La sfida comunionale

by Mauro 14. giugno 2020 21:53

      La grande sfida del nostro tempo è quella comunionale, e cioè quella di fondare il proprio cammino sul principio della condivisione rifiutando la logica di esclusione individualista tanto propagandata dal mercato dei consumi.

       Significa aprirsi ad una visione d'insieme dove non è il particolare o l'istante a dare il senso delle cose ma l'insieme e la prospettiva nel tempo. Non è possibile rimanere trincerati nelle prospettiva di benessere di pochi individui o di alcune fasce di popolazione a discapito degli altri e neppure fossilizzarsi su un benessere del momento senza tenere conto delle conseguenze che le azioni e stili di vita attuali possono avere sulle generazioni future.

      Siamo di fronte ad un bivio ed è tempo di scelte profonde perchè sappiamo come la storia degli individui sia destinata a finire, mentre la storia dei popoli porti frutto rimanendo feconda per sempre.

Noi siamo Comunità di popolo quando percepiamo che l'esistenza personale trova senso nella condivisione e nel camminare insieme, quando percepiamo la responsabilità degli uni verso gli altri. Quando ci sentiamo prossimi a quanti sono nel bisogno e rischiano di crollare se lasciati soli. Ciò significa spendersi per la causa della giustizia e della pace rimanendo inquieti fino quando, attorno, imperano guerre di potere e logiche di esclusione che intenderebbero farci entrare nel compromesso.

La comunione si oppone ad ogni ambivalenza che vorrebbe la meglio di alcuni rispetto ad altri e che impone l'omertà in cambio di protezione o lauti compensi. Si pensi alle trame del caporalato tanto presenti nei nostri territori così come in ogni Paese “sviluppato”.

Il Vangelo chiarisce la questione con una frase lapidaria: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12, 24).

Chi si difende legandosi agli appoggi propri dell'individualismo e cioè il potere, la ricchezza e la superbia, non vive il morire per amore e rimane solo, cioè sterile ed isolato. Chi muore per amore, invece, esce dalla solitudine e diventa fecondo cioè porta ricchezza a tanti altri che ne avranno nutrimento.

È l'immagine propria del chicco che viene macinato e mischiato con chicchi diversi divenendo farina e successivamente pane. Il chicco non si vede più e il risultato è frutto della comunione unita al lavoro dell'essere umano che è chiamato ad entrare in rapporto con il creato attraverso una visione nuova, aperta a contribuire al dono. In questo modo l'agire personale non potrà vantare merito perchè l'opera è data dalla singergia di tutti e la gratitudine è pure condivisa. 

Siamo troppo abituati ad uno sguardo calcolatore, che viviziona e separa e perciò priva di una visione d'insieme ma solo frammentata cercando il tornaconto personale secondo la logica di convenienza.

La comunione ha un prezzo, è necessario abbandonare l'orgoglio individuale ed affidarsi, perchè senza fiducia non può esserci comunione e il nostro tempo abbisogna di essa per tornare ad evolversi.

La diffidenza piuttosto ha creato divisione e rivalità, indebolendo il tessuto umano malgrado grandi multinazionali ne trovassero la formula per crescere a dismisura e sfruttare molti! 

La Comunità, dunque, si alimenta del Pane eucaristico che è sempre “pane nostro” perchè donato dallo stesso Padre. Nella sua straordinaria sobrietà il pane riconsegna capacità relazionale nello stare a mensa e nel riconoscersi grati per quello che si ha. Il “di più” ha guastato gli animi e ha creato ingordigia e rivalità, mentre tornare al sapore del pane significa riconoscersi sullo stesso piano gli uni accanto agli altri e, dunque, porsi in ascolto del bisogno di tutti.

In fondo riconosciamo, in particolare oggi, che quel pane così essenziale offerto sulla mensa viene assunto al Cielo e poi ci viene restituito come il bene più prezioso, il Corpo di Cristo e cioè la stessa vita di Dio.

Lui si china sulla piccolezza e fa della fragilità, di tutti coloro che umilmente si accostano a quel banchetto, l'abitazione della Sua grandezza, la presenza in terra del Dio vivente.  

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