Le spinte culturali influenzano gli stili di vita fino a cambiare il sentire ed comportamenti di intere popolazioni. È quello che è successo negli ultimi trent'anni nel nostro territorio in merito all'attamento materno.
La prospettiva adultocentrica non ha lasciato margini di discussione a tutela dei più piccoli ritenendo che fosse più funzionale eludere l'allattamento naturale.
Sappiamo bene, però, che l'allattamento costiuisce la prima forma di comunicazione e, dunque, di relazione che si stabilisce con il neonato. È una forma d'interazione complessa e di fondamentale importanza per il piccolo in quanto oltre al nutrimento trasmette un'esperienza emotiva, tattile e olfattiva che contribuisce a creare legame e sicurezza di sé. La percezione dell'altro, infatti, in particolare in questa primissima fase di vita viene ad influenzare la risonanza interna e a supportare il senso di accudimento di cui l'infante abbisogna.
Il latte materno, per di più, contiene tutti i nutrienti di cui il piccolo abbisogna e, in particolare, le immunoglobuline e le altre sostanze specifiche necessarie a costruire e rafforzare il sistema immunitario. Anche la madre ne ottiene benefici per la riorganizzazione fisiologica ed il ritorno al peso originario.
Diversamente l'utilizzo della formula artificiale oltre ad indebolire la salute del piccolo interferisce, pure, con la relazione di attaccamento evidenziando un aumento della sintomatologia depressiva a motivo dello svezzamento precoce.
Sebbene, tenendo conto di ciò, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che l'allattamento viene a soddisfare i bisogni alimentari ed emotivi del neonato essendo un rapporto salutogenico e cioè capace di procurare salute fisica ed emotiva, l'odierna prassi orienta la maggior parte della donne all'utilizzo della formula in polvere per nutrire i propri figli.
Sembra che anche in questo caso i rapporti umani vengano subordinati all'economica che non considera “produttivi” i comportamenti materni e i bisogni dei piccoli, tanto da imporre il rientro a lavoro dopo pochi mesi dal parto ed il conseguente svezzamento precoce. Molte donne, ancora, hanno perso il posto di lavoro dopo avere comunicato di essere incinte.
Teniamo anche conto del business della formula artificiale promossa quale sostituto del latte materno. C'è da chiedersi se l'apparente processo di emancipazione, così come viene propinato, non sia semplicemente una grande operazione di marketing!
Mi sorprende constatare di come a tutte le donne del nostro territorio non sia stata data una corretta informazione in merito all'allattamento naturale e la dimissione dall'ospedale di routine sia stata corredata dalla prescrizione del latte artificiale e, cosa ulteriormente interessante, con l'indicazione di acquistare le tipologie che in commercio sono più costose. In realtà sappiamo bene che i vari tipi di formula hanno i medesimi principi nutritivi e, di fatto, sempre più poveri del latte naturale di una mamma. Ma, comprendiamo, non è solo questione di cibo...