L’azione per leggere la realtà, per favorire processi di metacomunicazione e cambiamento, per stare dentro e stare fuori, per fermarsi e pensare. Questo, e non solo, il fine del Teatro dell’Oppresso, un metodo che coinvolge spettatori e attori in continue interazioni ed inversioni di ruolo.
È così che Danisinni, per tutta la mattinata di giovedì 26 maggio, accoglierà il Laboratorio di Mediazione comunitaria condotto da Gabriele Verrone, esperto nello strumento del Teatro dell’Oppresso.
Favorendo l’esplorazione di azioni possibili, di modi inediti di vedere e di fronteggiare la realtà, il Teatro dell’Oppresso è uno strumento funzionale a formare coscienze, non nel senso del plagio ma della consapevolezza e della libera espressione.
Fino a quando il mondo si dividerà in potenti e deboli, oppressi ed oppressori, la paura potrebbe dirigere le scelte sociali ed il vantaggio del momento essere il puntuale criterio di scelta.
È necessario in un percorso di Mediazione comunitaria arrivare ad esplicitare i conflitti, dare pensiero e parola ai desideri e ai bisogni che reggono la vita sociale ricordandosi degli individui.
È così che la riappropriazione dei diritti diventa funzionale all’esercizio dei doveri, il riconoscimento della propria identità è agente di ridefinizione dell’identità collettiva, la custodia della propria dignità diventa cura della bellezza dell’ambiente che ci circonda.
Una Città che impara a distinguere godimento e piacere, come intenderebbe Freud, è un contesto in cui ci si permette l’ascolto e la condivisione dei desideri. Ed è lì che il sogno diventa realtà.