Apparenza o bellezza? La ricerca di sè e dell'altro. Laboratorio per adolescenti 1

by Mauro 15. luglio 2013 14:50

   Concludevo il precedente post denunciando la grave pressione a cui sono sottoposti bambini e ragazzi attraverso il mezzo televisivo. L’esperienza di un Laboratorio viene a stimolare competenze e a fornire strumenti per decodificare i messaggi che quotidianamente vengono propinati a grandi e piccini, senza che alcuno ne rimanga estraneo. La fatica di rimanere consapevoli e capaci di analisi critica appartiene anche al mondo adulto il quale viene “agganciato” attraverso il canale della sessualità o del potere.
         Ieri abbiamo cominciato un nuovo Laboratorio residenziale rivolto ad adolescenti delle Scuole superiori e colgo come la sfida educativa rimane complessa sebbene con articolazioni differenti considerata la nuova fase evolutiva in cui si consolida una maggiore indipendenza dalla famiglia d’origine, ricerca di autonomia in cui il gruppo dei pari diventa il sostegno ed il luogo di apprendimento imprescindibile. E proprio ai giovanissimi in quanto gruppo la pubblicità si rivolge spingendo ad introiettare mode la cui sequela è necessaria per sentirsi inclusi nella cerchia, accettati in quanto tosti.
       Siamo consapevoli che il creare attrattiva è uno degli obiettivi principali del mercato dei consumi. Attrarre per vendere è regola per il mercato libero, certamente questo è espressione di liberalità democratica,  mi chiedo, però, quale codice etico si dia il mercato dei consumi. More...

Favorire le abilità relazionali ed empatiche dei ragazzi

by Mauro 11. luglio 2013 15:50

    Annoto, ancora, alcuni spunti di riflessione che scaturiscono dal Laboratorio residenziale Everybody che stiamo vivendo in questi giorni, per una riflessione clinica in merito all’attuale mondo dei ragazzi.
         È  sorprendente constatare come loro, se adeguatamente stimolati, riescano a vivere brillantemente l’ambiente offline, scevro da ritrovati tecnologici. I giovanissimi infatti mantengono una peculiare capacità di adattamento e riescono ad adattarsi ad un contesto campestre così come quotidianamente si adattano all’ambiente digitale, e questo processo è favorito dalla presenza dei pari, di coetanei con i quali stabilire piattaforme relazionali funzionali al nuovo adattamento.
          In questi giorni di Laboratorio residenziale sto appurando come l’assenza dello spazio digitale, una volta superato l’impatto iniziale, non è seguito da mancanza di orientamento nel luogo in cui ci troviamo, piuttosto emerge la capacità di dare significato al nuovo spazio per alcuni totalmente inedito, e questo fa intuire che esiste una continuità nella percezione e nella esperienza dei due contesti: online e offline.
        Come abbiamo precedentemente approfondito (http://www.larelazionechecura.it/post/Il-digitale-luogo-di-socialita.aspx) appare evidente che spazio digitale e spazio offline sono entrambi reali, cioè portatori di esperienze proprie della vita: relazione con se stessi e con l’altro, vicinanza e conoscenza, scoperta e scambio culturale. I social network infatti hanno la capacità di collegare persone e favorire la comunicazione e condivisione di esperienze di vita, una sorta di piazza virtuale che permette l’interazione accorciando distanze e differenze. Si creano in questo modo Community in base ad interessi, competenze, scelte di vita.More...

Laboratorio di creatività per tornare a sognare insieme

by Mauro 8. luglio 2013 12:50

    Il Laboratorio di vita rivolto a quaranta pre-adolescenti prosegue oggi approfondendo le competenze creative, l’espressione e la consapevolezza del proprio corpo, la capacità di cooperazione. Le competenze passano attraverso il gioco di squadra, veicolo privilegiato per favorire l’esplorazione ed il potenziamento di queste abilità. Proprio in questo momento i ragazzi divisi in piccoli gruppi stanno inventando dei giochi utilizzando degli elementi che trovano nella campagna circostante.
        La riscoperta dell’ambiente, della natura che ci circonda ritengo che sia un fattore di rilievo e funzionale a stimolare la creatività ed il rapporto tra gli umani. Penso all’ordinario contesto di vita di questi ragazzi, spesso privati dell’esperienza di contatto con le piante, gli animali, i colori propri delle nostre campagne. È un fenomeno che investe l’intera famiglia e non solo i minori, si tratta di un sistema volto a sostenere il mercato dei consumi e, di conseguenza, a privare l’individuo della consapevolezza dei propri desideri.More...

