Non è questione di merito

by Mauro 2. agosto 2019 15:24

   Come può un pover'uomo destare così tanta ammirazione? Sarà forse l'idealizzazione romantica a farci tornare a Francesco d'Assisi? Non comprendiamo bene come mai, eppure la società opulenta dei nostri giorni continua a volgersi alla figura di Francesco con una sorta di ammirazione reverenziale, credenti di ogni fede e potenti di ogni dove continuano ad essere affascinati dal povero di Assisi.

Se volessimo riassumere il tratto peculiare di Francesco, approfondendo la sua vita e depurandola dall'immaginario cinematografico potremmo rintracciarlo nella sua capacità di perdono e, dunque, di misericordia.

La vita di Francesco d'Assisi ancora oggi, a distanza di ottocento anni, rimane avvincente e misteriosa in quanto rivela la profonda conoscenza di Dio che manifesta il suo essere “Trinità semplice” attraverso l'agire misericordioso. La contemplazione e l'intima esperienza che Francesco ne ebbe lo portò a chiedere al Signore e alla Madre Sua, durante una notte di profonda preghiera alla Porziuncola, il perdono per l'umanità di tutti i tempi.  

È così che, nel mentre che a Selinunte si svolge il  Google Camp in cui star dello spettacolo, dirigenti di grandi multinazionali e potenti del mondo discutono di temi di attualità e delle questioni inerenti all’evoluzione del pianeta, con tutta la Chiesa torniamo a celebrare la festa del “Perdono d'Assisi”, quale centro di ogni speranza.

L'umanità intera ha bisogno di recuperare la relazione verticale, così tanto oltraggiata ai nostri giorni, dalla quale dipende il discernimento e la comprensione di ogni cosa. Senza sguardo che attinge dall'Alto l'esistenza, comunque, rimane schiacciata su una lettura contingente priva di meta e, dunque, di orizzonte autentico.

Ripartire dal perdono e dallo sguardo che Dio ripone sulla miseria umana è chiave di volta per realizzare vita buona e restituire dignità ad ogni cosa. Il Cielo, infatti, non parte dalle doti che ciascuno può dimostrare e dai punti di successo da esibire, non parte dalla perfezione e grandezza dell'umanità “giusta”, non parte dalla santità o dalle opere realizzate, piuttosto parte dalla miseria consegnata!

Le pagine della Scrittura rivelano il Signore della storia interessato alla fragilità umana, alla creatura ferita e perduta, all'uomo affranto e umiliato il quale, anzichè ripiegarsi su se stesso, presenta a Dio la propria vita superando la vergogna e la paura del giudizio.

È redenta l'umanità che scopre il volto del Dio misericordioso che resiste al male mantenendo la relazione con la creatura. Francesco contempla la bellezza del creato perchè porta l'impronta del Creatore ossia custodisce la relazione con chi se ne è preso cura e lo stesso riconosce in ogni fratello perchè costituito figlio dell'unico Padre.

Riconosce, Francesco, la grammatica dell'amore scritta sulle righe dell'accoglienza e del dono gratuito. L'amore è tale quando accetta la miseria altrui, quando dinanzi alla caduta altrui si fa avanti per sostenere e curare. L'amore non è accusa o rivendicazione, non è sottomissione per affermare se stessi, non è sguardo giudicante alla vista della vulnerabilità, l'amore per Francesco è umiltà e, dunque, perdono.

È Dio a “svuotare” se stesso per accogliere l'uomo, perchè senza spazio interiore non può esserci rigenerazione. Il peccato devasta rendendo sterili, il perdono ripara rendendo fecondi.

Ciò nonostante l'individuo resiste a tale spoliazione che lo renderebbe capace di accogliere la misericordia, perchè teme di rivelarsi fragile e cioè teme di essere giudicato da Dio e, perciò, perdere la felicità. Eppure Gesù ha rivelato il volto della misericordia del Padre attraverso tutta la sua esistenza, il suo nascere ed il suo agire, e infine ha rivelato il volto del perdono proprio sulla croce quando di fronte ai crocifissori ha desiderato che essi potessero giungere al Paradiso: “Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno”. Dunque entra nel merito della giustificazione ma non si erge ad inquisitore, piuttosto va oltre la fragilità umana e mantiene la relazione fraterna a partire dalla miseria riscontrata!

Maria accoglie l'Annuncio e dunque l'ogire di Dio in quanto si riconosce “piccola” e non è motivo di superbia il suo “si”, ma riconoscimento che l'Onnipotente agisce non tenendo conto dei meriti umani. Simone il fariseo che apparentemente aveva accolto Gesù nella sua casa giudica la donna che si accosta al Maestro e si erge al di sopra di Lui. La donna misera fa esperienza del perdono di Gesù e pertanto riversa tutto il suo amore su di Lui.

Se oggi il cristiano si accosta al sacramento della riconociliazione è perchè desidera accogliere pienamente la misericordia dell'Amato, è in quest'accoglienza che matura la vita spirituale. Altrimenti l'esperienza del peccato ripiegherebbe su se stessi finendo in una mero piagnisteo colpevolizzante senza alcuna evoluzione. Il cuore contrito si ribella al ripegamento e recupera il desiderio d'amore per immergersi in esso.

Questa è l'esperienza di Francesco ed è perciò che il suo cuore si dilata. La gratuità di Dio apre alla condivisione del dono ricevuto e così, in quella notte del 1216, Francesco diede la possibilità, all'umanità di ogni tempo, di accedere alla relazione di intimità che lui già viveva con il suo Signore. Francesco già allora ci portava nel cuore:    

Una notte, Francesco era immerso nella preghiera nella chiesetta della Porziuncola quando improvvisamente dilagò una vivissima luce. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore, il quale gli chiese che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.

La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”.Il Signore accolse la sua preghiera.

Il Pontefice Onorio III gli domandò: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?"

Francesco rispose: "Padre Santo, non domando anni ma anime".Qualche giorno più tardi, al popolo convenuto alla Porziuncola, Francesco disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in paradiso!”.

 

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