Il Paesaggio racconta dell'Incontro tra la gente ed il territorio: "La Scuola è il mondo", a Danisinni

by Mauro 2. maggio 2015 12:33

       Un luogo ove l’identità del Rione, Danisinni, si mischia a quella della Comunità, Sant’Agnese, un tempo in cui l’Animazione sociale si incrocia con la  promozione e lo sviluppo del territorio.

          È questa la cornice che accoglierà il Laboratorio di idee per educatori, insegnanti, gente di strada.

         Il titolo “Liberare il potenziale di Idee per i giovani delle periferie del Sud” appare intrigante e così anche la prospettiva del libro di Marco Rossi Doria e Giulia Tosoni, "La scuola è mondo. Conversazioni tra strada e istituzioni", edito per i tipi del Gruppo Abele, che sarà presentato nel corso del pomeriggio.

          Ci sentiamo coinvolti, noi di Danisinni, perché si parla di periferie urbane pur stando a due passi dal centro storico e dal governo siciliano. Mi chiedo quale possa essere per la nostra Città l’esperienza del paesaggio urbano o ancora, su quale piattaforma comunicativa si poggia la relazione tra periferie ed istituzioni.

          Oggi si parla molto di valorizzazione del paesaggio e di educazione ambientale in una cornice che mette insieme la dimensione sociale, quella ambientale e quella economica.

            Documento di riferimento, a tal proposito, è la Convenzione europea del paesaggio firmata a Firenze già nel 2000. Nell’articolo 1 trattando del paesaggio così lo definisce:  “designa una determinata parte di territorio così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. È significativo che si faccia riferimento al fattore “umano” per descrivere il paesaggio, come a precisare che esso scaturisce dalla relazione che si instaura con chi abita un determinato territorio.

            È così che l’ampiezza delle strade o dei marciapiedi, la presenza di piste ciclabili o di parchi, dice della cultura di un popolo, della strutturazione del tempo, dell’idea di famiglia che si persegue.

I messaggi educativi, la qualità dell’interazione tra genitori e figli, l’impostazione pedagogica di una scuola, sono espressi attraverso l’organizzazione del paesaggio.

               La nostra Città appare parecchio diseducativa in merito alla trasmissione paesaggistica. Intendo, con questo, che il paesaggio è ferito, i prospetti antichi sono cadenti, le strade nuove si sbriciolano poco dopo il collaudo, l’inquinamento acustico diventa così assordante da doversi proteggere con cuffie “isolanti” dal contesto. Viene così mortificata la curiosità tipica dell’osservatore chiamato a conoscere il volto di una Città, quando ti senti aggredito cerchi, piuttosto, di anestetizzare la ricerca, sembra che il distrarsi diventi il male minore.

             Il paesaggista non si ferma alla geografia di un territorio, ne scruta i meandri, le officine segrete che esprimono il sentire profondo, la fatica quotidiana, i bisogni ed i desideri, favorisce l’espressione dei sogni. Ricordo di un Laboratorio writers curato dieci anni fa a Castelvetrano dove un giovane ebbe a dirmi: “lo vedi quel muro grigio, che dice? Niente, è morto. Io restituisco vita, colore a questa Città che mi offre solo il grigio, è spenta”.

            L’ambiente e l’umanità che lo abita si influenzano a vicenda in una dialettica continua che segna entrambe le parti, la Scuola si inserisce favorendo l’espressione ed il rispetto dell’altro, c’è un ascolto ed uno spazio di accoglienza che l’uomo è chiamato a stabilire con il territorio che lo ospita, la sintesi che scaturisce dall’Incontro è proprio il paesaggio, il microcosmo diventa il Mondo, il particolare contribuisce a pieno titolo all’evoluzione e all’equilibrio universale.

 

 

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