Quando la "Salute" è questione di "Energia": il Modello Analitico transazionale (2)

by Mauro 29. maggio 2013 10:49

   Proseguiamo la nostra rassegna di post dedicati all’Analisi Transazionale, trattando ora di “energia” e di “salute”. Secondo la prospettiva analitico transazionale l’individuo sta bene quando utilizza tutti e tre i suoi stati dell’Io integrandoli. Quando, cioè, si avvale del suo G per proteggersi e sostenersi, del suo A per analizzare le informazioni e confrontarsi con i dati di realtà, del suo B permettendosi di sentire i propri bisogni e desideri e di esprimerli prendendosi cura di sé.
        Berne utilizza la metafora dell’energia per esprimere il grado di investimento della persona in ogni singolo stato dell’Io, e parla di tre diversi tipi di energia: legata, slegata e libera. La prima deriva dalla dotazione genetica di ogni persona, è l’energia presente in ogni stato dell’Io anche se non viene utilizzata; la seconda, l’energia slegata, costituisce l’energia che si sposta da uno stato dell’Io ad un altro in risposta agli stimoli interni o esterni; l’energia libera invece rappresenta l’energia attiva che in modo consapevole l’individuo può rivolgere a uno stato dell’Io piuttosto che ad un altro.More...

Ticket Redemption, la nuova "favola"

by Mauro 21. maggio 2013 23:00

                Il mensile Terre di mezzo ha recentemente pubblicato un’inchiesta sui nuovi giocatori d’azzardo: i ragazzi!
                Forse in pochi sanno che attraverso le "ticket redemption"  i minori vengono indotti al gioco. Infatti sapendo di potere vincere premi quali orologi o Ipad i minori entrano nel tunnel della dipendenza, con questa modalità di gioco viene mascherato il rischio, giustificato dal fatto che non si tratta di “soldi”! 
                In grandi centri commerciali come il Bicocca Village di Milano o La Grande Mela di Verona troviamo allocati spazi adibiti al divertimento per ragazzi: le aree Ticket Redemption.

                  Di che si tratta? La denominazione dall’inglese “to redeem” significa “dare indietro, restituire”, indica che questi giochi danno come vincita dei ticket in base ai risultati raggiunti. Accumulando punti poi è possibile riscattare un premio esposto in vetrina. Ecco l’innovazione: venti anni fa un ragazzo vedeva al negozio un oggetto che lo attraeva e andava a chiedere ai genitori se potevano regalarglielo, e magari si sentiva dire che avrebbe dovuto attendere la prima festività o la promozione a scuola per ricevere il dono desiderato; ora per ottenere quel bene il ragazzo sa che deve giocare More...

L'immagine della Vite ed i Tralci quale metafora della Famiglia umana

by Mauro 19. maggio 2013 15:12

   Oggi avrò modo di incontrare il Gruppo Famiglie della Comunità di S.Castrense in Monreale per condividere la tematica dei legami familiari a partire da un’immagine biblica, quella della Vite ed i Tralci. Qualcuno potrebbe pensare che sia anacronistico riflettere sul famigliare lasciando risuonare un testo biblico e questa precomprensione appare ancora più avvalorata dal fatto che oggi si cerca di riflettere su tematiche quali la genitorialità o l’educare attraverso una prospettiva che non ha come riferimento la famiglia ma l’individuo!
       Diversamente penso che bisogna tornare a domande fondative per comprendere l’identità e il vissuto della famiglia così come ritengo che l’esperienza spirituale costituisca, e non solo per tradizione, una dimensione essenziale della famiglia a prescindere dal credo religioso professato dai singoli individui che ne fanno parte.
          Premesso ciò cerco ora di condividere la risonanza che viene dall’immagine biblica proposta. La parabola della vite ed i tralci viene utilizzata da Gesù per esprimere il rapporto tra Dio ed il suo Popolo, è un’immagine molto eloquente ed esprime bene la cura su cui si fonda questo rapporto.
          Già in tutto l’Antico Testamento è possibile constatare tutta l’attenzione che Dio mette nel curare questo incontro ove Lui si china e riconosce l’altro quale oggetto d’amore. Pensiamo al Salmo 80, 9ss in cui viene Dio si adopera per favorire la crescita ed il benessere della Vigna-popolo. Ricordando gli anni in cui andavo a vendemmiare ho avuto modo di constatare quanta continua cura è necessaria per fare crescere e mantenere un vitigno. Richiede davvero tanto e costante lavoro annuale, per cui il tempo della raccolta è davvero il frutto di un lungo e lento percorso, un risultato che può andare perduto anche a motivo di un acquazzone settembrino che viene a disperdere il raccolto proprio qualche giorno prima della vendemmia.More...