Come Civette nella notte

by Mauro 24. febbraio 2013 00:33

    Accolgo la Parola che la Comunità cristiana medita in questa seconda domenica di Quaresima, reduce dall’esperienza fatta nel deserto del Negev, luogo ove il cammino è necessità per sostenere il sole cocente di giorno e la forte escursione termica della notte. In entrambi i casi fermarsi equivale a morire per cui il cammino è vita.
       È alla luce di questo contesto, quello del deserto, che voglio condividere questa Parola che indica l'atteggiamento del Cammino cristiano. Mi fa da specchio nel commentarla, l'esperienza dei Missionari di Strada che nell’evangelizzazione hanno trovato la loro particolare espressione, il Cammino per testimoniare la loro esperienza di fede. Dalla Parola di questa domenica ci vengono suggerite due immagini: il cielo stellato e la nube che avvolge.More...

Ripartire da Betlemme

by Mauro 23. gennaio 2013 21:30

   Ci sono momenti nella vita in cui senti il bisogno di ritrovare le tue radici, il bisogno di trovare una base sicura da cui partire. Da adulti si fa un’esperienza analoga a quella che fanno i bambini quando iniziano la loro esplorazione dell’ambiente e la sperimentazione di se stessi.

        Anche da adulti infatti è come se noi umani dovessimo ritrovarci, momenti della vita in cui abbiamo bisogno di rimetterci in cammino, lasciare l’abitazione per ritrovarla.

        Il pellegrinaggio proprio delle grandi religioni e delle esperienza spirituali si fonda su questo precipuo bisogno esistenziale, quello di non bastare a se stessi.
        Oggi mi trovo a Betlemme, non mi pare vero, il pellegrinaggio è iniziato. Mi sembra significativo partire proprio da questo luogo, posto in cui Dio ha chiesto ospitalità, luogo in cui l’accoglienza ha permesso di iniziare il cammino di Dio sulla terra.

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Fede è accettare di perdere l'equilibrio precedente

by Mauro 20. dicembre 2012 14:00

      Quello che la Comunità cristiana medita nella quarta domenica di Avvento, è il Vangelo dell’Incontro. Così intitolerei la mirabile pagina del primo capitolo del Vangelo secondo Luca in cui viene descritta la visita di Maria ad Elisabetta.
             Mi rendo conto di come ogni incontro è dato dal desiderio di visitare l’altro e cioè di non rimanere chiusi in se stessi. Comprendiamo come questo diventi un’esperienza necessaria per Maria, un modo per esprimere il dono appena ricevuto. È vero il concepimento non basta, così come non basta alla fede l’avere fatto esperienza della misericordia di Dio. La fede per essere nutrita, per rimanere viva ha bisogno di una esperienza continuata e il terreno fertile per mantenerla tale è proprio il cuore dell’uomo.
            Ogni persona può scegliere di chiudere il proprio cuore e di appropriarsi del dono ricevuto, può decidere di pensare solo a se stessa. Potremmo dire che si tratta di una possibilità fisiologica, come a dire: da solo mi prendo cura di me e salvo la mia vita. Comprendo che molte esperienze di chiusura del cuore siano conseguenti a grandi ferite, come se si perdesse la fiducia nell’uomo. Proprio per questo la relazione con Dio permette di mantenere viva la relazione con il prossimo, l’apertura all’altro nonostante tutto.
             Maria si mette in cammino, è prima tra i credenti perché intuisce fin da subito che la fede in Dio ha come immediata conseguenza il muoversi per nuove vie. È necessario un passaggio successivo che probabilmente dura tutta quanta la vita: il farsi avanti per raggiungere l’altro.
             Comprendiamo in quest’orizzonte l’identità missionaria propria della Chiesa. È inconcepibile una Comunità che si chiude credendosi bastante a se stessa, ciò ne provocherebbe la morte per estinzione. Maria nel muoversi verso Elisabetta, nel lasciare il luogo di prima ove è stata toccata dalla Parola di Dio mostra come l’esperienza cristiana è esperienza storica, descrivibile solo a partire dalla propria storia e non, semplicemente, contemplando la storia altrui.

