Vivere cercando pretesti per vivere

by Mauro 15. September 2012 12:00

    È bastato un pretesto per dare il via all’ennesima scellerata azione di violenza nei confronti di una sede diplomatica, questa volta, luogo simbolo della ricerca di dialogo ed accordo tra i popoli.

   Ancora oggi c’è chi pretende di muovere la causa della “guerra giusta” in nome della propria fede. È  mortificante pensare che questo sia potuto accadere nel passato ed è ancora più inaudito che questo possa tornare ad accadere nel presente.
  Chris Stevens, ambasciatore americano a Bengasi in Libia, un uomo che si spendeva per ricostruire relazioni, legami tra popoli diversi per cultura e tradizioni, insieme ad altri collaboratori è stato ucciso.
     Il valore di una vita non ha prezzo, il solo prezzo che si può dare alla vita è l’amore.  Mi torna in mente l’immagine del caro fra Luigi Padovese, anche lui uomo del dialogo e della fraternità tra i popoli, ucciso il 3 giugno 2010 a Iskenderun in Turchia dopo avere accettato l’incarico di vicario apostolico dell'Anatolia. Proprio lui quattro anni prima aveva celebrato i funerali di don Andrea Santoro, ucciso a Trebisonda.
     Azioni dimostrative che sembrano ricercare un obiettivo: quello di acquisire potere attraverso la paura! Una strategia perversa che, di fatto, fa leva su una risorsa naturale. Infatti il provare paura è un’emozione necessaria per la salvaguardia della specie: se provo paura non mi avvicino, mi fermo o corro se c’è un predatore. Mi chiedo: ma l’altro essere umano è al pari di un predatore?
     La ricerca di potere, di egemonia sugli altri è una questione antica  e che merita riflessione. La questione è complessa perché oggi l’assunzione di potere è mera illusione se concepita secondo schemi antichi: io sono il più forte e pertanto ti sottometto. Non è più pensabile una prevaricazione basata sulla violenza. Oggi la questione del potere è gestita in altro modo e forse è su questo che bisogna iniziare seriamente ad interrogarsi.
     Fino a qualche decennio fa si cercava un antagonista con cui lottare per potere riscattare la propria posizione. In parte è quel che accade anche oggi con le rivalse dei terroristi e di chi risponde con politiche incentrate sulla guerra contro il nemico. Questi colpi reciproci instaurano una sorta di “gioco relazionale”, un gioco distruttivo si intende, che di fatto mantiene due poli antagonisti senza soluzione di sorta.
     Ma per avere contatto con la propria esistenza, per sentire il senso ed il valore della propria vita non può bastare il cercare il nemico di turno!
     Oggi anche lo scontro tra imprenditori ed operai è una prova di forza senza via d’uscita. Proprio in questi giorni incontro centinaia di scioperanti asserragliati nella Cattedrale di Palermo e mi chiedo: ma chi è il loro vero interlocutore?
     Negli ultimi anni ho visto molti imprenditori finire sul lastrico, così come gli operai delle loro aziende, mi rendo conto di come entrambi siano sovrastati da una pseudo volontà di mercato. Si, abbiamo costituito un sistema super-partis che sovrasta le singole progettualità e le singole proposte di cambiamento.
    Venti anni fa ero tra quei primi duemila giovanissimi che venivano assunti a tempo determinato attraverso l’ex articolo 23 per lavori di pubblica utilità. Oggi, dopo vent’anni, parte dei miei ex colleghi, vivono ancora in un regime di precariato. Molti enti locali minacciano il licenziamento a motivo della mancanza di fondi. C’è un sistema più grande che è il loro responsabile ultimo, il posto di lavoro non è più garantito. La libertà di espressione creativa e di autonomia non è più garantita. Cresce la consapevolezza di essere pedine di un sistema, precari della vita, oggi utili ma domani... non si sa!
Credo che abbiamo bisogno di imparare a cercare il nostro vero interlocutore, ma per trovarlo non si può restare soli.

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Incontri culturali | Ricerca di Dio | Testimoni

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