attraversando la nostra nazione stremata dalla crisi finanziaria ed occupazionale.
          Ho avuto modo in questi ultimi anni di condividere con tanti giovani come Alessio intensi progetti di animazione nel nostro territorio, così come di formazione alla partecipazione sociale o esperienze di servizio a favore delle fasce di popolazione più disagiate andando anche in paesi in via di sviluppo. Esperienze che ci hanno permesso di condividere riflessioni, sogni, progetti di cambiamento e di promozione della giustizia sociale, e che ci hanno dato il senso del costruire insieme e di come la cooperazione è già benefica per chi vi partecipa. È la forza che nasce dalla comunione, quando non ci si percepisce gli uni rivali degli altri ma capaci di costruire insieme e non in modo solitario.

          La stessa forza che ho sperimentato quando, allora ventenne, abbiamo sollevato un grido di speranza, anche se solcato dal dolore, nella nostra Palermo dopo gli efferati omicidi a Capaci, in via d’Amelio e a Brancaccio. Storie di ingiustizie sociali che si perpetrano, al di là di chi sia il manovratore di turno, cercando di spegnere la fiducia nella vita e del suo profondo valore per ciascuno.
           Il business di turno pare che venga dettato dall’alta finanza che da un pezzo ha messo le mani sull’impresa facendola diventare luogo di speculazione economica più che espressione lavorativa delle persone che la abitano. Essa da luogo di persone concepite come risorse interne che si mettono in relazione con una rete esterna composta da altri lavoratori e dagli stessi consumatori, è diventata luogo di attività utili solo in base al parametro di concorrenza. Sembra banale rilevare quella che è per tutti un’evidenzia: “non più persone ma numeri”, questo passaggio è quello che attenta alla dignità di ogni essere umano.
           Sempre più il coordinamento delle singole imprese è passato a multinazionali che gestendo realtà in diversi paesi hanno di volta in volta deciso quale sopprimere per farne emergere un’altra in base al volume di “convenienza”. Non sto parlando della logica di mercato che da sempre ha retto il mondo, la questione è ben diversa. Significa frammentare la forza lavoro (e quindi anche i diritti dei lavoratori) attingendo a pezzi di produzione provenienti da aziende sparse in tutto il pianeta Terra. Ciò permette di non avere a che fare con persone come quando in un’azienda si produceva per intero un prodotto ed il titolare ne seguiva il processo vigilando sull’operato dei suoi dipendenti. Il manager finanziario gestendo diverse realtà anche di natura diversa, assembla il prodotto finale in aziende che ha sotto la sua diretta proprietà e commissiona i pezzi a tante altre senza avere alcun vincolo con esse e con i relativi dipendenti. La successiva commissione potrà essere affidata ad un’altra impresa che gioca al ribasso.
           Risultato? Chi gestisce il potere finanziario è totalmente libero di abbandonare una piccola realtà locale che magari aveva fatto anche investimenti pur di rispondere alle istanze del grande manager con il conseguente risultato di una grande instabilità sul piano occupazionale. Inoltre le stesse lobby economiche vengono ad offrire nuovi beni e servizi che di conseguenza sollecitano nuovi consumi inducendo a perpetuare un sistema di dipendenza e di asservimento alle logiche di mercato, e la storia continua... Questa escalation crea il circolo del disagio sociale, ove il lavoro non è più raggiungibile per merito ma solo per amicizia, per conoscenze. Comprendiamo come sitemi di tipo massonico o la criminalità organizzata abbiano interessi precipui nel mantenere simile apparato che garantisce un controllo della libera espressione del cittadino ed al contempo la possibilità di riciclare denaro di dubbia provenienza. La stessa strumentalizzazione vale per l'eticità del proprio lavoro, ad esempio una azienda che realizza parti lignee per vario utilizzo potrebbe ritrovarsi a fornire l'impugnatura successivamente assemblata per la costruzione di un kalashnikov.

           Una breve disamina per accennare alla portata del fenomeno che ancor oggi, mi pare, viene sottostimato e che invece merita un confronto con la cruda realtà per poi ricominciare, cooperare per creare sempre più intense officine sociali capaci di tessere nuove trame di solidarietà e di fiducia tra gli esseri umani. Io continuo ad appartenere alla classe dei sognatori!

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