           Molte meditazioni, lectio spirituali, spesso assumono un carattere descrittivo del Mistero che in realtà permane fuori di noi, non torna ad essere esperienza viva attraverso di noi. Maria permette l’incarnazione perché incarna la Parola, permette a quella Parola di dire qualcosa alla sua vita ed è per questo che si smuove, lascia la sicurezza di prima. Interessante notare a proposito che si tratti di un muoversi per servire, è intuibile visto che l’evangelista annota che Elisabetta era al sesto mese di gravidanza. Un tempo delicato per una donna gravida, un tempo in cui ha bisogno che altri si prendano cura di lei. More...

Lo stupore di Francesco d'Assisi (2)

by Mauro 29. novembre 2012 18:00

        Troviamo il Crocifisso rivestito di un velo orlato d’oro così ome delle vesti sacerdotali, Lui è l’unico sacerdote cioè colui che offre se stesso, non altro da sé, per portare tutto al Padre.

        È questa la logica dell’incarnazione, l’essere umano da solo non riesce ad arrivare al cielo, la spiritualità non è questione di sforzo meramente fondato sulle forze umane. Proprio per questo è Dio a scendere, a farsi uomo, per accogliere a sé l’umanità intera. Ancora oggi, cadendo in uno spiritualismo antropocentrico, proliferano sette in cui l’uomo cerca di farsi grande per mostrarsi perfetto e porsi al di sopra degli altri ( e perciò autorizzato a farsi giudice del “peccatore”).

       L'episodio di Pentecoste in cui Dio si fa presente generando comunione e possibilità di condivisione si oppone a quello di Babele, ove l'umanità si trovava riunita al fine di costruirsi un nome in cielo attraverso le prorpie forze. Francesco diversamente contempla la tenerezza di Dio, l’umiltà di chi si fa tremendamente prossimo per far sentire l’altro accolto.

         È così che ogni essere umano nel riconoscere la propria fragilità può presentarsi comunque a Dio, certo di essere accolto da Lui. È questo il Mistero che Francesco contempla, questo sguardo gli permette di vivere la piena consegna di sé innanzi al Crocifisso.
         Troviamo, ancora, la testa del Cristo così come la corona leggermente inclinati fino a procurare un velo d’ombra  sul volto. L’umanità di Gesù vela la gloria di Dio, non è pienamente riconoscibile dai potenti di questo mondo, proprio perché di altro potere si tratta. È così che fin dalla sua incarnazione Cristo sarà accolto dagli ultimi, dapprima i pastori, quanti stanno a vegliare nella notte perché non “sicuri” di ciò che hanno, da quanti sanno fare spazio nel loro poco (come una mera mangiatoia); o, ancora, gli apostoli, uomini alla buona, fragili eppur capaci di mettersi in gioco per scoprire la verità della loro vita, uomini che si lasciano provocare pur non comprendendo.
         L’umanità ancora oggi vive il dramma di quel “velo”, incapace di fidarsi, perché vorrebbe controllare il più dei suoi giorni. Invece quell’ombra rivela come Dio si china, si mostra ma con fattezze nuove, dense di umanità, di vicinanza, di comprensione.More...

Lo stupore di Francesco d'Assisi (1)

by Mauro 27. novembre 2012 18:00

         Francesco di Assisi oggi, dopo ottocento anni, mantiene la sua attualità ed è riferimento in tutto il mondo per cristiani e non, credo a motivo della sua umiltà.

         Il santo di Assisi inizia la riscoperta della sua vita a partire dall’incontro con i lebbrosi e, in special modo, dall’incontro con il Crocifisso allocato nella chiesetta di San Damiano.

           In questi giorni di sosta e di ascolto in terra di Assisi spesso mi trovo a fermarmi di fronte alla meravigliosa effige custodita nella Basilica di santa Chiara. Contemplandone la ricchezza mi propongo ora di far risuonare qualche spunto utile a riscoprire la nostra identità cristiana e, ancora, la Missione che è affidata a ciascuno. 

