Vede chi custodisce

by Mauro 17. maggio 2020 08:43

   Il quotidiano ci presenta la fatica del cammino e la gioia di momenti unici, l'opportunità di andare avanti così come il rischio di fallimenti. In ogni caso nel giornaliero si dispiega il racconto di ogni vita.

Qualcuno, per paura del rischio, potrebbe essere tentato di tirarsi indietro e trasformare il suo oggi in un bunker dal quale osservare lo scorrere dei giorni. Per non cedere a questa tentazione è importante sapere che l'esistenza ha bisogno di mantenere una postura che non lascia in balìa delle circostanze di turno ma procede per approfondimento e cioè utilizzando ogni cosa, perchè nella storia nulla è da scartare e sebbene si possa cadere è possibile rialzarsi.

Quello che conta, dunque, è stare in un processo di continua umanizzazione dove il rapporto con l'altro è dettato dal rispetto e dalla opportunità di condivisione del dono reciproco. Il Vangelo (Gv 14, 15-21) di questa domenica è determinante nell'uscire da ogni forma di schiavitù dettata dalla Legge. Il confronto di Gesù è critico della religione del tempo, la quale aveva ridotto il rapporto con Dio ad una mera osservanza di norme e precetti che lasciavano poco spazio alla relazione con il Padre. Era diventato il modo per autocelebrarsi a motivo delle numerose pratiche rituali e dei successi ottenuti nella propria condotta perfetta.

Il Cielo passava in secondo piano e ciò che stava davvero al centro era l'uomo colmo della sua immagine e del potere esercitato sugli altri. Ogni volta che l'individuo è al centro di tutto, l'essere umano è capace di compiere le più grandi aberrazioni. Si pensi, ad esempio, alla lotta che la rete NoCap guidata da Yvan Sagnet sta portando avanti contro ogni forma di caporalato che pretende di schiavizzare l'essere umano in Italia così come in ogni altra parte della terra. La difesa degli invisibili è cosa comune ed è questa osservanza la nuova Legge che propone il Maestro agli apostoli e dunque alla sua chiesa.

L'osservanza dei comandamenti è frutto della risposta all'amore, come quando i piccoli si pongono in ascolto dei propri genitori perchè da loro si riconoscono amati. Non si tratta più di fare il bene per averne una ricompensa come richiedeva la religione di un tempo, ma dell'accogliere l'Amore in pienezza e, pertanto, divenirne epifania. Non puoi non esprimere un dono così grande che custodisci nel cuore, così come quando si osserva due innamorati che si incontrano e visibilmente non riescono trattenersi nel correre l'uno verso l'altro.

Gesù assicura il dono di “un altro Paràclito” esprimendo così l'interesse e la cura per coloro che ama. Dovrà passare per la morte e anche quello sarà segno del suo donarsi totalmente. Entrare nel buio della morte, continuando ad amare, equivale a sconfiggere con la Luce qualsiasi barriera che poteva ostacolare la relazione con il Cielo.

Lui potrà manifestarsi a chi osserva la sua parola perchè il rapporto è interpersonale, 1x1, perchè lo Spirito Santo verrà a dimorare in chi lo accoglie. Il primo Paràclito, ossia difensore, è Lui stesso che si è fatto prossimo a ciascuno ma ora è necessario che i discepoli imparino ad accogliere interiormente il dono della presenza di Dio. È a quel punto che Lui potrà manifestarsi a coloro che lo amano perchè se non custodiamo l'amore i nostri occhi rimangono al buio. Il mondo continua a soffrire non perchè Dio sia assente ma perchè gli occhi sono chiusi oppure rapiti dalla brama di potere e affermazione di sé!

Dopo la Pentecoste la Comunità cristiana potrà fare esperienza piena della presenza del Signore. È l'esperienza filiale che non lascia “orfani” ma colma di una gratitudine infinita perchè legati al Cielo. È così che l'esistenza di ciascuno viene trasformata perchè abitata dall'Amore. Tutta la sfera personale viene coinvolta ed è questo processo di profonda umanizzazione a renderci fratelli gli uni con gli altri. Non c'è spazio per la logica di contesa in chi si percepisce dimora di Dio. I muri crollano e i confini sono funzionali alla condivisione e al dono dei carismi personali.

Celebrare Eucarestia, allora, diventa riconoscersi corpo di Cristo e bisognosi di nutrimento per condividerlo nel mondo. L'annuncio del Bene passa per la testionianza di quel che abbiamo ricevuto e siamo diventati. Non avrebbe altro senso la richiesta elevata in questi giorni di potere tornare alla Messa. Non è nostalgia di un ritualismo ma bisogno vitale, partecipazione alla Parola fatta Carne che continua a rigenerare la vita comunitaria.

 

 

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