Il Volto per comunicare

by Mauro 23. aprile 2013 00:40

       Sentendo parlare di comunicazione siamo immediatamente rimandati al linguaggio verbale che ne è lo strumento principale, ma in realtà questo non può essere mai scisso da quello non verbale in quanto è tutto il “volto” della persona a divenire luogo di comunicazione e non solo la sua parola.
           Entrambe le forme di linguaggio rappresentano il luogo privilegiato di questa apertura e compartecipazione all’altro della propria esperienza personale. Inoltre le due modalità si influenzano a vicenda e a loro volta sono determinate dall’ambiente in cui avviene lo scambio.
           L’interazione tra colui che vede e colui che è guardato, il gioco di specchi che si crea nel rapporto empatico, permette un canale di svelamento dei reciproci volti che si incontrano. In questo reciproco scambio si crea una comunicazione: comunica soltanto chi riceve e partecipa donando a sua volta il suo “volto” all’altro.  
          Secondo Vygotsky nell’interazione con il mondo circostante la persona sviluppa il linguaggio, inizialmente considerato come una funzione interpsichica bisognosa del sostegno esterno, che successivamente assume una funzione intrapsichica capace di regolare dall’interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento. Ciò significa che il linguaggio svilupperebbe inizialmente una  funzione comunicativa e successivamente una regolativa che sarebbe gradualmente interiorizzata.
            Stern dice che la comparsa del linguaggio nel secondo anno di vita viene a determinare un nuovo modo di partecipare all’altro le proprie esperienze personali e di creare significati condivisi. Ciò può comportare risvolti diversi, perché se da un lato il linguaggio favorisce nel bambino e poi nell’adulto la creazione di significati condivisi, dall’altro, se l’interazione non godesse di una base qualitativamente buona (mancato riconoscimento o riconoscimento condizionato), potrebbe favorire il mascheramento e la formazione di un falso sé.More...

Stabat Mater

by Mauro 22. marzo 2013 21:30

   Papa Francesco ha iniziato il suo primo discorso ricordando che quando si confessa Cristo senza la Croce non si è discepoli, ossia si segue altro ma non Dio. Oggi a Gerusalemme si celebra la liturgia di Maria addolorata. Stamane abbiamo iniziato la giornata con la Celebrazione Eucaristica sul Calvario innanzi l’edicola di Maria.

         Prima di celebrare la Pasqua viene proposta questa tappa innanzi la Madre di Gesù che sta ai piedi della Croce.
Parlare di Croce sembra ai più uno scandalo o comunque follia, e questo è ancor più vero per una tendenza culturale che cerca di esorcizzare tutto ciò che rimanda al dolore e di conseguenza alla morte. Una prospettiva che cerca, in questo modo, di alienare la persona dalla sua storia, dalla capacità di stare nei suoi giorni attraversando anche il dolore. Questo modus vivendi priva l’essere umano della capacità di ricerca e quando si trova innanzi alla contingenza della vita, ed il dolore così come la morte ne sono un aspetto, ecco che crolla nella disperazione.
         Il cristianesimo non è certo un culto del dolore, della tristezza o, ancor meno, della morte, piuttosto è una Via per sperimentare la pienezza della gioia e della vita senza tramonto, l’eternità. In effetti, a ben pensarci, diversi filoni di pensiero odierni, sono un tentativo mal riuscito di raggiungere l’eternità.More...

