Ridestare lo spazio dell'anima

by Mauro 22. dicembre 2013 12:23

         Al di là dei convenzionalismi tipici dell’epoca dei consumi ritengo che il Natale è prima di tutto guardarsi negli occhi, scoprire le presenza dell’altro e lasciarsi guardare fino a riscoprire la propria di vita, il senso dell’esserci in questo mondo.
       I “primi” a vivere il Natale furono stupiti, meravigliati per quel che accadeva nel nascondimento di una notte lontana dai “palazzi dei re”.
     Natale è ricerca di un volto che non passa per le vie ordinarie, per le autostrade della frenesia quotidiana. Devi andare fuori strada per rintracciare le orme del sentiero che porta a contemplare la Natività.
      Proprio come ha fatto Francesca, insegnante di filosofia a Palermo, che ieri ha portato i suoi “ragazzi” fuori dalle grigie aule della scuola e per strada, nello scorgere un anziano nonno che teneva per mano il nipotino, ha chiesto agli alunni: chi è che accompagna l’altro? Ne è nato un confronto sorprendente, una ricchezza di pensieri condivisi e, alla fine, la classe ha riconosciuto il dono della reciprocità ove ciascuno, nonno e bimbo, sosteneva il cammino dell’altro.
       Natale è accoglienza dello straniero, cioè della persona che abbisogna di essere riconosciuta. Anche un nostro familiare può diventare un emerito sconosciuto, e questo quando frammezzo ci stanno interessi di potere e di compensi, come se la relazione umana fosse bilanciata dal peso del possesso. Si, il Natale tradisce l’unità di misura.
        Così è successo a Valeria, Anna e Filippo, che qualche ora fa mi hanno dato notizia che è nata la bambina di Fatima, accolta nello SPRAR ove lavorano. Loro sono stati in attesa di questa nascita. L’accoglienza è preparata da un’attesa, è questo il tempo che il Natale ci restituisce. L’impazienza propria di chi pretende tutto e subito lascia spazio allo stupore di chi sa di potere vivere una cosa per volta e, nel bene e nel male, sa che il carico del momento presente è l’unico sostenibile, l’unico che ci permette di andare avanti.
          Natale è sapere stare con se stessi e con l’altro, è lasciarsi attraversare dalla propria ed altrui storia, contenendola, prendendosene cura. Penso a Giuseppe e Maria, certo confusi da quella nascita ma capaci di stare, reggere il confronto con l’Evento che segnava la loro vita. Capaci di fare della ferita, ossia lo sconvolgimento dei propri piani, l’occasione per imparare un nuovo modo, cogliere un punto di vista inedito, fino a lasciarsi sorprendere giorno dopo giorno dalla presenza dell’interlocutore.
        È quello che mi rimanda Giulia quando mi dice delle donne vittime della violenza che, ora accudite nel loro Centro, le raccontano della tortura subita. Come a cercare nel suo sguardo e sul suo volto, il conforto e la rassicurazione di una madre che rincuora ed invita a ritrovarsi, a rimettere insieme i cocci per ritrovare vita, il diritto di esistere.
Natale è ridestare lo spazio dell’anima. Ecco, comprendo che il Natale viene a restituirci il senso delle cose, ad impregnare la nostra vita del sentimento dell’amore, l’unico a guarire l’animo umano.
         Penso a Filippo e Manuela che hanno dato spazio ai loro due figli e non solo perché hanno cercato una nuova abitazione, anche per questo, ma ancor di più perché la loro vita si è aperta la Mistero.
          Il Natale viene a sorprenderci,  a ciascuno è dato di ridestare l’anima. Buon Natale.

Comments (2) -

Camilla
Camilla Italy
26/12/2013 17:23:49 #

Natale è ridestare lo spazio dell'anima...che meravigliosa espressione! Sembra quasi che ci sia un desiderio tremendo di racchiudere tutto in questo magico giorno..il 25 dicembre... spesso dimenticando l'attesa dell'Avvento che  ci prepara all' evento. E' l'attesa la parte che preferisco, che mi prepara al meglio per la lieta notizia, per l'arrivo tanto desiderato; è l'attesa che deve essere vissuta ma che spesso si riempie di futili oggetti che sostituiscono la contemplazione dell'amore che sta per essere donato!

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Mauro
Mauro Italy
27/12/2013 19:35:17 #

E' proprio vero, il tragitto percorso ci restituisce il senso ed il sapore della meta. Sovente noi umani ci concentriamo sui traguardi perdendo il senso del quotidiano. In modo analogo chi si centra sul compito dimentica l'importanza dell'esserci, è solo questa connotazione a potere dare colore alle opere che realizziamo.

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