          Si tratta di una icone dipinta da un iconografo probabilmente influenzato dalla spiritualità dei monaci siriani presenti in quel periodo (dodicesimo secolo) in Umbria. Attraverso quest'immagine sacra viene narrato il Volto di Cristo crocifisso e, così come è di ogni icone, nell’immagine si raffigura un frammento che apre al Mistero. Pertanto il Crocifisso rappresenta un condensato di spiritualità, una finestra che si apre sulla Storia della Salvezza di cui la Croce è l’epilogo ma non il punto di arrivo. Infatti per il cristianesimo la Croce rappresenta il fine e non la fine della missione del Dio fatto uomo.

             Così narra il Celano nella Vita Seconda di San Francesco (FF 593-594): "Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso – cosa da sempre inaudita – l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra. “Francesco, - gli dice chiamandolo per nome – va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. 
              Francesco è tremante e pieno di stupore, More...

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Quale prezzo per la regalità?

by Mauro 24. novembre 2012 19:00

  Da questi luoghi in cui contemplo la valle di Assisi, provo ad immaginare quel che fu, un tempo, la decisione di Francescoun uomo che si trovò a scegliere  un posto tra i minores  rinunziando alla posizione tra i maiores così come il coronamento dell’ideale cavalleresco avrebbe comportato. In realtà lo status sociale di Francesco era alquanto alto considerato che era figlio del più ricco commerciante della vallata e, come se non bastasse, aveva pensato bene di perseguire l’escalation sociale  andando i battaglia per tornare vincitore. La scoperta di Cristo cambierà l’orizzonte di vita di quest’uomo!
          Certo Francesco, a seguire quell’ideale, sarebbe diventato un uomo molto prestigioso per l’Assisi del tempo, avrebbe fatto parlare di sé i contemporanei e, forse, qualche generazione futura. Invece la sua scelta ha profondamente segnato la chiesa, la cristianità e l’umanità di tutti i tempi. Ancora oggi uomini di ogni credo si avvicendano quotidianamente in questi luoghi fino a sostare dinanzi alla tomba di Francesco. È di questa trasformazione, di questa capacità di sosta dinanzi alle profondità della vita che si parla in questa domenica intitolata a "Gesù Cristo re dell’universo".
           Eppure  la Chiesa nella sua liturgia eucaristica sceglie un passo evangelico alquanto discutibile in merito alla signoria di Cristo. Infatti il brano di Gv 18, 33-37 racconta dell’episodio del processo a Gesù da parte di Pilato. Paradossale certo, come del resto è stato l’insegnamento del Maestro, una testimonianza che contrasta quella romana. Pilato rappresenta l’autorità assoluta capace di valutare il  jus gladii, il diritto alla vita o la condanna alla morte. Gesù invece entrando a Gerusalemme cavalcando un puledro d’asina, e non il cavallo tipico dei condottieri che andavano in battaglia, aveva mostrato la sua strategia d’azione: difendersi con la Verità. La forza della verità e non la verità della forza fondata sulle armi e sul potere di questo mondo. Lui in realtà rivela che il suo "regno non è di qui", e poco dopo, quando lo troveremo sulla Croce l'evangelista Gv dirà che accanto a lui stavano due malfattori, "uno qui (a destra)" e "l'altro qui (a sinistra)", come a dire che quest'altro, la Croce, è il luogo del suo regno. More...

Sostare per imparare a camminare

by Mauro 14. settembre 2012 12:00

    Torno da un periodo di ritiro, tempo di nutrimento e di sosta necessario per focalizzare la direzione della vita.

      Nella tradizione cristiana il ritiro per un tempo di sosta così come per il pellegrinaggio, esprimono il ritirarsi dal mondo per ri-comprendere il senso dello stare nel mondo.
      In entrambi i casi si parte dal già conosciuto per andare altrove, in un luogo nuovo ove ritrovare le proprie origini. Ritiro e pellegrinaggio esprimono stabilità e movimento, condizioni necessarie al vivere umano: l’eccesso dell’uno o dell’altro, sbilancerebbe la persona o nel baratro depressivo o nel vortice dell’alienazione fuori di sé. More...

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