by Mauro
20. aprile 2014 00:01
Oggi celebriamo la Pasqua, il passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna, la resurrezione è la vita eterna. Questa rimarrebbe una “definizione” vuota, priva di significato se non avesse una premessa: la Pasqua è relazione con Dio, è vivere oggi questa rapporto filiale.
In un tempo in cui più che mai cerchiamo elisir di lunga vita la Pasqua ci dice che possiamo andare talmente oltre da avere l’eternità. È da precisare che le pozioni per avere vita di fatto hanno una prospettiva limitata nel tempo, sono affanni per il domani.
La Pasqua invece rimanda ad un nuovo senso del presente e, questo, aperto all’eternità. Scompare la prospettiva del domani, ciò non significa che per il cristiano la vita non è compito quotidiano o che non ci sia progettualità, piuttosto viene evidenziato che ciascuno ha un quotidiano da vivere responsabilmente e la qualità del giorno presente è data dalla meta finale per cui si vive. E nel presente c’è già una scoperta che è la vera Pasqua cristiana: Dio è mio Padre e, di conseguenza, questa relazione è eterna.
C’è una distorsione del pensiero cristiano che viene a confondere questa verità di fede. Molti pensano che il Paradiso è frutto del “comportarsi bene, del meritarsi il premio”, questo è moralismo che non ha niente a che vedere con la fede cristiana. More...
by Mauro
9. febbraio 2013 22:30
La proposta che Gesù fa a Simone nel Vangelo (Lc 5, 1-11) di questa Domenica, è un disegno di vita. Una proposta che nasce dopo una notte di fatica senza prender nulla, senza risultato alcuno. Il risultato di un giorno, o più, che a parere umano può dirsi “inutile” , infruttuoso, senza gusto.
Prendi il largo, come a dire distanziati, trova una prospettiva nuova, non chiuderti nel tuo problema, percorri una via nuova, magari inedita. È una proposta che provoca, a volte sembra più semplice rimanere chini su se stessi, anche se questo significa assaporare il dolore del sentirsi infruttuosi.More...
by Mauro
13. gennaio 2013 21:10
Ho appena condiviso un incontro con la fraternità francescana di San Giovanni Gemini, in cui i terziari mi hanno chiesto di leggere la fede cristiana alla luce della Lettera Enciclica Deus Caritas Est.
Una Lettera che tratta dell’Amore mi sembra quanto di più appropriato per cogliere le fondamenta su cui poggia la fede cristiana. Ma prima di questo approfondimento sono partito da un riferimento che mi pare alquanto prezioso: il messaggio dato da Giovanni Paolo II durante la giornata mondiale per la pace del 2002. Il Messaggio portava il titolo: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”.
Giovanni Paolo II con questo titolo ha coniugato la pace e la giustizia con il perdono. Il perdono non è un “di più” rispetto alla giustizia, per essere giusti bisogna saper perdonare, senza il perdono non può esservi giustizia piena. Al pari si può dire della pace nel senso dello Shalom ebraico (come commentavamo nel post del 31 dicembre 2012) in cui non viene intesa semplicemente la tregua fra due guerre. More...
by Mauro
24. novembre 2012 19:00
Da questi luoghi in cui contemplo la valle di Assisi, provo ad immaginare quel che fu, un tempo, la decisione di Francesco, un uomo che si trovò a scegliere un posto tra i minores rinunziando alla posizione tra i maiores così come il coronamento dell’ideale cavalleresco avrebbe comportato. In realtà lo status sociale di Francesco era alquanto alto considerato che era figlio del più ricco commerciante della vallata e, come se non bastasse, aveva pensato bene di perseguire l’escalation sociale andando i battaglia per tornare vincitore. La scoperta di Cristo cambierà l’orizzonte di vita di quest’uomo!
Certo Francesco, a seguire quell’ideale, sarebbe diventato un uomo molto prestigioso per l’Assisi del tempo, avrebbe fatto parlare di sé i contemporanei e, forse, qualche generazione futura. Invece la sua scelta ha profondamente segnato la chiesa, la cristianità e l’umanità di tutti i tempi. Ancora oggi uomini di ogni credo si avvicendano quotidianamente in questi luoghi fino a sostare dinanzi alla tomba di Francesco. È di questa trasformazione, di questa capacità di sosta dinanzi alle profondità della vita che si parla in questa domenica intitolata a "Gesù Cristo re dell’universo".
