Imparare a leggere la propria vita

by Mauro 26. gennaio 2013 18:00

   È la prima volta che medito una pagina del Vangelo trovandomi nel luogo in cui Gesù ebbe a dire quelle parole, dove mostrò con gesti visibili quello che stava a dire. È una ricomprensione del Vangelo, la Parola che si è fatta carne.
        Nel Vangelo di questa Domenica, Lc 1,1-4; 4,14-21, Gesù rivela agli astanti come lui realizza l’opera di salvezza, ossia la sua missione.  Cioè spiega, e in questo coinvolge coloro che gli sono attorno, chi è e cosa sta compiendo.
        La precedente esperienza del battesimo nel Giordano lo aveva visto in fila con i peccatori, lì lo Spirito  lo aveva presentato agli “ultimi” del luogo come i Figlio di Dio. Ora nello Spirito INSEGNA, mostra la verità delle cose.          

        Importante sottolineare questo punto di partenza , è la Parola a guarire, ad aprire le menti ed il cuore, a permettere di progettare il bene, è Luce sui passi dell’uomo. Non si tratta tanto di rimanere a fissare la Luce-Parola ma a guardare ove camminare attraverso la sua illuminazione.
        Ripartire dall’insegnamento è l’istanza fondamentale anche del nostro tempo, ammalato di menzogne, ove la verità è sottomessa alla logica economica e di potere. La dignità di un popolo non dipende dal PIL eppure qualcuno vorrebbe insegnare che senza PIL all’altezza dei parametri di mercato un popolo non ha esistenza sociale, e tanti (ad esempio) disprezzando l’Italia partono per andare a lavorare all’estero perché luogo più “civile””. Ora non è questione demagogica, la questione dell’emergenza sociale è seria e va affrontata con criterio, il punto è che la questione viene strumentalizzata e la menzogna assunta a verità: vali se guadagni. In realtà è vero il contrario: proprio perché essere umano hai diritto ad un guadagno quale strumento necessario per un progetto di vita!
Gesù ha trent’anni, è cresciuto a Nazareth, un luogo ordinario, non era certo il centro della cultura o della fede religiosa, non era Gerusalemme insomma. Proprio lì dove aveva ascoltato la Torah , nella sinagoga, lui entra il giorno di sabato. È il tempo della festa, nell’ebraismo così come in tutte le grandi religioni il giorno di festa dice della grande dignità dell’essere umano. Puoi fermarti dall’ordinario, dalla necessità di lavorare, perché sei fatto per vivere la comunione con Dio e con la vita. Il giorno di festa restituisce significato alla propria esistenza, al rapporto che viviamo con gli altri e con le cose, permette di riconoscere la presenza di Dio nelle cose buone che si vivono. Ed infatti Gesù si alza per leggere, ossia “riconoscere” il senso di quella Scrittura. Da notare che si insegnava restando seduti, l’alzarsi di Gesù mostra un’esigenza nuova, quella pasquale insomma, il cammino reso possibile dal dono totale di sé. Chi resta auto-centrato non ascolta e non annunzia la Parola.
Legge il testo di Isaia, un testo che in primo luogo parla ai poveri, a quanti non hanno un volto, cioè quanti non sono riconosciuti perché non hanno cose da dare. Non partecipano al commercio e quindi non sono considerati “utili”. Quando la persona viene etichettata come “povera” allora viene socialmente esclusa, allora come oggi. Certo ai nostri giorni si investe tanto in progetti di inclusione sociale rivolti alla fasce meno abiette, qua non si tratta di includere ma di riconoscere alla pari.
Gesù riconosce che bisogna ripartire dal dare libertà agli schiavi, vista ai ciechi, cioè a quanti sono incapaci di camminare forse a causa del proprio o altrui peccato, quelli che sono affranti e feriti dalla vita, a loro è restituita capacità ed infatti sono “inviati” così come poi lo saranno gli apostoli. Chi viene liberato, chi si riappropria della verità sulla propria vita allora diventa apostolo, annunciatore di verità. E con questa parola Gesù dice che si realizza l’anno giubilare, il tempo di grazia cioè. È importante questa sottolineatura proprio perché il popolo di Israele ottiene la Terra promessa in dono e la garanzia di ciò è data proprio dal giubileo, anno in cui veniva riscattata la terra e la schiavitù e ciascuno tornava a vivere dignitosamente custodendo il dono di Dio. Ecco che la relazione con Dio torna ad intrecciarsi con la relazione con il prossimo.
        L’ascolto ed il riconoscere la Parola, diventa trovare criteri di giustizia sociale, di ripartizione economica. Vivendo nei territori palestinesi, in questi giorni più che prima mi rendo conto di come questa verità va annunciata e testimoniata nel mondo odierno. Altrimenti l’umanità nutrirà sempre maggiori sentimenti di competizione e rivalità, ove l’altro sarà considerato un nemico da eliminare o da dominare.
         Gesù commenta la lettura dicendo che questa parola “oggi si compie nei vostri orecchi”. Il Vangelo è l’oggi di Dio, solo la nostra vita potrà rivelare l’oggi del Vangelo.

          Il commento al Vangelo è la vita di ciascuno, ma il Vangelo ci permete di riconoscere la nostra vita, comprenderla alla luce della Parola, e ad agire di conseguenza.

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