Ripartire dalla propria storia

by Mauro 17. marzo 2013 08:52

   La pagina evangelica proposta in questa Domenica, dal Vangelo di Giovanni 8, 1-11, sembra uno spartiacque tra la mentalità legalista dei farisei e quella dell’amore propria di Dio. È un interrogativo che attraversa fedi diverse così come culture e modi di affrontare la vita: dove sta il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, tra il giusto e l’ingiusto, tra libertà e schiavitù? Gesù riformula questo interrogativo ponendolo sotto un’altra prospettiva: il prima ed il dopo, la storia non come memoria ma come memoriale in cui scoprire l’amicizia di Dio.
       Il passo in considerazione è quello dell’adultera, una donna che ha preso un’altra strada rispetto alla sua storia coniugale, è andata a cercare altrove la soddisfazione della sua vita, la sua vita è rimasta ferita dalla ricerca di amore, tanto ferita che questa ricerca ora è diventata motivo di morte.
       Sì perché la mentalità legalistica, di tutti i tempi, abitua a fare della propria storia il luogo di morte, di ripiegamento, di visione fallimentare. Si perde di vista che c’è ancora un oggi ed un domani che per il cristiano rimangono DONO di Dio. More...

Ma la Sapienza da dove si trae? (3)

by Mauro 2. marzo 2013 22:33

      Ultimo post dedicato al libro di Giobbe. Di fronte al travaglio di Giobbe interviene un secondo amico di nome Bildad. Lui quale ricorda (tipico di molti che si atteggiano a maestri) il criterio di giustizia di Dio: il peccato procura una pena da scontare!

      È ancora un modo retributivo di intendere il rapporto con Dio, sconta le tue pene e poi potrai gioire... Paragona la fiducia in Dio al filo di una ragnatela (8, 14), un rapporto in cui si può vivere ma bisogna rispettarne la fragilità, il muoversi con cautela.
      È la fede ridotta ad ideologia, in cui credere significa fare delle cose, osservare dei precetti, seguire delle forme ben precise, è il formalismo dei farisei che non si prendono cura del cuore dell’uomo: l’unico luogo da cui può scaturire l’amore! More...

Ma la Sapienza da dove si trae? (2)

by Mauro 27. febbraio 2013 13:05

  Continua lo spazio dedicato al libro di Giobbe che ancora oggi questiona il genere umano. L’uomo può scoprire ed avere intelligenza delle cose, anche le più preziose eppure della Sapienza, dice il testo,  “l’uomo non conosce il suo prezzo”.
      Infatti è possibile dare un prezzo a qualcosa quando la si può misurare, quando si può calcolare la fatica che occorre per ottenerla, ma della Sapienza non è così. Non è calcolabile il modo di ottenerla, né misurabile la sua consistenza.
      Per l’antico Israele la Sapienza è la capacità di stare nel mondo, cioè l’attitudine a vivere bene, a servirsi delle cose del mondo scoprendo e costruendo per affrontare le difficoltà, quindi anche le scoperte e la “tecnologia” farebbero parte di questa sapienza.More...

Prossimo è Amare (2)

by Mauro 14. gennaio 2013 23:00

    Francesco di Assisi piangerà perché “l’Amore non è amato” è proprio questa profonda esperienza di comunione che diventa gioire e patire con e per l’altro.

     Nasce una comunione nell’amore che nella Deus Caritas est viene espressa con l’immagine delle nuzialità, l’Alleanza tra Dio e l’uomo: “L'eros di Dio per l'uomo — come abbiamo detto — è insieme totalmente agape. Non soltanto perché viene donato del tutto gratuitamente, senza alcun merito precedente, ma anche perché è amore che perdona. More...

Prossimo è Amare

by Mauro 13. gennaio 2013 21:10

   Ho appena condiviso un incontro con la fraternità francescana di  San Giovanni Gemini, in cui i terziari mi hanno chiesto di leggere la fede cristiana alla luce della Lettera Enciclica Deus Caritas Est.
        Una Lettera che tratta dell’Amore mi sembra quanto di più appropriato per cogliere le fondamenta su cui poggia la fede cristiana. Ma prima di questo approfondimento sono partito da un riferimento che mi pare alquanto prezioso: il messaggio dato da Giovanni Paolo II durante la giornata mondiale per la pace del 2002. Il Messaggio portava il titolo: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”.
        Giovanni Paolo II con questo titolo ha coniugato la pace e la giustizia con il perdono. Il perdono non è un “di più” rispetto alla giustizia, per essere giusti bisogna saper perdonare, senza il perdono non può esservi giustizia piena. Al pari si può dire della pace nel senso dello Shalom ebraico (come commentavamo nel post del 31 dicembre 2012) in cui non viene intesa semplicemente la tregua fra due guerre. More...

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