Non è più tempo di perdere tempo!

by Mauro 10. gennaio 2012 16:50

    La questione del tempo torna alla ribalta  in un periodo in cui l’individuo cerca di superare, con un’accelerazione del tutto unica nella storia, i limiti propri della condizione umana. In un periodo storico in cui la temporalità rischia di ammalarsi la psicoterapia si propone come rimedio per recuperare il senso del tempo e dell’esserci, per ritrovare cioè il ritmo della vita.
        La questione non è secondaria considerato che fin dalla nascita impariamo a vivere il senso del tempo a seconda del soddisfacimento dei bisogni primari. Il tempo infatti viene scandito dal sonno e dal mangiare e il loro mancato soddisfacimento diventa stato di mal-essere. Diversamente il soddisfacimento fa dello scorrere temporale l'attesa di un nutrimento che a sua volta aprirà a nuove possibilità di emozioni da vivere nel tempo. In quei casi il tempo è emozione che nutre, è percepito come sentire, gusto dell'esserci.
Quanti tipi di tempo conosciamo? Non faccio riferimento al bollettino meteorologico oggi sempre meglio preventivato, ma al tempo oggettivo, quello che è segnato dalla lancetta delle ore, minuti e secondi, e il tempo interno, soggettivo, legato al ritmo biologico, all’esperienza stessa del tempo.

        È su questo secondo aspetto che vorrei soffermarmi. Oggi parliamo di disturbi del tempo soggettivo che vengono a compromettere l’esperienza del fluire del tempo, la direzione temporale, l’unicità e la qualità del tempo. In sintesi voglio schematizzare il senso di tali anomalie:
        1. Disturbo della percezione del fluire del tempo: la percezione del tempo in questo caso può essere accelerata, rallentata o addirittura sospesa. Ad esempio nel caso di disturbi dell’umore la persona ha la percezione che il tempo sia rallentato, le giornate “non passano mai”, per la persona che vive uno stato depressivo il tempo è percepito come un lento fluire. Al contrario nel caso di manie il tempo sembra trascorrere velocemente. Ancora l’esperienza estatica propria del mistico così come del nevrotico (chiaramente con accezioni diverse) è segnata dall’arresto del tempo, come una sorta di qui e ora perenne.
        2. Disturbo della percezione della direzione  del tempo: l’esperienza del tempo è scandita da un verso che va dal passato al futuro, questa percezione da una sorta di unità storica alla propria esistenza, la percezione di se stessi passa per il senso dell’esserci lungo la storia.
        3. Disturbo della percezione dell’unicità del tempo: ogni momento della nostra vita è caratterizzato da un’unicità densa di emozioni, contesti specifici, aspirazioni, e questo contribuisce a dare una connotazione specifica agli eventi, belli o brutti che siano, che attraversano la nostra vita. l’apparente monotonia (di fatto nella realtà ogni momento è diverso dall’altro) con cui si affrontano le giornate verrebbe ad esprimere questa perdita di entusiasmo, di anelito al nuovo, che viene a nutrire la nostra esistenza. Diversa è l’esperienza della ripetitività delle cose che viene a dare un ritmo ridondante, alla maniera di un mantra, funzionale allo stare in profondità con se stessi.
        4. Disturbo della percezione della qualità del tempo: il tempo è vissuto in modo scontato, senza più ricerca e per tal motivo senza più direzione.

         Mi chiedo se possiamo ancora rimanere passivi di fronte a proposte culturali che vorrebbero strapparci il gusto dei nostri giorni, la direzione del nostro vivere, il valore del potersi fermare per stare a perder tempo...

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