by Mauro
8. February 2015 12:19
È lo slogan di oggi, giornata mondiale a tutela delle vittime di tratta. Tra i fenomeni che attraversano le nostre città e che, troppo spesso, appaiono come “normalizzati” troviamo l’accattonaggio, la prostituzione, il lavoro minorile in condizioni di grave disagio. In pochi sanno che dietro a quelle persone c’è una vera e propria tratta degli schiavi!
La cronaca televisiva ci riporta sovente immagini su naufragi o scafi e zattere che vengono rimorchiati fino alla costa siciliana, ma poco ci viene detto delle Organizzazioni malavitose che pianificano quel flusso migratorio sia nel territorio di partenza che in quello di arrivo.
Il commercio di esseri umani è una questione che interpella l’intero planisfero perché ovunque, con modalità differenti, si propaga questa pratica disumana. Già da alcuni anni Save de Children ha rilevato che l’Italia è il paese d’Europa in cui ci sono più vittime di tratta, superiori a 2.500 persone e la maggior parte sono ragazze e minori. Facciamo riferimento a donne provenienti dal Continente africano, dall’Est Europa, ragazzi egiziani o cinesi, alcuni Rom. Comprendiamo, di conseguenza, come non si tratti solo del smuggling marittimo ma anche di quello terrestre.
Quando lavoravo nella provincia di Trapani un giorno mi giunse notizia che un gruppo di minori non accompagnati era improvvisamente scomparso da un Centro di Prima Accoglienza. Ho subito temuto il peggio e cioè che, come tanti altri, fossero stati convinti da alcuni connazionali ad affrontare un “viaggio” segreto per una meta ove finalmente avrebbero potuto vivere liberamente attraverso un lavoro. Molte donne dedite alla prostituzione in tutta Italia, in questo modo sono state adescate e poi totalmente schiavizzate e ricattate (le mafie dei vari paesi sono coalizzate per eventuali ritorsioni sulle famiglie d’origine) senza alcuna possibilità di ribellarsi.
In cifre parliamo di 21 milioni di persone in tutto il mondo, un’umanità che non ha certo bisogno di condanna (come spesso si fa tra i “ben pensanti” per avere una giustificazione alla propria indifferenza) ma di una buona pratica capace di cura e di custodia per liberare lo schiavo di turno.
Proprio oggi, ed è perciò che è stata scelta questa data, ricorre la morte di Giuseppina Bakhita (8 febbraio 1947), di origine sudanese la quale fu riscattata da una famiglia italiana e, poi, portata in Italia si consacrò. Una bambina che era stata rubata dalla famiglia per essere venduta come schiava secondo la logica del potere, e morta libera secondo la logica del Bene. Uomini avevano preteso incatenarla e, altri uomini avevano lottato per la sua liberazione. Forse è proprio il caso di dire che bisogna ripartire da Buone pratiche di solidarietà tra noi umani.
E, ancora oggi, si ricorda Giovanni Palatucci, poliziotto morto nel 1945 in un campo di concentramento nazista perché aveva salvato centinaia di ebrei, rifiutandosi di consegnarli al Regime.
Due storie che ci dicono quanto importante sia la parte di ciascuno nel costruire la causa del Bene e, in particolare, a favore dei “senza voce”, sempre più numerosissimi nelle nostre società.
Torna in mente una citazione del Talmud: “chiunque salva una vita salva il mondo intero”.