La gratitudine va celebrata

by Mauro 31. maggio 2017 08:33

     Questa sera la Comunità di Danisinni si riunisce per la preghiera di ringraziamento: l’Eucarestia in cui celebreremo la festa della Visitazione.
La gratitudine per il mese che si conclude così come per l’anno scolastico e sociale trascorso, è un atteggiamento prezioso. Potersi fermare per ringraziare e meditare i doni condivisi dà senso alle cose e ci permette di stare nelle storie di ogni giorno senza essere travolti dalla frenesia o dal “fare”, rischiando di rimanere centrati sul compito prima che sulla relazione.
È un anno intenso quello che abbiamo condiviso, solcato dalla quotidianità in cui si sono avviati processi di crescita ed integrazione: pensiamo al Parco Sant’Agnese, alla Comunità educante che dal Centro Tau abbraccia Danisinni e Zisa, i percorsi di espressione creativa nel campo di Danisinni con il laboratorio pedagogico, l’arte di strada, il circopificio, le arti marziali, i laboratori formativi come quello sulla Comunicazione ecologica concluso appena ieri.
Passi di un cammino di scoperta ed integrazione in cui l’umano è visitato dal dono della presenza dell’altro, passi di condivisione in cui ciascuno diventa specchio per l’altro.
È significativo, pertanto, fermarsi questa sera nella celebrazione della Visitazione, un evento che in sintesi racconta il percorso che è dato ad ogni essere umano.
Lì, nella scena evangelica, troviamo due donne che si sintonizzano l’una con l’altra, ascoltando il reciproco mondo interiore. L’esplosione di gioia propria del Magnificat dà voce a tale risonanza, è importante dare parola per leggere la propria esistenza e trovarne significato.
La prima intuizione che ne emerge è l’umiltà della propria condizione. Non si tratta affatto di un processo di svalutazione ma di riconoscimento che la propria esistenza non è conquista ma dono, non sopraffazione ma accoglienza. L’umile è colui che può chiedere e può gioire di quel che ha proprio perché non si appropria ma lo tratta con spirito di condivisione. È ben diverso dalla postura del saccente che vive con competizione i propri ed altrui talenti.
C’è, inoltre, un aspetto di profondità proprio dell’umile in quanto si prende cura della propria intimità, sa che lì è guardato da Dio, e nel segreto del proprio cuore si costruisce relazione, non nelle apparenze o in quel che si può dimostrare all’altro.
Maria, che si definisce “umile serva”, serberà “tutte quelle cose nel suo cuore”. È il conservare della persona che custodisce e che non pretende di avere tutto chiaro subito, è l’atteggiamento di chi resta in cammino e fa del suo esserci una continua ricerca.
La conoscenza, infatti, è frutto di graduali integrazioni, pezzi che man mano si vanno unificando in quanto la vita, sempre più, viene illuminata dal cammino. È l’opposto della segretezza di alcune sette che fanno della conoscenza un arcano sapere da celare e, man mano, possederlo per avere potere in questo mondo.
Maria riconoscerà che “d’ora in poi” la storia ha un’inversione di rotta, un cambiamento senza precedenti. Lei vedrà innalzare gli umili e rovesciare i potenti dai troni anche se apparentemente, a quel tempo, l’impero romano sembrava avere la massima espansione.
Maria legge la storia con una categoria nuova, quella della misericordia e della compassione di Dio: cioè l’umano che trova spazio nel divino, e il divino che chiede ospitalità nell’umano. Non si tratta di ergersi a perfezione, la creatura rimarrà tale ma sarà aperta la strada della visitazione, ossia dell’ospitalità di Dio nella condizione umana.
Fino a quando l’uomo cercherà, al contrario, di farsi grande per esserci, questa gratitudine sarà parola incomprensibile e considerata favola per poveri illusi. È tale la logica che soggioga uomini di potere come quelli che la scorsa settimana hanno eliminato un avversario, secondo la prospettiva mafiosa, a due passi dalla nostra Comunità, ed è ugualmente povera la logica di chi preposto a governare fa del suo ruolo di servizio il luogo del potere.
La celebrazione di stasera esprimerà la nostra gratitudine, pertanto, e il riconoscersi popolo in cammino, custodi della visita del Signore.

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