Lo "spettacolo" deve continuare

by Mauro 26. dicembre 2012 22:30

        Lo spettacolo di Palermo così Giorgio Bocca editorialista di Repubblica intitolava il suo articolo in prima pagina la notte del 20 maggio 1996 dopo l’arresto del latitante Brusca.
         Palermo in quella notte, per la prima volta in modo così plateale scese per strada per applaudire e confermare gli agenti della Mobile. In molti si portarono innanzi alla Questura per acclamare l’arresto del carnefice della mafia.
         Sembrerebbe una beffa ma proprio in questi giorni ove la città è assorta dalle festività natalizie, la  Catturandi (per noi palermitani simbolo della lotta alla mafia), sta per essere smantellata perché non ci sono più boss latitanti, “solo” il castelvetranese Matteo Messina De Naro. A motivo della carenza di fondi, pertanto, gli agenti dovranno andare a rinforzare le altre sezioni di polizia.  
         La Catturandi non è soltanto una squadra investigativa è l’espressione di un bisogno e di una conquista del popolo siciliano. Il bisogno di uscire dall’individualismo e fare squadra per un interesse comune, l’interesse di una società ferita dalla viltà di chi agisce uccidendo e derubando pur di raggiungere il proprio obiettivo.
          La conquista di chi ha scritto una pagina nuova, di chi ha costruito storia insieme ad un popolo ed insieme a tanti che hanno versato il loro sangue anche cruentamente per aprire strade nuove.
          Il criterio economico non è un criterio nè di sicurezza e né di legalità. Qua non stiamo a parlare di principi ma di quella giustizia sociale che la vera convivenza umana è chiamata a difendere e custodire.
          Si tratta di un fenomeno culturale, un processo di riscatto e di trasformazione sociale avviato da due decenni. Paolo Borsellino aveva affermato che "La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità". More...

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Psicoterapia e processi di trasformazione: la SSPIG fa Cultura

by Mauro 15. dicembre 2012 19:39

        Il primo gruppo di psicoterapeuti della Scuola palermitana SSPIG conclude oggi la formazione quadriennale. È un evento significativo per la nostra Città così come per tutta la Regione siciliana che ha da pochi anni  accolto, nel centro storico di Ballarò, l’officina maieutica e relazionale (così definirei la bottega ove si impara l’arte della psicoterapia) di Analisi Transazionale.
         Attraverso la cultura passano i processi di cambiamento e di trasformazione sociale e l’essere umano è portatore di “cultura” nella misura in cui può riconoscersi e rispecchiarsi nell’appartenenza ad un gruppo. Ora se da un lato la cultura è da intendersi quale attività per coltivare l’animo umano e l’orientamento che porta, dall’altro è da intendersi come insieme dei costumi, credenze, ideali proprie dell’uomo in quanto membro di una società, non solo.
         Le teorie psicoterapiche, a mio avviso, esercitano un particolare influsso nel sostenere i processi culturali, e l’Analisi Transazionale assume una significativa rilevanza nel contribuire a questa opera di crescita e di maturazione individuale e collettiva.      
          Come ho già descritto in diversi post precedenti, è un approccio umanistico che, pertanto, vede l’esistenza di ogni persona quale dono gratuito e dono da esprimere. L’uomo è visto capace di realizzazione, di progettazione per giungere ad una meta esistenziale, bisognoso di relazione così come di conoscere ed esprimersi, di dare significato alle cose e agli accadimenti della vita.
          Equivale a vedere la persona permettendole di mostrarsi, di rivelare se stessa anche se questa auto-rivelazione passa attraverso lo spettro del dolore o l’integrazione di un vissuto fino ad allora misconosciuto. Non si tratta di fare diagnosi (dia-gnosis, "conoscere attraverso") secondo schemi pre-determinati, ma di restituire all’umano la dignità dell’esserci nel “qui e ora” terapeutico, attraverso la relazione che man mano si va costruendo tra le persone coinvolte. More...

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