Eppure la Chiesa nella sua liturgia eucaristica sceglie un passo evangelico alquanto discutibile in merito alla signoria di Cristo. Infatti il brano di Gv 18, 33-37 racconta dell’episodio del processo a Gesù da parte di Pilato. Paradossale certo, come del resto è stato l’insegnamento del Maestro, una testimonianza che contrasta quella romana. Pilato rappresenta l’autorità assoluta capace di valutare il jus gladii, il diritto alla vita o la condanna alla morte. Gesù invece entrando a Gerusalemme cavalcando un puledro d’asina, e non il cavallo tipico dei condottieri che andavano in battaglia, aveva mostrato la sua strategia d’azione: difendersi con la Verità. La forza della verità e non la verità della forza fondata sulle armi e sul potere di questo mondo. Lui in realtà rivela che il suo "regno non è di qui", e poco dopo, quando lo troveremo sulla Croce l'evangelista Gv dirà che accanto a lui stavano due malfattori, "uno qui (a destra)" e "l'altro qui (a sinistra)", come a dire che quest'altro, la Croce, è il luogo del suo regno. More...
by Mauro
19. agosto 2012 12:00
In questa domenica di agosto la Comunità ecclesiale medita una pagina del Vangelo (Gv 6, 51 – 58) davvero paradossale che ribalta il rapporto divino – umano, con una mirabile “inversione di ruolo”.
Gesù, infatti, si identifica con il pane che lui da, dice che questo pane è “la sua carne per la vita del mondo”. Con questa espressione rivela un modo di incontrarci che è davvero irragionevole: Lui si fa mangiare. Significa che è disposto a lasciarsi trasformare in ciò che noi siamo, in ciò che ciascuno è. Lui ama e proprio per questo si dona totalmente senza pre-comprensioni, senza pre-giudizi, è disposto ad andare da chiunque.
È una relazione faticosa da capire per tutti noi, proprio perché se è vero che siamo fatti per amare è anche vero che nel momento in cui ci sentiamo feriti dall’altro che non ha corrisposto il nostro amore, noi finiamo con il chiuderci, con il rivendicare cambiamenti e, nel peggiore dei casi, con il tramare vendetta.
L’affermazione di Gesù è dirompente proprio perché sovverte la concezione del rapporto con Dio. Pensare alla religiosità come una sorta di giustizialismo in cui Dio punisce chi sbaglia ed accoglie chi è giusto, significa pensare al rapporto con Lui in modo diametralmente opposto: siamo noi che diventiamo cibo per Dio, cioè lui ci accoglie solo se siamo buoni. Simile atteggiamento fa del rapporto spirituale un continuo presentare e ricercare i propri meriti, quello che si è fatto e che ci rende giusti, meritevoli di amore. Significa dare a Dio un prezzo: puoi/devi amarmi perché ti presento queste opere! More...
by Mauro
2. agosto 2012 21:17
Tiziano Ferro canta il suo Xdono scritto con la "X" come a ricordare che anche nel nostro tempo, l’umanità ha bisogno di fare esperienza di PERDONO.
La festa francescana di oggi 2 agosto, è proprio la festa del Perdono offerto a tutti. Il santo di Assisi, Francesco, ha pensato ad un perdono rivolto proprio a tutti ed in particolare ai poveri e gli infermi che nel suo tempo non potevano permettersi un viaggio in Terra Santa o a Santiago.
Nel tempo dell’utilitarismo ove, si dice, “nessuno fa niente per niente”, abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza della gratuità, del dono senza corrispettivo, dell’anticipo di fiducia, del perdono malgrado l’offesa ricevuta.More...
by Mauro
1. aprile 2012 08:30
Nei primi anni ’80 il Festival di Sanremo presentò una canzone di Paolo Barabani che sapeva di ballata folk dal titolo “Somarello”. La singolare canzonetta narrava la storia di un ingresso in Gerusalemme alquanto dimesso che finiva col mostrare la portata rivoluzionaria di quella missione.
Nelle vie delle nostre città oggi è possibile scorgere processioni festanti ove vengono sventolati ramoscelli d’ulivo segno di quella vicenda che ancora resta di difficile comprensione. È la domenica delle palme che per la chiesa celebra l’ingresso di Gesù in Gerusalemme ove avrà compimento la sua missione di vita. Sembra paradossale il modo scelto dal Messia per arrivare alla città santa. Certo tutti conosciamo la storia di re, fieri condottieri, che entravano nelle città a loro sottomesse portati da cavalli, ma di re che entravano cavalcando un giovane puledro d’asina certo la storia non ne parla.
La storia antica ama mostrare le grandi gesta di vincitori ed il cavallo con il quale si andava in guerra certo ne era il segno più emblematico. È follia credere che si possa avviare un profondo processo di cambiamento abbandonando la logica di potere, di competizione o di dominio sull’altro. Proprio il segno dell’umile cavalcatura viene immediatamente a mostrare l’intenzione di Gesù. Tale sarà la sua Pasqua a Gerusalemme: una lotta per mantenere la relazione, per non lasciarsi imbrigliare dalle trame della discordia o della competizione. Gesù non accetta la sfida di questo mondo, il suo non è un comportamento reattivo ma una scelta d’amore. More...