La buona battaglia/3

by Mauro 15. aprile 2017 20:38

    La Pasqua ci svela il senso delle cose, la battaglia che stiamo affrontando nel nostro quotidiano. Le donne che si recano al sepolcro continuano a nutrire un desiderio d’incontro con il proprio Signore, sono ferite ma ancora continuano a cercare anche se di fatto portano una memoria di morte, è il Cristo deposto nel sepolcro che cercano.

Spesso il combattimento della vita è distorto dalle ferite che portiamo. Loro erano deluse e addolorate, avevano visto crollare il Maestro perché ancora leggevano quell’evento, la Crocifissione, secondo categorie di progetto e di successo di vita. La loro memoria non riesce a superare la morte, portavano l’umana consapevolezza dei limiti della propria natura ed in particolare la paura di perdere e di vedere finire tutto. È il timore di tutta l’umanità, il timore primordiale che ha fatto della relazione con Dio un nascondimento, un sottrarsi al suo sguardo.

Arrivate al sepolcro vengono sorprese, la pietra è stata rotolata via e la tomba è vuota! La loro ricerca è ben differente dalla custodia dei due gendarmi che stavano lì a preservare la morte e ad impedire, cioè, qualsiasi possibilità di cambiamento. Tale è la lotta di quanti cercano di garantire il proprio potere, l’arroganza di chi cerca di far soccombere l’altro che gli sta accanto.

Le donne, invece, si mettono in ascolto di quella parola che li invita a non avere timore del cambiamento, a fidarsi di chi le ha amate sino alla fine.

Dunque le donne sono sorprese perché il sepolcro è vuoto e sono invitate a rivolgersi altrove. In quel caso la mancanza non è luogo di disperazione ma di speranza, ricerca, desiderio. Il nostro tempo manca di desiderio ed è per questo che facciamo fatica nel credere alla Resurrezione, così schiacciati sul bisogno immediato, sulla necessità di appagare tutto e subito per avere felicità.

Con la Pasqua, piuttosto, viene svelata una ragione di vita ben differente, è quella propria dell’amore che si esprime con un lessico controcorrente. L’amore permette di custodire e tenere dentro, di fare silenzio e perdonare. Ma, questa, è un’esperienza che scaturisce da una relazione profonda ed intima con il Signore, non è frutto di un impegno estenuante, del mero sforzo umano. Chi accoglie la Luce dentro di sé, è questo il mistero della Pasqua, diventa capace di illuminare e fare nuovo quel che guarda, la meta del proprio agire, anche se questa si chiama morte. 

 

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