by Mauro
27. March 2012 19:17
Pensare che le persone durante la loro vita rispondano a dei messaggi ingiuntivi, false credenze tipo: Non essere intimo, non legarti, non appartenere, non essere piccolo, non volere, non esistere, non star bene, non fidarti, non essere sano, non essere importante, non essere te stesso, non separarti, non essere visibile, non coinvolgerti, non avere successo, non crescere, non riuscire, non pensare, non gioire, non essere grato, non sentire, non rilassarti, che hanno determinato decisioni durante l’infanzia è cosa che potrebbe sembrare eccessivamente deterministica, come se l’essere umano non avesse la capacità di riorganizzare costantemente la propria vita, e le strategie per affrontarla.
Mi pare indiscussa la ricchezza e le straordinarie potenzialità proprie di ogni persona, capace di interagire con l’ambiente vitale fino a modificarlo oltre che a lasciarsi influenzare. Eppure sovente decisioni di cui non si è certo consapevoli, in modo implicito continuano ad orientare l’esistenza di un individuo anche nell’età adulta.
Oggi la comunità scientifica non parla più di ingiunzioni in termini deterministici, come se un genitore avesse sic et simpliciter affibbiato una proibizione al proprio figlio che ha subito passivamente la proibizione genitoriale. Oggi si parla di intreccio tra il messaggio ingiuntivo e la decisione presa dalla persona che ha colto in quella scelta il modo migliore per adattarsi al contesto di vita.
John McNeel ha individuato delle espressioni rappresentative delle singole decisioni (sopra elencate). Ogni singola decisione presenta due posizioni decisionali, una di disperazione e l’altra di sfida. La prima mostra una parvenza di richiesta di aiuto, la persona considera il genitore tanto potente da poter intervenire solo quando è il figlio è in preda alla disperazione; la seconda invece mostra la persona sicura e determinata, indipendente e non bisognosa di alcunché, nel raggiungere i suoi obiettivi. In realtà entrambe queste posizioni non procurano reale soddisfazione proprio perché si risponde dando per vera una convinzione falsa: l’ingiunzione!
Se l’ingiunzione è da intendersi come una convinzione o credenza costrittiva, la ridecisione è una nuova decisione che viene a determinare il cambiamento. In realtà oggi si è superata la concezione dei Goulding i quali affermavano che il singolo evento potesse produrre il cambiamento facendo chiudere immediatamente con la scelta passata, si è più propensi a parlare di processo, un training che gradualmente depotenzia la vecchia ingiunzione energizzando la nuova.
McNeel ha individuato degli Schemi comportamentali capaci di rivelare le ingiunzioni che li determinano, in questo modo può fronteggiarli attraverso la proposizione di nuove risposte con cui confrontarsi e nuovi comportamenti con cui esercitarsi. Il percorso ha per obiettivo la riprogrammazione di un Genitore interno realmente protettivo e nutriente che si oppone ai messaggi ingiuntivi del Genitore critico precedentemente introiettato.
Approfondiremo nei prossimi articoli come questo processo di cambiamento sia possibile.