Non tutte le guerre interessano!

by Mauro 12. febbraio 2013 23:00

   Il mese di aprile 2011 ha segnato una data importante per la Siria e per comprendere quanto ivi sta accadendo oggi. In quel mese una parte dell’esercito siriano ha deciso di disertare schierandosi a favore delle manifestazioni di protesta democratica contro il regime di Assad.
       Il governo ha reagito con gravi repressioni e massacri nei confronti dei manifestanti, in risposta nel giugno dello stesso anno è nato il Movimento degli ufficiali liberi formato appunto dai militari che avevano preso le distanze dal governo. Un esercito che presto si diffonde in sei delle quattordici provincie della Siria arrivando anche ad avere il controllo di zone vicine a Damasco. Inizia così una strategia offensiva nei confronti dei ceck-point e dei pattugliamenti militari che è durata fino ad oggi.
      Proprio in questi giorni anche diversi ministri siriani si sono schierati dalla parte del movimento di protesta, denunciando il “genocidio” che sta avvenendo nel Paese.
      Da mesi il Vescovo francescano Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico ad Aleppo, denuncia la grave situazione siriana. Proprio il territorio dove vive è il teatro dello scontro in una tormentata guerra fraticida. Aleppo oltre ad essere stata ripetutamente bombardata sta subendo anche l’embargo stabilito dall’ONU. Per cui la popolazione locale si trova stremata dagli stenti e, in molti, costretti a dormire in tenda con temperature minime al di sotto dello zero.
      Padre Nazzaro afferma che non si tratta di una guerra politica tra due fazioni, una più democratica e l’altra dittatoriale, piuttosto di una guerra commerciale pianificata dai Grandi della terra che in questo modo si contengono il potere economico.

      I Grandi procurano le armi per la rivolta e dopo che il Paese è letteralmente distrutto, è questo quel che sta rimanendo della bellissima Siria, i Protettori di turno vengono a ricostruire e a vantare la gestione degli interessi commerciali del Paese. Nell’ultimo decennio questa Storia si è ripetuta più volte ed in circostanze diverse!
      Un nuova forma di colonizzazione che ha un prezzo altissimo in termini di vite umane e della possibilità di una futura pacifica convivenza tra concittadini che si sono ferocemente scontrati prima. È una di quelle guerre, forse proprio tutte, in cui non ci sono vinti e vincitori, ma tutti perdenti.
      Si pensi a quello che accade in altri Paesi, così come è stato per l’eliminazione di Gheddafi e di Mubarak, modi per dare una parvenza di democrazia che di fatto non si è realizzata proprio perché l’obiettivo di tali "aiuti" era ben altro e cioè creare una dipendenza dal Salvatore di turno, una Nazione che pur di avere garantiti gli interessi economici permette a nuovi criminali, ancor più truci, di soppiantare i precedenti. 
       In questi giorni pur tenendo riservata ogni espressione ufficiale da parte del governo israeliano che, al momento, vuole restare neutrale nei confronti della questione siriana, alcuni parlamentari israeliani hanno manifestato la loro vicinanza ai rivoltosi, considerando che nell’ipotesi loro salissero al potere i rapporti siro-israeliani diverrebbero certo più pacifici.
      È da considerare che la Siria è in guerra nei confronti di Israele a motivo della occupazione delle Alture del Golan durante la guerra dei sei giorni (vedi post http://www.larelazionechecura.it/post/InshAllah.aspx). Un contenzioso che negli ultimi anni si era consolidato in una sorta di guerra fredda tra i due paesi. Ora Netanyahu è molto cauto ad intervenire anche manifestando un’opinione in merito alla guerra civile in Siria, proprio perché potrebbe essere coinvolto da Assad ed accusato quale cospiratore che appoggia i rivoltosi, a quel punto sarebbe guerra aperta.
      Il fatto che desta più preoccupazione è che Bashar al-Assad potrebbe trovare l’appoggio di  Al-Qaeda e, comunque, trasformare l’attuale movimento di protesta in una guerra confessionale con il conseguente coinvolgimento dell’Iran contro i manifestanti ed, eventualmente, Israele.
      Chiaramente questa linea politica rimane tale fino a quando Israele non palesa trame nei suoi confronti. È quello che è accaduto nei giorni passati quando una decina di caccia israeliani hanno effettuato diversi raid in territorio siriano per colpire un convoglio militare che, a dire dalle agenzie locali, trasportava armi e missili anti-aerei destinati alle milizie sciite libanesi dell'Hezbollah.
      La milizia israeliana dispone dell’Iron Dome, un sofisticato sistema di intercettazione anti-razzo, ed inoltre ha una potente aviazione per cui i missili anti-aerei potrebbero costituire una grave minaccia. Pare che proprio in questi giorni il governo israeliano tema un possibile spostamento degli armamenti dalla Siria al Libano, per cui il livello di allerta è piuttosto alto.
     In realtà da novembre l'allerta non è mai cessato, ricordiamo alcuni fatti: i numerosi razzi che da Gaza sono stati lanciati verso Gerusalemme e Tel Aviv; l’uccisione di Ahmed Abu Jalal, esponente di Hamas, ad opera di Israele; la mobilitazione di più di settantamila riservisti (ancora oggi a Gerusalemme e dintorni troviamo truppe di giovanissimi muniti di armi da guerra che presidiano la città).

    Un momento di delicato equilibrio, in cui anche il presidente Morsi ha minacciato di intervenire schierandosi dalla parte di Hamas quale “costola della Fratellanza Musulmana”… Ecco, questo è un tema importante dei nostri gioni: ridefinire il concetto di fratellanza e, di conseguenza, riflettere sul valore della vita di ogni essere umano.

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